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Intervista al segretario Cisl Alto Friuli, Franco Colautti

Pubblicata su "La Voce della Montagna"

Siamo a colloquio con Franco Colautti, Segretario generale della Cisl Alto Friuli. Com’è la situazione in Alto Friuli?

Come accaduto anche nel passato, la crisi ci ha raggiunti qualche tempo dopo rispetto agli altri ma sta colpendo duro anche da noi e, purtroppo, prevediamo che anche il 2012 sarà un anno difficile.

Quali sono le aree di difficoltà?

La crisi ha colpito trasversalmente tutti i settori produttivi ma in particolare modo il manifatturiero e l’artigianato; anche il commercio ha subito la contrazione dei consumi della famiglie.
L’edilizia ha pagato poi un prezzo elevatissimo per il blocco degli investimenti pubblici.

Si sente infatti parlare di risorse ferme nel sistema pubblico.

Sì, è vero. Come sindacato abbiamo più volte segnalato e denunciato che molte sono le opere pubbliche immediatamente cantierabili per le quali sono già disponibili le risorse.
Il loro avvio consentirebbe di dare ossigeno all’intero sistema.

Ci sono realtà meno interessate dalla crisi?

Per fortuna sì. Penso alle cartiere, che nell’Alto Friuli rappresentano un importante comparto produttivo ed occupazionale; ad Automotive di Tolmezzo, a Modulblok ed Eco di Amaro, alla Lima di San Daniele, per citarne solo alcune.

Come hanno affrontato la crisi le imprese?

Innanzitutto alleggerendosi attraverso la non conferma dei contratti a tempo determinato; riducendo il ricorso al lavoro somministrato e rinunciando agli appalti di servizi all’esterno (in gran parte affidati a cooperative); poi facendo ricorso agli ammortizzatori sociali Cig, Cigs, contratti di solidarietà, ecc.
Qualcuna però non ce l’ha fatta: presso il Tribunale di Tolmezzo nel periodo settembre 2010 – agosto 2011 sono stati gestiti 24 fallimenti cui si devono aggiungere quelli relativi ad altre aziende del Comprensorio ma di competenza del Tribunale di Udine.

A proposito del Tribunale di Tolmezzo cosa ci può dire?

La preoccupazione relativa ad una eventuale chiusura degli uffici giudiziari di Tolmezzo è forte.
Infatti la Legge Delega 148/2011 in tema di razionalizzazione e riorganizzazione sul territorio Nazionale degli uffici giudiziari, delega il Governo ad emanare uno o più decreti legislativi al fine di realizzare risparmi di spesa ed incrementi di efficienza.
La Cisl non è contraria ad alcuna riorganizzazione, purchè si ottenga attraverso un confronto serio con l’Autorità politica, tenendo conto di criteri obbiettivi ed omogenei (estensione del territorio, numero degli abitanti, carichi di lavoro, specificità territoriale del bacino di utenza anche in riguardo al tasso di impatto della criminalità organizzata).
Di sicuro non è il caso degli uffici giudiziari di Tolmezzo.
Da troppo tempo i suddetti uffici lavorano in situazione di grave precarietà dettata soprattutto dalla carenza di personale e da un continuo aumento dei carichi di lavoro.
I dati dell’attività del Tribunale dimostrano che, il Governo laddove decidesse di inserire Tolmezzo tra gli uffici da chiudere effettuerebbe solo un taglio lineare inutile su un Amministrazione Giudiziaria virtuosa.
Per non parlare inoltre della presenza della Casa Circondariale di Tolmezzo, un Istituto di massima sicurezza in cui vige il regime di 41bis.
Un’altra forte preoccupazione della Cisl, in caso di chiusura degli uffici giudiziari è dettato dal ridimensionamento dell’indotto economico che ruota intorno al palazzo di Giustizia e che verrebbe, inevitabilmente, a mancare senza dimenticare l’aggravio di costi che verrebbe posto a carico dell’utenza costretta a spostarsi.
La Cisl si batterà affinchè il Governo, nella stesura dell’individuazione della nuova geografia giudiziaria mantenga, definitivamente, il presidio del territorio montano.

Parliamo ora del Comprensorio.

Il comprensorio Cisl dell’Alto Friuli ha festeggiato quest’anno il trentennale della sua costituzione.
Trent’anni di cui siamo orgogliosi, sia per i risultati di crescita ottenuti ma, soprattutto, per il legame che si è instaurato con il territorio e la sua gente.
Trent’anni di storie di donne e uomini che si sono impegnati a favore dei più deboli, dei meno tutelati, diventandone così importante punto di riferimento.

Quindi una scelta valida?

Non abbiamo dubbi.
La Cisl crede molto nella valorizzazione del livello territoriale – si pensi alla riforma del sistema contrattuale da noi fortemente voluto – ed il Comprensorio dell’Alto Friuli rappresenta quindi un potenziale sistema policentrico di ambiti locali, che attraverso il potenziamento della collaborazione possono fare “massa critica”, sul piano della valorizzazione ambientale, sociale ed economica.
Questo, anche nella prospettiva di superare il sempre più ampio squilibrio tra le prospettive di sviluppo esistenti tra l’ambito montano della regione e le aree urbane e di pianura, a vantaggio della coesione e della competitività dell’intero spazio regionale,

Quali azioni intendete mettere in campo per il prossimo futuro?

