IL FILO DEI DIRITTI PARTE DA MONFALCONE
COMUNICATO STAMPA
L’iniziativa promossa dalla Fim Cisl lancia un ponte con l’India
Pacchetto di proposte per "salvare" gli smantellatori dei giganti del mare.
Focus sul problema globale della sicurezza sul lavoro
E’ un ponte di solidarietà quello lanciato ieri da Monfalcone ai lavoratori di India e Bangladesh, migliaia di workers che ogni giorno, a mani nude e privi di qualsiasi dispositivo di sicurezza, affrontano i colossi del mare, giunti alla fine del loro ciclo di vita, per smantellarli. Uomini, donne, bambini che rischiano quotidianamente la vita, l’esposizione a malattie per sfuggire alla miseria; vengono sfruttati, i diritti fondamentali non esistono.
La denuncia è della Fim Cisl nazionale, che sta portando avanti la campagna promossa dalla Federazione internazionale dei Metalmeccanici (Fism) e che a Monfalcone è approdata con un documentario-shock sui Workers di Alang (India), la più grande "pattumiera del mondo".
Immagini forti dalle quali – coordinata da Gianni Alioti della Fim -scatta la riflessione, ma anche un pacchetto concreto di proposte, perchè se è vero – afferma il sindaco di Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto – che un ragionamento sul tema della sicurezza e degli equilibri globali si impone, è altrettando vero – rilancia il segretario della Cisl isontina, Umberto Brusciano – che ci troviamo di fronte ad una doppia responsabilità: quella di creare sicurezza e quella di esportarla per far crescere le coscienze.
Posta sul tavolo del dibattito la "questione sicurezza", è Emilio Lonati, coordinatore nazionale Fim per Fincantieri, a lanciare le prime proposte. Si parte da una novità, che riguarda da vicino anche Monfalcone, con l’accordo – siglato in queste settimane con la direzione di Fincantieri – con il quale si autorizzano i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (SLR) ed il personale preposto di Fincantieri a vigilare e controllare il rispetto delle norme sull’intera filiera produttiva, anche, dunque, sulle ditte appaltatrici (finora difficilmente controllabili), con il potere di interrompere, in caso di attività pericolosa, il ciclo produttivo. "Si tratta di un tassello importantissimo"– commenta Lonati – focalizzandosi sui problemi di sicurezza legati alle imprese appaltatrici che occupano prevalentemente manodopera extracomunitaria (nel cantiere di Sestri si contano 77 etnie diverse). Sicurezza per i nostri lavoratori, ma anche per quelli di India e Bangladesh: di qui la proposta di Lonati di far sottoscrivere agli armatori un impegno preciso sullo smantellamento delle navi, una sorta di certificazione del rispetto delle norme di legge sulla sicurezza. "Il problema vero rispetto allo smantellamento delle navi – rincara Paolo Maschio, direttore centrale di Fincantieri, ricordando che il 95% delle imbarcazioni vengono demolite in India (73%) e Cina – è quello di rendere gestibile e controllabile il processo, far applicare la normativa e questo anche per poter coniugare interesse economico, sociale e produttivo. Quanto alle proposte concrete suggerite dal dirigente, si va dall’introduzione di "piattaforme verdi di demolizione" ai vincoli di trasparenza da imporre ai passaggi di proprietà delle navi, giudicando l’accordo con gli armatori indicato da Lonati come difficilmente applicabile. Sul fronte "interno" e degli appalti, invece, Maschio non esita: l’appalto – dice in sostanza, auspicando una ripresa della domanda di traghetti, navi passeggeri e militari, pena il mantenimento della struttura produttiva – è uno strumento di gestione essenziale per poter restare sul mercato, ma occorre rendere trasparente e controllabile il rapporto".
Rispetto delle norme, dunque, per Maschio. Norme di sicurezza che, però, sul versante internazione latitano: si parla di dispositivi non applicati, convenzioni non ancora ratificate, deboli o non risolutive. E’ di quest’ultimo avviso il referente della Fism, Rob Johnson, convinto piuttosto della necessità di organizzare sindacalmente i lavoratori (attualmente sono 15mila quelli di Adang legati al Sindacato) anche per sconfiggere lo sfruttamento (in Bangladesh il 40% della forza lavoro proviene da minori).
Una preoccupazione sull’insufficienza delle norme condivisa anche dal coordinatore nazionale della Fit Cisl, Remo Di Fiore che riferisce come centinaia di navi siano pronte ad entrare nel mercato della demolizione, con conseguente crescita dell’offerta di lavoro che accoglierà soprattutto operai non specializzati. Il motivo? Lo stop di navi, ferme con personale a bordo, a causa della crisi (una ventina solo in Italia), che se restareanno senza manutenzione ed attività, saranno costrette ad essere smantellate.
Insomma, "il rapporto tra economia, politica e sociale va rivisto" – conclude Renzo Bellini, presidende dell’Iscos Cisl, l’ente di cooperazione internazionale del Sindacato. Poi l’appello alle imprese affinchè si possa avviare un lavoro di concertazione dove discutere su come aiutare i lavoratori indiani ("Noi – assicura il consigliere di Confitarma, Franco Napp – faremo la nostra parte") e la mano tesa alla Regione Fvg per avviare, con il sostegno dell’Iscos, un progetto specifico sul tema.
Monfalcone, 30 marzo 2010
Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg
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