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FVG. L’ANALISI DELLA CISL SUL MESSAGGERO VENETO

Intervista del Segretario Generale, Giovanni Fania
«La sovranità dei Comuni deve restare intatta, anche se hanno mille abitanti. Meglio una riorganizzazione complessiva della macchina burocratica e una razionalizzazione dei servizi amministrativi. Sulla riforma delle autonomie locali sarebbe meglio se la Regione facesse qualche riflessione in più». Il segretario regionale della Cisl Giovanni Fania è piuttosto esplicito nel bocciare la riforma Panontin che prevede l’aggregazione dei Comuni in 17 ambiti ottimali. Ma Fania dice la sua anche su altri temi di stretta attualità: Pil e ripresa, sanità, consorzi industriali, competitività, infrastrutture. E annuncia che a settembre il sindacato lancerà una proposta ufficiale: un unico gestore autostradale del Nord Est per provare a fare finalmente le infrastrutture che servono, in primis la Terza corsia dell’A4. C’è dibattito sul Pil regionale. Per lei il bicchiere è mezzo pieno o drammaticamente vuoto? «Noi confermiamo i dati di un più 0,5% del prodotto interno in Friuli Venezia Giulia, come ha evidenziato la presidente Serracchiani. C’è una contrazione dei consumi interni, è vero, ma il 50% delle aziende friulane lavora con l’export, compresi i grandi gruppi. Quindi noi teniamo meglio rispetto ad altre aree del Paese. Il nostro sistema poi è completo, c’è un mix di piccola, media e grande industria. Non dimentichiamo che il 10% delle aziende produce il 60% del manifatturiero, e parlo di Fincantieri, Danieli, Electrolux. Il restante 90% realizza l’altro 40% di manifatturiero, in pratica lavorano tanto per l’indotto. Anche l’impatto della crisi sull’occupazione è stato inferiore rispetto al resto d’Italia. Qui si è perso il 5% della ricchezza che c’era nel 2008, in altre regioni è stato bruciato il 10%. Per questi motivi sono d’accordo con la presidente, le prospettive per risalire ci sono. E non scordiamoci che tante situazioni difficili siamo riusciti a tamponarle, penso a Electrolux, Ideal Standard, Mangiarotti, Latterie friulane». Di chi è il merito, a suo avviso? «Merito della politica, e qui entra in gioco il ruolo nazionale di Serracchiani. E poi attore protagonista è stato il presidente di Confindustria regionale Bono, che è pure un manager conosciuto anche all’estero. Positivo l’atteggiamento di Unindustria Pordenone sulla crisi Electrolux, anche a costo di sacrifici. E infine il sindacato ha fatto la sua parte: ci siamo difesi bene in un contesto difficile». Il tema dei prossimi mesi è come ripartire con slancio. Cosa serve adesso? «Questa regione deve provare ad attrarre investimenti stranieri. Le cordate locali, lo abbiamo visto anche per Ideal Standard, latitano. Ci sono tante cose da fare, penso alle infrastrutture, ai trasporti, al potenziamento del sistema portuale, ai treni ad alta capacità. E poi ci sono gli elettrodotti, visto che il costo dell’energia è troppo elevato rispetto ai nostri competitori. Opere necessarie». Ma sull’elettrodotto in Carnia, solo per fare un esempio, c’è una levata di scudi. Come si affrontano queste proteste? «E’ ancora radicata una cultura dell’opposizione a tutto e per tutto. E questo è un aspetto che mi preoccupa, perchè non possiamo restare ancorati al passato. La priorità, per la Regione, è quella di tornare a essere attrattiva, facendosi aiutare da risorse statali e dagli imprenditori privati soprattutto su grandi progetti e grandi infrastrutture». Si parla tanto di Terza corsia dell’A4, ma il futuro dell’opera non sembra così certo. Come se ne esce? «Ritengo che le concessionarie di gestione delle autostrade del Nord Est, dal Passante di Mestre alla Padova-Brescia fino ad Autovie, debbano creare un’unica società. E’ una proposta che la Cisl del Friuli Venezia Giulia lancerà ufficialmente, assieme alla Cisl del Trentino Alto Adige e del Veneto, nel workshop che organizzeremo per fine settembre a Magnano. Solo con un’unità di intenti e forza contrattuale avremo modo di ottenere i finanziamenti dello Stato. Alrimenti il Fvg rischia di restare l’anello debole del Nord Est per quanto riguarda le grandi strade. No al pessimismo. Giochiamo d’attacco, per fare le cose». Intanto la legge sul sistema industriale slitta al prossimo anno. La preoccupa questa frenata? «No, perchè di solito è la fretta che fa i gattini ciechi. Quindi meglio ragionare bene e fare le cose con calma. Tre mesi in più o in meno non fanno la differenza. L’importante è che il piano venga approvato». La Regione ha messo in cantiere diverse riforme. Quella della sanità è al centro di un ampio dibattito. La Cisl cosa ne pensa? «A dire il vero sono un po’ perplesso. Il nostro sistema sanitario è migliore della media europea, il territorio offre molto. Avrei voluto più coraggio, entrando in particolare nel merito del contenimento della spesa. Poi si può ragionare su un modello organizzativo diverso. Abbiamo portato le aziende da 13 a 11, non mi sembra un grande taglio. Noi siamo sempre comunque propositivi, l’importante è che sulla sanità non si accenda una battaglia ideologica. Il diritto alle cure non è nè di destra, nè di sinistra». La giunta Serracchiani tiene molto anche al riordino delle Autonomie locali. La vostra posizione? «In questo caso invito gli amministratori regionali a riflettere. Penso che nessun Comune, neanche il più piccolo, sia disposto a mollare la propria sovranità. E io ritengo che abbiano ragione. Il tema è un altro: come ridurre la spesa, con una riorganizzazione complessiva della macchina amministrativa. E qui lo strumento del Comparto unico diventa decisivo, essenziale. Altrochè superato o da eliminare».