Il sindacato fa squadra, di Giovanni Fania
E’ di questi giorni il tema dell’unità sindacale: la questione dei rapporti tra le organizzazioni che rappresentano i lavoratori è destinata a riproporsi ciclicamente, come è evidente soprattutto nei momenti in cui le differenze di visione e approccio alle problematiche sono più sensibili o quando le condizioni strutturali del paese o del territorio di riferimento richiederebbero un’azione congiunta decisa. Il dibattito, partito qualche giorno fa da Rimini, non può che declinarsi anche a livello a locale con qualche doverosa considerazione.
La prima riguarda proprio le differenze, ovvero il bisogno di rivendicare la diversità di ciascuno, a garanzia di un sindacato pluralista, davvero rappresentativo di tutti. Come Cisl, infatti, riteniamo che un sindacato forte possa nascere ed essere alimentato soltanto dal dibattito, prima di tutto interno, ma anche esterno; non, invece, dalla miopia di opinioni che non trovano sfogo nel confronto.
Un confronto che talvolta può assumere anche toni serrati, come dimostrano, per esempio, le diverse posizioni sul tema caldo dell’arbitrato, con la Cisl, assieme alla Uil, schierata a favore della libertà e della volontarietà della scelta del lavoratore rispetto allo strumento di conciliazione delle controversie, così come accade nella stragrande maggioranza dei paesi europei.
La seconda considerazione riguarda gli obiettivi da raggiungere. Se è vero che il pluralismo delle opinioni è senz’altro un fatto da salvaguardare ovvero un valore aggiunto dell’esperienza sindacale italiana – e la Cisl lo sa bene perché tale valore è fondante nel suo statuto – è altrettanto vero che la tendenza all’unità dell’azione deve rimanere un punto da perseguire con determinazione, guidati da quel senso di responsabilità, baricentro dell’iniziativa delle forze sociali.
Pur nelle differenze che anche qui in Friuli Venezia Giulia accompagnano le vicende sindacali, mai come ora occorre fare squadra, appellandoci ciascuno al senso di responsabilità che ci contraddistingue. Le sfide che ci attendono, quelle di oggi, ma soprattutto quelle di domani, sono complesse e per certi versi inedite, tanto da pretendere uno sforzo congiunto altrettanto inedito e sicuramente straordinario.
Uno sforzo di tale misura – va detto – è già stato fatto in questi mesi con risultati tutto sommato positivi, nel quadro di una crisi senza precedenti anche per quanto riguarda la nostra regione. Grazie all’unità di Cgil, Cisl e Uil e alla credibilità vantata dal sindacato nei confronti sia della Regione sia degli industriali, il Friuli Venezia Giulia, per esempio, è stato il primo ad aver attivato gli ammortizzatori sociali in deroga (ma anche i contratti di solidarietà) che hanno consentito una tutela tempestiva a tutte quelle migliaia di lavoratori fuoriuscite dal mercato del lavoro. Certo non possiamo accontentarci: l’unità, la nostra forza contrattuale, la capacità di raccogliere tutti i soggetti non possono essere spese soltanto a favore di interventi tampone pur necessari. Le energie di un sindacato ancora vivo e vitale vanno incanalate nell’incoraggiare quelle che sono le politiche attive del lavoro, la formazione, il reinserimento nel mercato delle figure professionali fuoriuscite, delle donne, favorendo anche la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Occorre puntare a due obiettivi secondo noi strategici: la costituzione del tanto atteso tavolo di crisi e la definizione della prossima manovra finanziaria.
La diminuzione delle ore di cassa integrazione autorizzate in aprile non ci fa abbassare la guardia: 1,5 milioni di ore di Cig restano per noi un dato allarmante, assieme all’aumento della cassa straordinaria e al diffondersi degli ammortizzatori sociali anche agli impiegati, oltre che agli operai, accanto, solo per citare un’altra percentuale critica, al tasso di abbandono scolastico che nella nostra regione viaggia attorno al 6,5%. Come Cisl diciamo che è venuto il momento di sederci a un tavolo e pianificare il nostro futuro, disegnando la prossima manovra all’insegna degli investimenti di prospettiva, degli interventi coraggiosi, che oggi mancano, a partire dal taglio delle realtà ridondanti e dalla riorganizzazione strutturale degli enti esistenti, come, per esempio, i quartieri fieristici e consortili. Per ripartire occorrono lungimiranza e visione: il sindacato e la Cisl, come sempre, faranno la loro parte.