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EDILIZIA AL COLLASSO, CENTINAIA DI OPERAI SENZA PAGA DA MESI

Trecento persone che non ricevono lo stipendio da tre, quattro, addirittura sei mesi, altre duecento che ruotano in cassa integrazione. Nel campo dell’edilizia la situazione incomincia a farsi tragica quanto quella della siderurgia. Al convegno “Edilizia al collasso” organizzato mercoledì dall’Ance è emerso che nell’ultimo anno hanno chiuso i battenti ben 29 imprese edili mentre 74 sono stati i posti di lavoro persi nel settore. I sindacati Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil rilevano però che sono stati addirittura 800 i posti bruciati nell’ambito di quattro anni soltanto per quanto riguarda i lavoratori locali. Basta esaminare i dati della Cassa edile infatti per appurare che si è passati dai 2.789 lavoratori del 2008 ai 1.959 del 2012. Le ore lavorate tra il primo ottobre 2007 e il 30 settembre 2008 sono state 3 milioni 910mila, quelle dal primo ottobre 2011 al 30 settembre 2012 soltanto 2 milioni 772mila, le ore di cassa integrazione sono passate, nei rispettivi periodi, da 133mila a 283mila. «Gli ammortizzatori sociali sembrano non bastare più – denunciano i sindacati – infatti sono molte le persone che hanno terminato anche l’indennità di disoccupazione. Non è infrequente vedere in fila alle mense della Caritas o di altre associazioni per un pasto gratuito lavoratori edili che nei precedenti anni hanno contribuito al benessere della città con il loro lavoro, persone che a volte devono farsi aiutare dai genitori pensionati». La protesta di ieri all’ex Ospedale militare, di cui riferiamo a parte, ha rialzato il velo su un altro fenomeno doloroso. «In questo quadro drammatico – riferiscono ancora i sindacati – si ritrovano ulteriori emergenze: persone che un lavoro ce l’hanno, ma non percepiscono lo stipendio, spesso da più mesi. Alcuni da due, altri addirittura da sei mesi e tanti cercano di tenere duro (lavorando senza soldi) perché hanno il timore di perdere il posto e di non riuscire a trovarne un altro, anche perché in molti sentono un legame forte con la loro impresa, dove lavorano da una vita». Le imprese che stanno collassando sono molte: strette tra il credito non più erogato, i pagamenti che spesso ritardano fino a tempi inaccettabili, i prezzi che si fanno sempre troppo bassi innescati da un meccanismo perverso della ricerca dell’appalto, spesso in concorrenza con imprese che vengono da tutta l’Italia con ribassi che arrivano al 50%. La burocrazia italiana con i suoi tempi infiniti allunga l’attesa e mette in difficoltà anche le poche imprese ancora in grado di scommettere sul lavoro. Solo un’immediata iniezione di investimenti e l’utilizzo dello strumento del project financing, secondo il presidente dell’Ance Donatello Cividin, potrebbe aprire alla categoria uno spiraglio di uscita dalla crisi. E il sindaco Cosolini ha annunciato che se non ci saranno tagli nello spirito della spending review, il Comune nei prossimi mesi aprirà cantieri per complessivi 21 milioni e 800mila euro.