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Fns Cisl: carceri, quanti disagi per gli agenti

Mancata programmazione mensile del lavoro, impossibilità di fruire del giorno di riposo, assenza di turnazione: sono queste alcune delle conseguenze del sottodimensionamento delle guardie carcerarie nella casa circondariale di Gorizia. La Cisl-Fns, ovvero Federazione nazionale sicurezza, ribadisce le difficoltà di fronte a cui si trovano gli agenti impegnati in via Barzellini, sulla scia di quanto emerso in seguito alla recente visita del consigliere regionale Giorgio Brandolin. Il rappresentante del Pd ha denunciato l’affollamento della struttura, con 47 detenuti a fronte dei 30 tollerati, e la carenza di agenti di polizia penitenziaria, che sono 38 invece dei 54 previsti in pianta organica.
In una nota del segretario provinciale Corrado Patruno, la Cisl-Fns ricorda i disagi che devono gestire gli agenti: «Le problematiche maggiori sono create da una importante mancanza di personale del turno H24, volto prevalentemente all’osservazione e alla vigilanza e del Nucleo traduzioni e piantonamenti. Con l’estate i problemi si acuiscono, aggravati dalle carenze e dai limiti posti dall’edificio. Pur essendo questo del 1918, il Comune non concede la caserma Pecorari per il trasferimento del carcere. Al personale nel periodo estivo spettano almeno 15 giorni di congedo, in più si deve calcolare l’assenza fisiologica per malattie, aspettative e astensioni per congedi familiari».
Patruno ricorda che lo scorso giugno è stata inviata al direttore della casa circondariale, Francesco Macrì, una richiesta d’incontro, proprio per discutere delle problematiche diventate ormai all’ordine del giorno. Bisogna infatti tener presente che metà dei detenuti è costituita da extracomunitari e stranieri, senza dimenticare le esigenze di coloro che sono tossicodipendenti o che hanno problemi psichiatrici.
Per dare un’idea della mole di lavoro che gli agenti di polizia penitenziaria devono sostenere, il segretario della Cisl-Fns prosegue: «Se è vero che i detenuti sono per quattro ore al giorno fuori della cella, sono comunque seguíti in tutti i loro movimenti, dalle udienze in processi agli interrogatori, dai colloqui con i vari operatori a quelli con i familiari, fino alle docce. Da questo deriva lo stress psicofisico degli operatori per le molte ore di straordinario e la mancanza di riposo settimanale, con turni di otto ore per sei giorni alla settimana, che significa lavorare cinque settimane su quattro, perché il carcere non chiude mai».