CRISI, IL GRIDO DI PORDENONE. PIAZZA PIENA NONOSTANTE LA PIOGGIA
«Per noi il tempo dell’attesa è finito. Vogliamo risposte per uscire dalla crisi, da subito». Questo l’appello che Cgil, Cisl e Uil lanciano alla Giunta regionale nel giorno dello sciopero generale, queste le parole con cui il segretario della Cisl Fvg Giovanni Fania, a nome dei tre sindacati confederali, ha concluso il suo intervento dal palco di piazza XX Settembre, a Pordenone.
Imponente, viste anche le avverse condizioni del tempo, la partecipazione ai cortei. Diecimila, secondo le stime dei sindacati, le persone che hanno sfilato dietro ai lavoratori della Electrolux, della Ideal Standard, le due fabbriche simbolo della crisi in regione, e di tante altre aziende di tutta la regione. In mezzo a loro anche un lungo elenco di rappresentanti delle istituzioni, della politica, della società civile. Tra loro il vescovo Giuseppe Pellegrini, la presidente della Regione Debora Serracchiani, il vescovo il sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti, che ha ancheb preso parte al comizio, quello di Udine Furio Honsell, il presidente della Provincia Alessandro Ciriani, il sindaco di Zoppola Francesca Papais, ancora una volta a fianco dei 450 lavoratori della ideal Standard.
Sul palco, con Fania e i leader regionali di Cgil e Uil Franco Belci e Giacinto Menis, anche Elena Lattuada, responsabile delle politiche industriali nella segreteria nazionale Cgil, che nel suo intervento conclusivo ha ricordato le ragioni nazionali della mobilitazione, proclamata per chiedere una legge di stabilità più incisiva nella riduzione del cuneo fiscale. Ma in primo piano resta la grande crisi del manifatturiero regionale, contro la quale Cgil, Cisl e Uil rivendicano immediate: « «Apprezziamo – queste ancora le parole di Fania – che la Regione sia presente ai tavoli di crisi, ma questa presenza, da sola, oggi non basta più. Siamo stufi di rincorrere le crisi, di passare di vertenza in vertenza a registrare chiusure, esuberi, fallimenti. Servono delle risposte immediate per le crisi in atto, con la consapevolezza che la nostra economia non può fare a meno del settore manifatturiero e campare solo di turismo e terziario. Bene quindi la gestione dell’emergenza, ma i provvedimenti tampone non bastano: servono anche interventi di sistema, politiche industriali che sappiano sostenere sviluppo ed occupazione, che mantengano e consolidino quanto di buono esiste e che facciano partire le politiche attive, quale mezzo reale per riconvertire aree ed aziende decotte».
Difesa dell’occupazione, welfare, il rilancio delle infrastrutture e della logistica, abbattimento del costo dell’energia, riforma della macchina amministrativa della Regione e degli enti locali, fiscalità di vantaggio. Questi i grandi temi che Cgil, Cisl e Uil chiedono di mettere sul tavolo, «non solo per gestire l’emergenza – questo la richiesta di Fania, Belci e Menis – ma anche per costruire interventi di prospettiva, facendo leva su un’autonomia speciale che va tradotta nel coraggio delle riforme, a cominciare da quelle istituzionali, e nell’impegno a innovare e rafforzare i meccanismi della solidarietà e della coesione sociale».