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IL FUTURO 4.0 NON FA PAURA. FVG, TERRENO DI SPERIMENTAZIONI

E’ dal nuovo libro di Marco Bentivogli “Abbiamo rovinato l’Italia?” che parte la discussione – promossa dalla Cisl Fvg, stamani nella sua nuova sede di Monfalcone – attorno al futuro industriale italiano, ma anche del Friuli Venezia Giulia.
A delinearlo, accanto al segretario nazionale della Fim Cisl, non potevano che esserci i rappresentanti di politica e imprenditori, con al tavolo la governatrice Debora Serracchiani  e il presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti.
Punto di partenza, il “mantra” del libro, ripreso anche dal segretario regionale, Giovanni Fania: “le sfide del futuro vanno comprese e cavalcate, tornando ad osare ed avendo coraggio”. “Non bisogna – sottolinea, in sostanza Bentivogli – lasciare spazio alla paura, pur se spesso è rassicurante. Il Sindacato, come la politica e le associazioni datoriali, devono anticipare il cambiamento, farsene interpreti e lavorare per estendere le opportunità che riserva il futuro”.
Scacciati gli scenari apocalittici che disegnano un mondo del lavoro conquistato interamente dai robot, le sfide da affrontare, guardando senza pregiudizio alla cosiddetta industria 4.0, restano alte, a partire – è il coro unanime – dal saldo di quel gap tra competenze, innovazione e tecnologie che ancora frena lo sviluppo italiano. Via libera, dunque, alla formazione, non tout court, ma come “diritto soggettivo” (così come previsto nel nuovo contratto dei metalmeccanici), da rendere obbligatorio, rilancia Agrusti, nello stesso CCNL. Mano tesa, poi, dell’industriale alla Cisl Fvg, sulla formazione “digitale” dei lavoratori, partendo dal territorio di Pordenone.
Posta l’irrinunciabilità – ribadita con forza da Serracchiani (“Possiamo fare a meno di 700 posti di lavoro della Ferriera di Servola?”) del settore manifatturiero (che va reso compatibile anche con l’ambiente e la salute) per l’economia nazionale e regionale, l’altra grande leva per governare e gestire al meglio il cambiamento, viene proprio dalla contrattazione ed, in particolare, da quella di II livello. L’unica – a detta della governatrice – in grado oggi di superare le enormi disuguaglianze esistenti e di spingere sulla partita del futuro, ovvero il welfare aziendale. Tema – quest’ultimo – su cui spinge l’acceleratore anche lo stesso Bentivogli. E’ incomprensibile – commenta in sostanza – che qualcuno non capisca che di 100 euro  con il ccnl al lavoratore ne arrivano in tasca 56, con la contrattazione di II livello 85 e con il welfare aziendale tutti e 100. “La sfida è il decentramento contrattuale sia aziendale che territoriale, che è decisivo non solo per il lavoro, ma anche perché rappresenta una palestra di democrazia  contro le semplificazioni e il populismo dilagante”.
Per non perdere pezzi importanti (preoccupa, ad esempi, che l’Italia per la prima volta nella sua storia abbia iniziato ad importare acciaio) occorre, dunque, agire su più fronti, andando anche ad aggiornare le attuali relazioni industriali, partendo dai territori e dalle fabbriche. Ed in questa visione – tutti convergono – il Friuli Venezia Giulia può diventare, anche con le sue esperienze già avviate ed eccellenze, terreno fertile per nuove sperimentazioni.