Come Cisl Alto Friuli abbiamo più volte ribadito che proporremo vengano posti al centro dell’attenzione cinque elementi che riteniamo fondamentali per un corretto, equilibrato e solidale sviluppo del Comprensorio: lavoro, montagna, integrazione, riforme e famiglia.

Iniziamo dal lavoro.

Come dicevo prima, forte è la nostra preoccupazione per il futuro dell’economia nel nostro Comprensorio e nel nostro Paese: un allargarsi della platea delle imprese in sofferenza (non solo a causa di difficoltà di mercato o produttive ma anche dovute al sistema creditizio) ed un rischio fortissimo di espulsione definitiva di manodopera dal mercato del lavoro, in particolare femminile, senza molte prospettive di rientro.
Fenomeno quest’ultimo che va correlato anche alla carenza di vere politiche per la famiglia che troppo spesso “aiutano” le donne a scegliere fra le necessità di cura famigliare ed il lavoro.
A questo si affianca il perdurare dell’incapacità del sistema di attuare un efficace orientamento professionale ai giovani per il loro futuro e le difficoltà di realizzare vere politiche attive del lavoro per chi lo perde o cerca di cambiarlo.
La Cisl Alto Friuli, sottoscrivendolo, ha condiviso con le altre forze sociali ed economiche il documento “Obiettivo Friuli” dell’1 dicembre 2010, prodotto dal Comitato Provinciale per l’Economia e il Lavoro, contenente alcune proposte e suggerimenti che vanno nella direzione di affrontare con concretezza le tematiche del lavoro e dello sviluppo.

Riguardo alla questione infrastrutture che opinione ha la Cisl Alto Friuli?

La vocazione della nostra Regione è legata alla sua posizione nell’Europa centro-orientale ed al ruolo di collegamento sulle direttrici est-ovest e nord-sud lungo le principali reti transcomunitarie.
Il completamento del sistema infrastrutturale, da un lato, ed il suo potenziamento, dall’altro, attraverso la valorizzazione del sistema portuale e l’integrazione con la rete ferroviaria e stradale a monte, rappresentano interventi indispensabili e non rinviabili per assicurare prospettive concrete di efficienza e di funzionalità all’obiettivo di realizzare la piattaforma logistica regionale.
In questo contesto il progetto per lo sviluppo della portualità regionale avanzato da Unicredit – Banca Intesa e Maersk rappresenta la priorità strategica per il rilancio dell’attrazione della portualità regionale ed una opportunità da non mancare anche per il nostro Comprensorio.
Come Cisl Alto Friuli abbiamo sottoscritto un documento comune a sostegno della realizzazione del progetto che viene giudicato come la chiave di volta strategica per consolidare la posizione di centralità della Regione nell’intreccio delle principali reti comunitarie, dalla dorsale Baltico Adriatico largamente già realizzata nel suo tratto adriatico-alpino, al Corridoio V che presenta tempi più lunghi di attuazione.
Il rischio di emarginazione, se questa occasione non viene colta con azioni ed iniziative concludenti ed il coinvolgimento convinto del Governo, è reale di fronte all’avanzamento di progetti che, assumendo direttrici diverse, depotenzierebbero quantomeno, se non arrivando alla sua compromissione, il ruolo di cerniera svolto storicamente dalla Regione.
Del pari occorre decidere in tempi brevi sul completamento della Sequals – Gemona, tenendo conto delle preoccupazioni ed osservazioni delle comunità locali coinvolte ma avendo presente che quest’asse viario rappresenta una necessità per collegare in maniera rapida le aree produttive dell’Alto Friuli con il resto del sistema.

Ci dica qualcosa sulla vicenda Pramollo. Sappiamo che anche il sindacato ha condiviso il progetto.

Insieme a Cgil e Uil, abbiamo condiviso che il Progetto Pramollo è un’opportunità importante come spinta iniziale a tutta l’economia della valle grazie anche alla novità della compartecipazione di privati investitori.
C’è la possibilità concreta di creare posti di lavoro in una vallata che viene riconosciuta dalla stessa Regione un’area nella quale sussiste una grave crisi occupazionale dovuta alla perdita di un numero rilevante di posti di lavoro nei settori degli spedizionieri e dell’autotrasporto, conseguente alla caduta dei confini. Si tratta di una crisi che perdura ancora oggi in conseguenza dell’ulteriore allargamento della UE ad altri Paesi dell’Est Europeo.
Abbiamo anche invocato che la Regione dimostri coerenza con la politica di tutela della montagna e con la necessità di "fare sistema" e pensare ad un turismo di "comprensorio" e non dei singoli poli, per poter competere finalmente con altre zone dell’arco alpino più blasonate, ma alle quali la montagna friulana a livello paesaggistico non ha niente da invidiare.
Fare rete e sistema è, secondo noi, la scommessa vincente per tutti.

