FERRIERA, LA POLITICA SPINGA PER ARVEDI
Non nascondiamo la nostra forte preoccupazione rispetto al dibattito politico che sta nascendo a fronte dell’interessamento del gruppo siderurgico Arvedi sulla Ferriera di Servola.
Riteniamo necessario esprimere alcune considerazioni e fare il punto sul percorso sin ora svolto, a vantaggio di chiunque legittimamente, ma auspichiamo con cognizione di causa, voglia partecipare al dibattito.
Le organizzazioni sindacali già nel 2011 avevano richiesto alle istituzioni un apposito Accordo di Programma affinché, nell’interesse generale del territorio, fosse stabilito un processo di ridefinizione e riqualificazione del sito come occasione di rilancio della presenza di economia industriale manifatturiera e, conseguentemente, di sviluppo dell’occupazione. Nello stesso accordo di programma avevamo richiesto, comunemente alle altre rappresentanze economiche, istituzionali e agli enti pubblici, di avviare un processo che affrontasse in termini generali e sistemici l’inquinamento ambientale e definisse salubri condizioni di vivibilità delle popolazioni e dei lavoratori.
Allarmati dalla situazione finanziaria e gestionale del Gruppo Lucchini, con la prospettiva che il sito chiudesse con il blocco degli impianti già dal primo settembre (come peraltro annunciato dal commissario straordinario nell’ultimo tavolo di luglio scorso), abbiamo considerato positivamente le manifestazioni di interesse e la successiva proposta di affitto temporaneo del ramo di Azienda da parte del Gruppo siderurgico ARVEDI. Proposta, che di fatto al momento ha bloccato la procedura di dismissione, e che costituisce una ipotesi da verificare nei suoi contenuti, avviando le categorie dei metalmeccanici di Fim, Fiom e Uilm al confronto previsto dalla normativa di legge.
E’ certo che il confronto che avrebbe dovuto svolgersi l’11 settembre e poi rinviato dalla parte aziendale, non è stato annunciato nel migliore dei modi, visto il contenuto della lettera di convocazione che di fatto contraddice, per quanto attiene ai livelli occupazionali, le dichiarazione del Cav. Arvedi rese in una recente riunione in sede confindustriale di Trieste e riprese anche da Il Piccolo. Detto questo le organizzazioni sindacali e tutta la rappresentanza sindacale hanno espresso, nella riunione svoltasi il 1 agosto, un giudizio positivo sull’ipotesi di intervento. Tralasciando altre valutazioni, il giudizio più rilevante riguarda il fatto che si potrebbe, finalmente, operare sulle prospettive strategiche del sito Ferriera in una condizione di continuità produttiva e di processi di risanamento ambientale. Le confederazioni sindacali, unitamente alle proprie categorie, hanno sempre lavorato, e continueranno a farlo, affinché la riconversione dell’impianto o la sua riqualificazione avvenga con il personale occupato e prospettando nel processo di risanamento una accrescimento dei livelli occupazionali. Vorremmo che in questa vicenda fossimo accompagnati da un sentire collettivo delle istituzioni, della politica: questo per dare, in un momento tragico per l’economia del Paese ed in particolare della nostra città, risposte ad una crisi che sta incidendo pesantemente e da troppo tempo su salari, occupazione, facendo precipitare molte famiglie nell’incubo della povertà e dell’impossibilità di provvedere a tutte le proprie necessità. Sia chiaro, quindi, che nessuno può più permettersi, senza assumersi le debite responsabilità e conseguenze del proprio agire, di chiudere la porta in faccia a quei pochi, anzi a quell’unico imprenditore, che ha dichiarato di voler investire i propri soldi – e non quelli pubblici – in questo sito, che ricordiamo ancora una volta agli smemorati, che il primo settembre avrebbe dovuto chiudere, mettendo in cassa integrazione tutti gli attuali addetti ai lavori e lasciando spesso senza ammortizzatori sociali tutte le maestranze dell’indotto. Chiediamo, quindi, di evitare gli errori del passato, che non hanno permesso uno sviluppo soprattutto nell’industria manifatturiera e hanno lasciato senza ossatura l’economia della città. Come Cgil, Cisl e Uil chiediamo con forza uno scatto di reni di tutte le forze politiche, economiche e istituzionali della città, perché pongano in essere, per quanto di loro competenza, ogni condizione per attrarre imprenditoria, per ristabilire un’economia virtuosa, lasciando invece alla responsabilità delle organizzazioni sociali, e in particolare della categoria dei metalmeccanici – troppo spesso spettatori di chiusure, licenziamenti e mobilità – l’onere della valutazione di un’ipotesi di accordo con il gruppo Arvedi. Almeno in questa occasione venga data l’opportunità di confrontarci nel merito di una trattativa che si presenta sicuramente difficile, ma almeno una volta improntata a stabilire un programma di investimenti e a come i lavoratori possano essere coinvolti positivamente nel mantenimento della loro posizione lavorativa con una prospettiva vera anche di continuità. Siamo pronti a farci carico di un confronto pubblico con i soggetti politici, istituzionali ed economici, che ad oggi sono intervenuti sulla stampa con posizioni ovviamente legittime ma non sempre condivisibili, perché sia fatta vera chiarezza sul futuro che si vuole per questa città, a partire dalla Ferriera, e in generale per lo sviluppo industriale del territorio.
Per Cgil, Cisl e Uil, Adriano Sincovic, Umberto Brusciano, Claudio Cinti