Crisi alla “Archiâ€, impiegati a rischio
Dalla liquidazione alla chiusura per fallimento. È il rischio che secondo i sindacati correrebbe un impresa di Pradamano, attiva, almeno per ora nel settore dell’arredo. Si tratta della Archi Gsa, una fabbrica di sedie che negli ultimi tempi è stata messa in liquidazione e che ora dovrà fare i conti con il commissario liquidatore, ma anche con i sindacati che dovranno esprimersi sul piano di rientro dei debiti.
L’incontro, fa sapere il segretario della Fim Cisl di Udine, Sergio Drescig è stato fissato per mercoledì a palazzo Torriani, sede di Confindustria. In ballo, fanno sapere i sindacati, ci sono i posti di lavoro di 14 persone. Dalla Archi, invece, fanno sapere che alcuni operai hanno trovato altri impieghi e che attualmente sono interessate solo otto persone.
«È stato fissato per mercoledì 28 – conferma Drescig – un incontro in Confindustria nel corso del quale il liquidatore della Archi gsa presenterà un piano di rientro dei debiti». E proprio in occasione di questo incontro il liquidatore dovrebbe fare chiarezza sulla situazione e su quelle che potrebbero essere prospettive future. «Sostanzialmente – spiega Drescig – il liquidatore ci dirà come si intendono pagare i lavoratori». A questo punto, continua l’esponente della Cisl, «dovremo decidere se accettare quanto ci verrà proposto oppure procedere con l’istanza di fallimento». Quest’ultima ipotesi «assicura ai lavoratori le ultime tre mensilità, garantite dall’Inps per 700 euro e il Tfr. Se ci convince il piano di rientro bene – sottolinea Drescig – altrimenti proporremo istanza di fallimento anche perché i lavoratori devono ancora ricevere la tredicesima e quattro mensilità».
«La ripresa è ancora troppo timida e non è alla portata di tutti, sicché in una situazione simile a quella della Archi Gsa – conclude Drescig – si trovano molte altre aziende friulane con meno di 15 dipendenti. È un quadro difficile da monitorare da parte dei sindacati, ma si sa che molte piccole imprese non hanno credito dalle banche e in alcuni casi pagano le commesse con i soldi degli stipendi degli operai. È un fenomeno in espansione, che può poi portare a gravi conseguenze per l’economia e per l’occupazione».