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#FRIULI76. FURLAN: RISCOPRIRE LA CENTRALITA’ DEL LAVORO E DELLA PERSONA

Una ricostruzione non solo materiale ma anche morale, che partì dalle fabbriche prima ancora che dalle case, ma anche da un senso di comunità, di solidarietà e di partecipazione che furono alla base del modello Friuli. Un modello che deve essere riscoperto e riproposto oggi, per ripartire da una crisi che ha cancellato migliaia di posti di lavoro e molte delle imprese che avevano saputo resistere e crescere dopo il terremoto del 1976. Questo il messaggio che Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato insieme da Gemona e da Venzone, con i leader delle confederazioni, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, presenti alla commemorazione delle vittime del sisma e del ruolo fondamentale che ebbe il sindacato nella ricostruzione.
La visita dei segretari generali, partita da Gemona con l’omaggio alla stele che ricorda gli 11 operai delle Manifatture uccisi dalla scossa del 6 maggio, è proseguita poi nel municipio di Venzone, cittadella simbolo di una ricostruzione straordinaria ed irripetibile. Ricostruzione e lavoro al centro anche dell’intervento della segretaria generale Annamaria Furlan, che proprio dal Friuli ha rilanciato la necessità di un grande patto sociale tra istituzioni, imprese e sindacato per “definire assieme priorità e percorsi, ritrovando quegli ideali di popolo che hanno ispirato le ricostruzioni in ogni momento del Paese”. Gli obiettivi – per la segretaria – devono essere la crescita e lo sviluppo, ancora troppo poco oggetto di attenzione. “Il lavoro – ha rimarcato Furlan, sottolineando i numeri ancora allarmanti della disoccupazione, ma anche l’urgenza di riformare il sistema pensionistico – non si crea attraverso il cambio delle regole del mercato del lavoro, ma puntando sulla crescita, sugli investimenti pubblici e privati, sulle infrastrutture e sulla ricerca”, sostenendo ed implementando quel lavoro di qualità che deve diventare il “tratto distintivo della nostra Italia” ed il motore di una competitività globale regolata e giocata attorno alla capacità di fare ricerca ed innovazione, dove ricerca ed innovazione – assieme a qualità del lavoro e coesione sociale – devono diventare parametri di riferimento di una nuova economia, che non si limiti al puro rapporto deficit/pil. Da qui l’appello, espresso da Furlan, a «riscoprire la centralità del lavoro nella ricostruzione delle comunità e la centralità della persona in un’Europa che sta smarrendo il senso della solidarietà, come dimostra purtroppo anche l’esito delle elezioni austriache. “E' un risultato assolutamente preoccupante, allarmante, perché è esattamente il contrario di quello che occorre all'Europa. Oggi dobbiamo assolutamente costruire un'Europa federale, gli Stati Uniti d'Europa per
rilanciare l'economia europea, la competitività del nostro sistema industriale a livello europeo ma soprattutto e per creare premesse di pace nel mondo. Accogliere chi fugge dalla guerra e dalla morte, insieme ai propri figli e ai propri anziani è un dovere dell'Europa. Io credo che il segnale delle elezioni in Austria sia pessimo, e credo che l'impegno del nostro governo e di tutti quelli europei debba essere invece quello di costruire un'Europa dei popoli, un'Europa che metta al centro la dignità e la vita delle persone europee e di chi chiede di entrare in Europa".