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Il sindacato denuncia immobilismo e strumenti regionali inadeguati

Muradore: "Salviamo il nostro tessuto produttivo e l’occupazione".
In vista intese con Confartigianato e Api

Non è certo con l’immobilismo o con gli strumenti sino ad oggi approntati che si uscirà da una crisi che continua a mordere e che – secondo la Cisl dell’Udinese e Bassa friulana, oggi riunita in consiglio – non frenerà nemmeno il prossimo anno. A suggerirlo sono i dati aggiornati a marzo, con – nella sola provincia – 1,3 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione, tra ordinaria e straordinaria, a fronte dei 3,2 milioni del primo trimestre 2010. Numeri di sofferenza che rappresentano oltre la metà di quelli regionali, se si considera che a marzo il Friuli-Venezia Giulia ha registrato 2,2 milioni di ore (6,1 ml nel trimestre), con un aumento esponenziale della cassa straordinaria, che ha iniziato ad interessare, accanto agli operai, anche gli impiegati.

E ad aggiunere benzina sul fuoco sono anche la percentuale sull’export, indice di ricchezza del territorio, che continua il suo trend di caduta segnando tra novembre e gennaio un – 19,5% (-25% per tutto il 2009). "Occorre rimboccarsi le maniche" – spinge il segretario Roberto Muradore, rivolgendosi alle Istituzioni, "lontane" dal mondo del lavoro, dalle imprese e dal tessuto produttivo. "A questa crisi – sostiene il sindacalista – non si sta rispondendo in modo adeguato: il pacchetto di interventi messo sul tavolo sta risultando inadeguato, con il rischio di aver perso un anno".

Quello che la Cisl chiede è una rimodulazione dell’offerta che le Istituzioni porgono al mondo del lavoro, dagli aiuti finanziari fino allo snellimento delle procedure per aprire nuove realtà aziendali. "Quello che manca – spiega Muradore, anticipando la ricerca di intese con Api e Confartigianato, dopo il patto con la Confindustria locale – è un collegamento reale tra il nostro sistema produttivo, prevalentemente manifatturiero e la politica, sorda agli stimoli, basti pensare che nessuno dopo lo sciopero del 19 marzo ha bussato alla porta per proporre idee e soluzioni ed interpretare i segnali di profondo disagio lanciati".

Soluzioni a partire dallo sblocco dei cantieri e delle opere pubbliche, delle infrastrutture, ferme al palo, assieme a centinaia di milioni bloccati, ma anche da un ritrovato ruolo di Friulia. Tuttavia – per la Cisl dell’Udinese e Bassa friulana – la ripresa passa anche attraverso servizi efficaci, investimenti mirati in scuola, sanità e politiche attive per il reinserimento dei lavoratori.

"Quello che chiediamo ormai da un anno alla Regione – aggiunge il segretario generale della Cisl Fvg, Giovanni Fania – è l’apertura di un apposito tavolo per affrontare con una progettualità la crisi che sta declinando verso il peggio". "Gli strumenti di sostegno alle imprese adottati sono vecchi, pensati per le crisi industriali degli anni Sessanta e Settanta e certo non efficaci per rispondere ad una crisi inedita e straordinaria".

Urge, dunque, per la Cisl regionale un confronto con tutti gli attori del sistema: politica, Sindacati, Industriali perchè altrimenti il rischio è che si continuino a perdere posti di lavoro (in Italia siamo già a 700mila): posti di lavoro che non verranno recuperati perchè colpiscono le fasce più deboli più difficili da ricollocare e ad alto rischio di emerginazione sociale e sulle quali bisogna interventire in modo deciso".

Udine, 16 aprile 2010

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg