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Fil Man Made: la speranza appesa a un filo

La crisi, che da qualche tempo vede coinvolta la Fil Man Made si presenta complicata e di difficile soluzione. La decisione aziendale di chiudere il sito produttivo di Maniago per cessata attività, decisione che l’azienda dichiara di voler fermamente perseguire e che arriva dopo la chiusura dello stabilimento di San Giorgio di Nogaro del 2009, ha ulteriormente acuito gli effetti di drammaticità per i 175 dipendenti, dietro i quali, com’è noto, vi sono famiglie con i loro impegni finanziari e le loro difficoltà. Ci sono i monoreddito, ma ci sono anche 90 donne e 73 stranieri, peraltro perfettamente integrati nella nostra comunità. Siamo dentro uno scenario complicato anche per effetto di un mercato del lavoro statico e incapace di assorbire le eccedenze generate dalla crisi.
Dentro questa decisione aziendale ci sono effetti e conseguenze devastanti per il territorio di Maniago, che rischia di subire un profondo e ulteriore impoverimento del tessuto economico, produttivo e sociale in una crisi globale che presenta sempre più connotazioni strutturali. Pur dentro queste difficoltà, ciò che non possiamo permetterci è rassegnarci all’idea che una realtà così importante possa chiudere. Stiamo parlando di un gruppo leader mondiale nella produzione di tessuti speciali e altamente performanti (abbigliamento e arredamento), che negli ultimi 10 anni, crescendo in modo organico, ha avviato un intenso processo d’internazionalizzazione con consistenti investimenti in attività produttive estere (Cina 2006 28milioni $). Stiamo parlando di un’azienda, quella di Maniago, ad alta densità d’investimento in impianti fissi, con un focus del business basato su prodotti di nicchia, con layout produttivi fatto di linee molto flessibili, con un area di ricerca e sviluppo fondamentale per ingegnerizzare nuovi prodotti, con un immenso patrimonio fatto di professionalità e di competenze. Ma siamo anche in presenza di un Gruppo che presenta una pesante situazione debitoria verso le banche ( Bilancio 2010) e che espone la società al rischio di variazioni dei tassi d’interesse; che ha chiuso l’esercizio 2009 con un crollo del fatturato e una perdita di 10milioni di euro; che nello stesso anno ha predisposto un piano industriale, per il periodo 2010/2013, teso al riequilibrio delle condizioni economico finanziarie; che le misure adottate hanno consentito, già nel 2010, una riduzione dell’indebitamento totale, una importante ricapitalizzazione, un progressivo miglioramento degli indici di redditività e un incremento del fatturato che registra, tuttavia, una perdita di esercizio pari a 2,6 milioni portati a nuovo.
Uno scenario quindi molto complesso, aggravato da un contesto macroeconomico e di settore caratterizzato da profondi cambiamenti. Riteniamo tuttavia che l’azienda non possa disimpegnarsi dal territorio, lasciando sul campo solo disoccupazione e disperazione.
Abbiamo quindi la necessità, attraverso l’attivazione di appositi percorsi istituzionali, di impegnarci velocemente nel ricercare, per una azienda cosi importante qual è la Fil Man Made, una prospettiva utile a garantire la continuità dell’attività produttiva e dell’occupazione. Dobbiamo farlo velocemente, consapevoli che il tempo non è una variabile indipendente: la cassa integrazione ordinaria, infatti, scade entro la fine di luglio. La priorità per la Femca Cisl, in questa specifica fase, è lavorare per contribuire a mettere in campo tutte quelle condizioni favorevoli alla realizzazione di un piano industriale in grado di assicurare il miglior assetto produttivo e organizzativo, con l’obiettivo di minimizzare l’impatto sociale. Pur senza creare false illusioni, abbiamo il dovere di provarci, ma siamo anche consapevoli che per giocare una partita cosi complicata e dagli esiti incerti, serve uno sforzo di elaborazione e di capacità che vada oltre l’applicazione dell’utilizzo dei soli strumenti tradizionali, che restano, tuttavia, fondamentali strumenti per la gestione delle politiche attive del lavoro e per la tutela dell’integrazione e del sostegno al reddito. Riteniamo però che a situazioni complesse, come appare essere quella della Film Man Made, bisogna rispondere con articolati meccanismi d’intervento. Servono quindi una serie di misure sul versante industriale, fiscale e societario che, intervenendo sui fattori della produzione, siano in grado di assicurare vantaggi competitivi, tali da rendere conveniente il mantenimento del sito sul territorio maniaghese e, al tempo stesso, garantiscano un rafforzamento della responsabilità sociale dell’impresa. C’è bisogno di un lavoro congiunto di istituzioni, parti sociali e azienda, uniti nello sforzo di fronteggiare le preoccupanti criticità presenti in Fil Man Made, dentro una visione e una progettualità che metta al centro le potenzialità e il protagonismo del territorio come elemento di traino. Dobbiamo lavorare quindi ad una alleanza politico/istituzionale che, facendo leva sul territorio, definisca una nuova agenda in grado di replicare il “modello Ideal Standard”. Insomma bisogna ragionare su percorsi virtuosi fondati su una logica di “Partenariato” che vede il pubblico e il privato impegnato, in modo sinergico, in azioni e progetti definiti. La coesione del territorio, quindi, come opportunità per il superamento della crisi e il rilancio del patrimonio industriale e occupazionale. Sono queste le strategie che la Femca Cisl ha illustrato al Vice Presidente Fvg, all’Assessore del lavoro Fvg, al Presidente della Provincia di Pordenone e al Sindaco del comune di Maniago, nella riunione del 28 maggio 2012. La strada è difficile e non ci facciamo illusioni, però abbiamo il dovere di provarci assicurando uno sforzo collettivo assecondato dalla responsabilità di tutti.

Femca Pn

Franco Rizzo
Gianluca Diana