Top
 

Comunicati

Cisl FVG > Archivio informativo  > Comunicati  > FANIA, SONO MANCATE LE IDEE ESTERNE

FANIA, SONO MANCATE LE IDEE ESTERNE

(Intervista pubblicata su Il Piccolo) di Marco Ballico wTRIESTE «La terza corsia della A4 è stata una scelta politica esclusiva, che non ha voluto tener conto dei contributi e delle idee esterne». Giovanni Fania, segretario regionale della Cisl, punta l’indice sulla «concertazione snobbata, come del resto su altre partite, della giunta Tondo». Un atteggiamento «sbagliato» che ha aperto una serie di «interrogativi irrisolti, gli stessi sollevati dall’inchiesta del Piccolo, e che destano molte preoccupazioni». Al punto che Fania parla esplicitamente di «azzardo». Premessa d’obbligo: la terza corsia serve? Nessun dubbio: è un’opera strategica, come lo sono Tav, elettrodotto e rigassificatore, pena la marginalizzazione del Friuli Venezia Giulia ed il suo allontanamento dalle rotte del sistema economico-imprenditoriale. Ma, sulla A4, gravano ancora ombre e pesanti incognite. Iniziamo dagli errori. Tema cruciale per il sindacato: l’assenza di un confronto della giunta con il mondo economico sociale, relegato a mero spettatore di decisioni calate dall’alto. Il dibattito avrebbe forse potuto sciogliere ab origine alcuni dei dubbi oggi esistenti. E invece siamo di fronte a un progetto fortemente variabile, ad alto rischio. Eppure governo, Anas, Bei e Cdp, oltre alla giunta, insistono nel considerare sostenibile il piano finanziario. Di fronte a un’opera di tale importo, non ci si può non domandare come i lavori cantierati andranno a impattare sul già debilitato bilancio regionale. Tondo ha ritenuto strategica la strada dell’autofinanziamento. Non è d’accordo? Va dato atto al presidente di orgogliosa caparbietà. Eppure, se è vero che dal punto di vista finanziario anche la precedente giunta, pur in una situazione economica più favorevole, contava poco su eventuali aiuti dallo Stato o dall’Europa, altre strade si sarebbero potute percorrere. Per esempio? Forse quella europea. Ma anche altre ipotesi avrebbero meritato il vaglio e il confronto: così, se mai fosse possibile per le gare in concessione, una maggiore partecipazione dei privati; un coinvolgimento diretto dei dipendenti della società autostradale, in una sorta di democrazia economica; una public company. Ormai le cose sono fatte. Ciò non toglie che si deve sottolineare che è il momento peggiore che una Regione che fino a qualche anno fa aveva le risorse per investire sui capitali di rischio si lanci in questo azzardo. Resta da capire se abbia oggi una struttura economica sufficiente e una strategia finanziaria per sopportare l’impatto anche negli anni a venire. Il caso Autovie sarebbe paradossale. Che cosa intende? Va bene aver digerito che dopo tanti anni Autovie non riversi più parte degli utili a sostegno del bilancio regionale per le politiche sociali, ma rischiare il contrario, ovvero che possa essere il bilancio della Regione a farsi carico di eventuali perdite della spa ci pare troppo. E anche inopportuno. Ci piacerebbe per questo sapere come si configureranno i futuri rapporti tra Regione e Autovie Venete, oltre alle ricadute dell’operazione sulle rispettive casse. Poca trasparenza? Sì, anche sull’occupazione. Manca un confronto aperto su un piano industriale già in atto. Oltre la polemica che cosa c’è? L’invito alla massima convergenza. Anche da parte dell’opposizione che, anziché polemizzare sull’utilità del commissario, farebbe meglio a collaborare al buon esito dell’opera. Non vorremmo che la terza corsia si arenasse e diventasse ostaggio nelle maglie dello scontro politico-elettorale, facendo la fine della Salerno-Reggio Calabria. Occorre che tutti facciano la propria parte, remando nella stessa direzione: bloccare un’opera del genere significherebbe un danno irreversibile per il Friuli Venezia Giulia.