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ELECTROLUX. PORDENONE CON IL FIATO SOSPESO

Articolo pubblicato su Conquiste del Lavoro
E’ una città "sotto schock", con il fiato sospeso: Pordenone assiste con apprensione al confronto sviluppatosi in queste settimane attorno allo stabilimento Electrolux di Porcia, quello dei quattro italiani, per cui si profila la chiusura. E se l’incontro dell’altro ieri al Mise viene giudicato in modo positivo, almeno per il fatto che finalmente si è aperto un tavolo con il ministro Zanonato, la preoccupazione sul futuro del sito friulano che produce lavatrici, occupando un migliaio di persone (oltre un indotto altrettanto corposo), continua ad essere altissima.
"Non possiamo dirci soddisfatti" – commenta a caldo il segretario della Cisl di Pordenone, Arturo Pellizzon, secondo il quale sono molti i nodi ancora da sciogliere. Non fosse altro che per il fatto che, a fronte dei sacrifici richiesti e della sfida sul costo del lavoro lanciata dal gruppo svedese, non si capisce bene cosa venga messo in cambio. "Vogliamo capire – incalza il segretario cislino – quale sia l’investimento di Electrolux e questo attraverso un serio piano industriale, che è la base di qualsiasi trattativa". "Noi – aggiunge – siamo persone più abituate a lavorare che a parlare ed è quello che vogliamo continuare a fare, con prospettive. Continueremo a combattere per questo. Electrolux, che in Italia è nata proprio a Porcia, ha sempre dimostrato atteggiamenti costruttivi: oggi deve onorare la sua tradizione con impegni seri e senza chiudere gli occhi sul problema della disoccupazione che creerebbe sul territorio se decidesse di andarsene".
Intanto, però, cresce il disorientamento dei lavoratori che anche in queste ore concitate continuano a scioperare a singhiozzo. "Stiamo organizzando piccole assemblee per spiegare cosa è successo al Mise l’altro giorno" – riferisce il segretario provinciale della Fim, Gianni Piccinin. Alcune linee della produzione sono state fermate, così come ad oggi sono ancora contingentati gli ingressi e l’uscita delle merci, paradossalmente affidate anche a camion con targa polacca, e bloccato un treno carico di materiale finito. "Quello che penso – dice Piccinin – è che non sia stato fatto nè un passo avanti nè uno indietro: siamo ancora in una fase di stallo e di profonda incertezza: restiamo in attesa di quello che accadrà il 17 febbraio al tavolo nazionale, confidando di avere risposte". "Certo è – aggiunge, plaudendo anche al pressing sull’azienda della presidente della Regione, Debora Serracchiani – bsogna che ci presentino un piano industriali interessante. Non va dimenticato che qui in Italia si può ancora produrre se c’è un progetto industriale serio, basti pensare a Electrolux Professional", che sempre a Porcia produce cucine per alberghi e ospedali. "Non è possibile seguire l’azienda in un percorso di analisi che affronta il problema valutando solo il costo del lavoro come fattore dirimente in base al quale scegliere dove allocare le produzioni" – aggiunge Cristiano Pizzo, sempre della segreteria dell Cisl pordenonese.
"E l’azienda – conclude – perda la speranza di mettere gli uni contro gli altri perchè, come si vede, non ci sta riuscendo. I Sindacati e i lavoratori dei territori dove sono situate le fabbriche di Electrolux in Italia, stanno tenendo una posizione unitaria e compatta che è il miglior messaggio che poteva essere lanciato. E la mobilitazione continuerà, paziente ma determinata".

Ufficio stampa Cisl FVG