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FRIULI VENEZIA GIULIA SEMPRE PIU’ GREEN. MA LA REGIONE BATTA UN COLPO

E’ stata la green economy al centro della maxi convention organizzata ieri a Monfalcone dallo Ial Fvg, in occasione dei suoi primi 25 anni di attività nel settore dell’ambiente.
Green economy intesa come reale occasione non solo di sviluppo, ma anche di occupazione, basti pensare che il 40% delle professioni Istat sono in via di riconversione in senso “verde” e che sono diversi i mestieri tradizionali – dagli imbianchini agli elettricisti, passando per l’area del benessere – che si stanno adeguando alla nuova spinta produttiva per stare dietro alla richiesta di mercato, come testimoniano anche i corsi realizzati dallo Ial.
E’ quanto emerso dalla tavola rotonda seguita ai contributi depositati dai maggiori esperti italiani, intervenuti all’Europalace hotel.
Ancorata ad esigenze di redistribuzione del reddito, di globalizzazione e, naturalmente, di rispetto dell’ambiente – come evidenziato dai messaggi d’apertura – la green economy è ormai un traguardo possibile, anche per il Friuli Venezia Giulia, dove cominciano a contarsi le prime esperienze effettive. Quelle normative, come ad, esempio, la certificazione Emas dell’Asdi del Mobile Livenza e del Consorzio per lo sviluppo industriale di Monfalcone, ma anche le buone pratiche fatte proprie dalle aziende locali.
Alla spinta green, che per il presidente di Confindustria Udine, Adriano Luci, deve tradursi in ”economia sostenibile, utile all’uomo e lontana da sistemi doppati”, nonché etica per Ivo Gozzato della Coldiretti provinciale sembra, tuttavia, non esserci una risposta adeguata da parte delle istituzioni.
“Alla politica – esplicita Elia Mioni, presidente di Legambiente Fvg – chiedo di costruire, forti del fatto che la regione è al 9° posto per numero di imprese che hanno investito in tecnologia “verde” – un modello/tavolo dove capire cos’è effettivamente la green economy”. Insomma, di avviare un ragionamento “pragrammatico”.
Ma la politica – fa eco in sostanza il consulente di management per le pmi, Carlo Baldassi – deve anche sostenere le piccole imprese che non hanno nel loro dna questa vocazione.
Ecco allora che un sistema regionale deve orientare alla semplificazione e alla valorizzazione del capitale intellettuale, ad esempio anche “stimolando analisi più attente da parte dei Confidi”.
A rendere concreti gli interventi ci pensa il segretario regionale della Cisl, Giovanni Fania, convinto che oggi la green economy sia uno dei pochi elementi in grado di produrre Pil: “Come Cisl chiediamo un tavolo di sviluppo specifico di settore; che il catalogo della formazione venga maggiormente ampliato in questa direzione; che i 20mila lavoratori in mobilità abbiano questa possibilità; ma chiediamo anche fiscalità di vantaggio per le aziende virtuose in questo senso”.
Richiesta che fa capo anche al presidente dell’Asdi del Mobile Livenza, Mauro Manassero, convinto della necessità di attivare politiche reali di sostegno alle aziende che ormai sanno che il consumatore oggi non è attento soltanto alle caratteristiche funzionali di un prodotto, ma anche alla sua tracciabilità e compatibilità ambientale.
Come a dire – per riprendere anche le parole del direttore per lo sviluppo industriale del Comune di Monfalcone, Gianpaolo Fontana – occorre puntare ad un’economia sostenibile da qui ad almeno 20anni, un’economia lungimirante. Ma perché sia così è necessario che ai consorzi venga data la possibilità da parte della Regione di agire per realizzare infrastrutture, opere che abbattano gli oneri per le imprese e riducano sprechi e costi insostenibili anche sotto il profilo ambientale.
Mariateresa Bazzaro