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FRIULI, EMERGENZA LAVORO

In Friuli Venezia Giulia sono 61mila i lavoratori colpiti dalla crisi, ovvero il doppio rispetto al 2007 e per quasi la metà residenti in provincia di Udine. Il tasso di disoccupazione, storicamente “fisiologico”, cioè al 3,4%, ha raggiunto in tre anni il 5,7% e il 6% in provincia di Udine, dove la crisi del manifatturiero continua a stringere e dove la percentuale dei non-lavoratori sale all’11% se si aggiungono i cassa integrati straordinari e i mobilitati, che molto difficilmente rientreranno nel ciclo produttivo. “Siamo di fronte a numeri preoccupanti – anticipa, in apertura di confronto il segretario cislino, Claudio Palmisciano, mettendo da subito sul tavolo le carte da giocare per il rilancio del lavoro: superporto, semplificazione delle procedure amministrative, facilitazione nell’accesso al credito, messa in rete degli attori che operano nel mercato del lavoro, maggiore incisività del Centri per l’Impiego, oggi affidati a personale precario.

Il quadro su cui ci si muove è, dunque, a tinte fosche, come specifica l’economista Fulvio Mattioni: non è un caso che quasi per l’80% delle famiglie del Friuli Venezia Giulia la disoccupazione sia il problema e la priorità numero uno, mentre solo tre anni fa in testa c’era la criminalità. Un dato su tutti: la disoccupazione giovanile nel 2010 è aumentata del 18%, che in termini assoluti vale a dire che si sono persi 20mila 800 giovani lavoratori tra i 15 e 34 anni. Insomma – per la Cisl – c’è quanto basta per essere molto preoccupati. Di fronte a questa situazione – spiega a giro di tavola, il segretario generale della Cisl dell’Udinese e Bassa friulana, Roberto Muradore – occorre più che mai individuare priorità chiare di intervento. Le nostre sono i giovani, le donne e gli over 50”. “Se da un lato – aggiunge – la Regione ha fatto molto sul tema del lavoro, è altrettanto vero che forse molte risorse sono andate disperse in troppi progetti”. Ma c’è di più per il rappresentante sindacale, che affonda su altre due questioni chiave: rafforzamento dell’Agenzia regionale per l’impiego e de-incentivazione per arginare il lavoro precario, ovvero per mettere un freno alla flessibilità che si traduce in basso costo del lavoro. “Come Regione – gli fa eco l’assessore Anglea Brandi – intendiamo proseguire sulla strada della concertazione per varare gli strumenti necessari al lavoro, a partire dall’implementazione degli incentivi per le aziende che assumono giovani e over 40”. Strumenti mirati, ma anche una regia unica per superare la crisi, ipotizza il consigliere del Pdl, Alessandro Colautti. Resta tuttavia il fatto che – come ricorda Alberto Toffolutti, numero due di Confindustria Udine, – i problemi vanno ricercati anche nella poca competitività offerta dal sistema-Paese, che non solo non riesce ad essere rappresentativo all’estero, ma non favorisce nemmeno l’impresa, basti confrontare i regimi di tassazione tra Italia e Slovenia. Criticità note, ma purtroppo sempre attuali, richiamate anche dalla segretaria regionale del PD, Debora Serracchiani, che punta il dito sui problemi di credibilità del Paese, invitando a ragionare tutti in una logica più europea, guardando alle politiche attive di inclusione. E proprio a queste ultime si appella il segretario nazionale aggiunto Giorgio Santini. “La situazione è grave e ad oggi non ci sono segnali di ripresa né sulla produzione né sull’occupazione – spiega. “Le soluzioni – rincara – non stanno nei provvedimenti annunciati, ma in politiche mirate di sviluppo e re-impiego che oggi mancano. Ma per favorire la crescita servono risorse che vanno reperite nella riforma fiscale, nella lotta all’evasione, attraverso la patrimoniale”.

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg