FVG, IL COMMERCIO VEDE NERO
Se il 2012 è stato l’anno nero del commercio, il 2013 si preannuncia horribilis. I numeri del primo trimestre, infatti, non lasciano spazio a dubbi se si considera che da gennaio a marzo si è accumulata già la metà delle ore di cassa integrazione rilevate lo scorso anno. Ma a preoccupare non sono i dati pur allarmanti, ma anche l’estendersi della crisi ormai a macchia d’olio: accanto al comparto del tessile e dell’abbigliamento (ultimo, in ordine di tempo, il caso Bernardi) stanno, infatti, entrando in sofferenza anche altri settori della vendita, come, ad esempio, le ferramenta, inesorabilmente legate al destino del manifatturiero e dell’edilizia, e dei servizi, come gli studi notarili e professionali. “E’ chiaro che la situazione è insostenibile e destinata a scoppiare” – commenta il segretario uscente della Fisascat Cisl Fvg (e in corsa per la ricandidatura/questo pomeriggio ci sarà l’elezione), Paolo Duriavig. L’allarme – emerso stamani al congresso regionale della categoria a Magnano in Riviera, con il nazionale Pierangelo Raineri e i segretari della Cisl FVg, Fania, Morassi e Pizzolitto – risulta poi aggravato dall’insufficienza degli ammortizzatori sociali in deroga. “Chiederemo alla Regione – spiega Duriaviag – di implementare la dotazione: se il trend dei lavoratori a rischio dovesse essere confermato, quelli previsti certo non basteranno”. Solamente nei primi tre mesi del 2013, infatti, presso le sedi degli Enti Bilaterali di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste sono stati siglati oltre 150 accordi coinvolgendo circa 500 lavoratori: a luglio questi lavoratori se non sarà rifinanziata la cassa in deroga rischiano di vedere svanire l’unica fonte di reddito.
In questi ultimi quattro anni in Friuli Venezia Giulia si sono persi migliaia di posti di lavoro. Solo nel 2012, per una decina di aziende e 400 dipendenti è stato attivato il contratto di solidarietà, la cassa integrazione straordinaria ha fatto capolino in 10 aziende per oltre 800 lavoratori, mentre i processi di mobilità hanno coinvolto circa 15 imprese per più di 800 addetti, senza contare le aziende che nel frattempo sono fallite o semplicemente hanno chiuso i battenti, lasciando a casa centinaia di persone. "E senza contare – aggiunge ancora Duriavig – i lavoratori, potenziali esuberi, della piccola e media azienda, attualmente parcheggiati in cassa integrazione in deroga per i quali se la cassa non sarà prorogata si aprirà la strada del licenziamento”.
Del resto quello del commercio è un settore in estrema sofferenza: stando ai dati ufficiali, le vendite sono scese tra il 5% della grande distribuzione ed il 20% del comparto tessile/abbigliamento, con punte superiori al 25% per l’auto. E a nulla valgono – per Duriavig – le aperture selvagge dei negozi, che certo non hanno portato boccate di ossigeno all’economia, andando, invece, ad aggravare le condizioni di vita e lavoro degli operatori del settore e ad aumentare i costi di gestione degli esercizi. “In Friuli Venezia Giulia – spiega il segretario – si continuano a progettare nuovi spazi commerciali, eppure la nostra regione presenta una densità di insediamenti doppia addirittura rispetto alla Lombardia nel rapporto tra metri quadrati e abitanti: troppi negozi, troppi centri commerciali e pochi soldi da spendere, questa è la verità”. Molto meglio – per la Fisascat Cisl che ha anche aderito alla campagna “Domeniche no grazie” – sarebbe avviare serie politiche di riqualificazione dei centri storici ed urbani, contro degrado e spopolamento, anziché continuare a prestare il fianco alla speculazione edilizia e agli interessi corporativi”.
Ufficio stampa Cisl Fvg