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FANIA-TONDO, SCREENING DEL QUESITO REFERENDARIO

Non certo un incontro di orientamento al voto, ma un confronto dialettico e schietto sul testo referendario. Ferma restando la libertà di ogni iscritto di esprimersi secondo il proprio personale convincimento, la Cisl del Friuli Venezia Giulia ospita il primo dibattito sul quesito che ci attende alle urne il 4 dicembre (il prossimo in programma è venerdì 25 con la presidente Debora Serracchiani). In ballo ci sono molti temi – anticipa il segretario generale del Sindacato, Giovanni Fania, richiamandosi al riformismo storico e strutturale della Cisl – che ci riguardano da vicino, dal capitolo della specialità regionale al federalismo, passando per la rappresentanza.
“Il mio – spiega subito Fania, introducendo i lavori – è, come quello espresso dalla segretaria Furlan – un sì moderato, argomentato, che si fonda sulla necessità che avvertiamo di cambiamento, rispetto ad un mondo diverso da quello dei padri costituenti, che impone soprattutto, anche rispetto all’imprescindibile contesto europeo, una forma legislativa e di governo più snella e sintetica. Abbiamo bisogno di iniziare a ripensare il nostro Paese anche con coraggio, partendo da una revisione anche del Titolo V della Costituzione, che oggi si è rivelato sostanzialmente un fallimento, spesso sinonimo di paralisi, conflitto e scontro sotto il profilo delle competenze”. “Certo – prosegue Fania – ci sarebbe molto da aggiungere alla riforma, che presenta lacune e non affronta alcuni nodi fondamentali: penso, ad esempio, alla Camera delle Regioni che si vuole istituire. Bene, secondo me, che il nuovo sistema voglia elevare al rango costituzionale le Regioni: sarebbe però servita una riflessione anche sugli stessi modelli regionali, oggi prettamente amministrativi”.
“Ho pensato a lungo a come votare – esordisce l’ex presidente Renzo Tondo – e alla fine hanno prevalso le ragioni del no”. Tra i motivi alla base della decisione, due considerazioni di fondo: una “politica” ed una più attinente alla questione regionale. Sul primo fronte, Tondo entra subito a gamba tesa: mi fa paura – commenta in sostanza – il messaggio totalizzante lanciato dal presidente del Consiglio con questa riforma. A preoccupare è il metodo scaltro che si è voluto imporre e che reputo molto pericoloso, affidato ai colpi di maggioranza. E se la forma per la politica è anche sostanza, pure il merito della riforma suscita perplessità. Ad esempio, il pensiero dell’ex governatore corre al nuovo Senato, dove i senatori, più che dimezzati e senza stipendio, secondo le nuove logiche e modalità, prenderanno le decisioni in virtù di scelte partitiche e non regionali. E, poi, c’è appunto la “questione regionale” al centro delle valutazioni pro “no”. Il ragionamento approda, dunque, alla specialità del Friuli Venezia Giulia. “Una specialità – commenta Tondo – che in questi anni si è affievolita e che si esercita con competenze e risorse. Il principio di supremazia introdotto dalla riforma mi spiazza. L’autostrada, la portualità, Friulia, Autovie Venete: sono tutte scelte che i governanti del passato hanno potuto svolgere in totale autonomia e con riconoscimento risorse. La riforma mette in discussione tutto questo: una sanità omogenizzata a livello nazionale, così rispetto ai centri di spesa, mi crea qualche perplessità, ad esempio. La specialità, secondo me, ha tutto da perdere. Siamo davvero convinti che qualsiasi riforma è meglio di nulla?”