COOPERATIVE OPERAIE, FIRMATA LA MOBILITA’
Sottoscritto presso la sede di Trieste, da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs uil del Friuli Venezia Giulia, il verbale di accordo per la mobilità degli ultimi 78 dipendenti ancora in carico alle Cooperative Operaie di Istria e Trieste. All’inizio della crisi societaria i dipendenti erano 653 con un indotto prodotto che portava a circa 1.000 i lavoratori diretti e indiretti legati alle Cooperativa.
Al termine della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, che cesserà il prossimo 4 luglio 2016, scatteranno gli ultimi licenziamenti della storia Cooperativa triestina che negli anni, con la propria rete di vendita e il prestito sociale, si era radicata anche nelle altre provincie della regione.
Saranno 46 i licenziamenti di lavoratori Coop Operaie su Trieste, dove ha sede l’amministrazione e il magazzino; gli altri legati ai punti vendita non oggetto di acquisizione sono distribuiti 14 su Gorizia, 7 nella provincia di Udine e 11 in quella di Pordenone.
“Purtroppo non saranno ricollocati i dipendenti del pordenonese occupati nei punti vendita che non hanno trovato acquisitori nella procedura concorsuale, acquisizione ormai praticamente impensabili visti anche gli ultimi insediamenti di superfici alimentari nel perimetro cittadino.” – commenta il segretario regionale della Fisascat Cisl, Adriano Giacomazzi.
Rimane aperta la partita del prestito sociale, legata alle entrate che la procedura riuscirà ad incassare dalle cessioni immobiliari della sede amministrativa/magazzino oltre ad altre proprietà immobiliari sulle quali già si sono manifestati interessi.
Il commissario incaricato conta di superare il 60% di restituzione del prestito conferito dai soci prestatori e il 45% dei crediti chirografari, percentuali di tutto riguardo se parametrate a quanto avvenuto in molte altre procedure di crisi societarie.
“Rimane la rabbia per quanto non sarà mai recuperato da chi ha creduto per anni nei principi fondanti della cooperativa, nella gestione di chi curava gli interessi comuni di migliaia di soci che a quel sistema cooperativistico avevano affidato i propri risparmi nella certezza, purtroppo infranta, che la cura del bene comune fosse l’obiettivo prioritario” – conclude Giacomazzi.