Il futuro della cultura musicale italiana è in pericolo
Fondazione Teatro G.Verdi
Concerto in piazza
sabato 22 maggio
Per più di due anni i rappresentanti dei lavoratori hanno cercato di aprire un confronto con il Ministero per definire i termini di una riforma nell'ambito delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche. Ogni proposta di un dialogo costruttivo è stata rifiutata, si è deciso di intervenire per decretazione d'urgenza.
Il decreto legge respinge di fatto il contributo di coloro che da anni lavorano nel Teatro, in una materia delicata e fondamentale per la cultura italiana e la sua immagine nel mondo.
Il testo non prevede infatti alcun incentivo di natura fiscale per attirare i contributi dei privati, non propone interventi volti a dotare i Teatri di efficienti strutture organizzative, non provvede a garantirne lo sviluppo attraverso un adeguato sostegno finanziario ma si limita a colpire i lavoratori mortificandone la professionalità e introducendo ulteriori ed insostenibili elementi di precariato.
I dipendenti che andranno in pensione non potranno essere sostituiti da giovani preparati che, ancora una volta, non troveranno gli sbocchi occupazio- nali attesi, e nella migliore delle ipotesi si troveranno costretti a cercare lavoro all'estero. Un lavoro che richiede una formazione severa e costante sin dall'età scolare. Per questo motivo i provvedimenti si ripercuoteranno sull'intera strut-tura della formazione musicale e coreutica (licei musicali, conservatori, accademie) con ulteriori perdite di posti di lavoro e conseguenti danni irreversibili alla struttura economica e produttiva del Paese.
Abbattendo la formazione e il ricambio generazionale, si impedisce al teatro e a buona parte della cultura italiana di tramandare se stessa. Ogni riferimento alla Cultura come materia d'interesse nazionale è stato infatti eliminato nell'ultima stesura del decreto.
Se non si accetterà il nuovo contratto nazionale (assolutamente penalizzante per i lavoratori), gli stipendi saranno decurtati già dal prossimo anno e gli organici saranno impoveriti, con la conseguente sparizione dei corpi di ballo, per i quali non è garantita alcuna certezza di un dignitoso trattamento pensionistico.
Per giustificare la decretazione d'urgenza, i mezzi d'informazione hanno diffuso dati assolutamente lontani dalla realtà: si è parlato stipendi che sono il doppio di quelli reali a fronte di orari che sono meno della metà di quelli praticati.
Se i provvedimenti contenuti nel decreto fossero messi in atto verrebbe posta una pesante ipoteca sul futuro della musica lirico-sinfonica in Italia e sulla stessa sopravvivenza del Teatro Verdi, che nella sostanza si identifica con i suoi lavoratori di ogni settore e nel secolare patrimonio di capacità e di saperi da cui prende vita ogni spettacolo proposto alla nostra città.
Facciamo appello alla solidarietà del nostro Pubblico e della Cittadinanza intera affinché difenda con noi una delle sue istituzioni più antiche ed importanti, una delle sue più rilevanti realtà produttive ed occasione di crescita culturale, civile ed economica per la Trieste di oggi e di domani.
FISTel CISL Friuli Venezia Giulia
Flavio Dambrosi