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Fim Cisl, il futuro è governare flessibilità e organizzazione del lavoro

A Trieste un convegno promosso dalla Cisl giuliana
La vicenda Fiat e Pomigliano fa scuola: i tempi sono cambiati

I tempi sono cambiati e le sfide della flessibilità e dell’organizzazione del lavoro non possono essere ignorate: di fronte a queste trasformazioni non bisogna tirarsi indietro, ma anzi occorre sporcarsi le mani per governarle. Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim Cisl, non ha dubbi e – ospite, assieme ai parlamentari Boccia (Pd) e Castro (Pdl), di un convegno promosso dalla Cisl giuliana a Trieste – rilancia la lezione della vicenda Fiat e di Pomigliano. Quel caso – dice in sostanza – dimostra la necessità di spingere su un concreto modello di partecipazione dei lavoratori all’azienda, già peraltro sperimentato in altri Paesi, primo fra tutti la Germania. Il conflitto sociale portato avanti dalla Fiom è ormai anacronistico, le prospettive – per la Fim Cisl – infatti vanno nel senso della contrattazione, ma anche nell’interferire nelle strategie delle multinazionali, attraverso, per esempio, la partecipazione nei cda e negli organismi di vigilanza, per condizionarne la gestione di fronte alla sfida globale.
Mirafiori e Pomigliano, dunque, rappresentano uno spartiacque importante, fortemente strumentalizzato da una Fiom "occupata" che nel giro di 15 anni ha perso 100mila iscritti. Sfatate le false verità sugli accordi siglati con la Fiat per lo stabilimento torinese e per quello del napoletano – dal salario ai turni, dallo sciopero all’assenteismo, passando per la questione cruciale della rappresenanza – Vitali sottolinea la bontà delle intese raggiunte, considerato che il colosso automobilistico italiano nel 2010 ha investito in 14 impianti in 8 Paesi per 8 miliardi di euro e che esiste un concreto Piano industriale di rilancio già presentato alle parti sociali e agli analisti finanziari. "La lezione della vicenda Fiat – aggiunge il segretario della Cisl Fvg, Giovanni Fania – è che se l’Italia oggi vuole riguadagnare competitità deve cominciare a guardare a modelli produttivi ed organizzativi propri dell’era globale, evitando i cattivi esempi del Sudest asiatico, a favore di quelli più evoluti dell’Europa occidentale". "Il modello – conclude – è quello democratico partecipativo, che va sviluppato anche attraverso un patto forte tra lavoro e capitale".

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg
335.7970621