Riforma delle autonomie locali. Tema caldissimo.

La scelta del livello istituzionale cui affidare il compito nevralgico e fondamentale di gestire la programmazione e lo sviluppo dell’area montana regionale, è il vero nodo attraverso cui passerà il successo o l’insuccesso del processo di revisione del sistema delle Autonomie Locali.
Non mera ripetizione delle competenze dei Comuni o delle Provincie (sulla cui sorte è avviato il dibattito), non affidamento a soggetti troppo vasti per poter rappresentare il necessario passo in avanti rispetto all’esperienza, non tutta da gettare, delle Comunità Montane.
Un processo avviato con la Legge Costituzionale 2/93, rispetto al quale la Cisl aveva riposto grande speranza ed avanzato proposte concrete, ma non ancora portato a compimento.
Ineludibile è quindi procedere con determinazione in questa direzione perché siamo convinti che questo sia indispensabile.

Che risposte si attende la Cisl dalla riforma?

Le risposte che la Cisl Alto Friuli chiede rispetto alla riforma sono trasversali, a partire da quelle che riguardano la stessa gestione del territorio, sul quale gravitano troppi soggetti con potere decisionale, che svolgono spesso i medesimi compiti, con un aggravio di costi ormai insostenibile ed inevitabili interferenze e sovrapposizioni che riducono la capacità complessiva dell’intero sistema.
La crisi, ed il suo perdurare, a prescindere dai motivi che l’hanno generata, ha reso ancora più evidente che occorre ridurre i livelli istituzionali e decisionali per renderli rapidi, efficienti e rappresentativi delle necessità sia dei cittadini che delle imprese, per consentire così di dare risposte in tempi certi e rapidi.

Unione dei comuni montani: una soluzione?

In questo contesto generale, dopo il commissariamento delle Comunità Montane, l’approvazione della Legge Regionale di riordino e semplificazione dell’ordinamento locale in territorio montano e la previsione dell’istituzione delle unioni dei comuni montani rappresenta il primo passo concreto verso l’avvio del processo di riforma più vasto che dovrà riguardare però l’intero sistema regionale delle Autonomie Locali.
Come abbiamo sempre detto, questo riordino sarà possibile solo garantendo una vera salvaguardia dell’identità e del valore delle Comunità Locali, rappresentandole e tutelandole.
Solo così riteniamo si possa costruire un vero percorso condiviso di riforma.

Il processo di riforma ha riguardato anche Agemont. Con che risultato secondo la Cisl?

La norma approvata è positiva e ci auguriamo quindi che Agemont riprenda rapidamente a pieno regime il ruolo di motore dello sviluppo economico che ha svolto in passato per l’intero territorio montano, aiutando i nostri giovani a trovare sbocchi di lavoro interessanti e contribuendo così a frenare i noti fenomeni di spopolamento.
Il ruolo di Agemont per lo sviluppo della montagna è fondamentale, soprattutto in questo momento, dove, dalle ceneri della crisi, è necessario lavorare, ora e presto, per costruire un futuro per queste nostre terre in sinergia e collaborazione con imprese, forze sociali ed Autonomie Locali.

Si sta discutendo molto anche del progetto di riforma del sistema sanitario regionale.

Come Cisl dell’Alto Friuli abbiamo sempre sostenuto che è solo sul territorio e con il territorio che si può realizzare un efficace modello di sistema socio – sanitario e sociale vicino al cittadino – utente.

Una riforma necessaria?

Il nostro sistema sanitario, oggi caratterizzato da standard di qualità sostanzialmente buoni, rischia nell’immediato futuro di presentare difficoltà sotto il profilo economico, considerato l’aumento della popolazione anziana e la crisi perdurante che verosimilmente comporterà una drastica riduzione delle risorse a disposizione.
In questo quadro complessivo si pone come necessario ed urgente un percorso di riforma capace di razionalizzare il sistema sanitario regionale, salvaguardando però la qualità del servizio ed i livelli delle prestazioni, oltre che occupazionali.
Come Cisl siamo disponibili a confrontarci su tutte le ipotesi di riordino, senza alcuna preclusione, purchè si delineino con chiarezza e con il concorso delle parti sociali le linee strategiche attraverso cui ridisegnare il futuro modello regionale, partendo dall’integrazione tra prestazioni sanitarie ed assistenziali.

Quindi quali le priorità?

Bisogna diminuire gli sprechi e razionalizzare la spesa partendo da un’accurata analisi sui veri costi della sanità regionale.
Fatto salvo il principio di universalità che deve continuare ad essere il pilastro di tutto il sistema sanitario, diversi sono gli interventi da mettere in campo con urgenza: la razionalizzazione della spesa farmaceutica, il consolidamento/rafforzamento dei Piani di Zona, contestualmente al rilancio dei distretti quali "luoghi" fondamentali per l’organizzazione dei servizi di assistenza primaria, ambulatoriale e domiciliare.

E per le politiche socio-assistenziali?

Al pari, vanno definiti interventi specifici per dare risposte concrete all’aumento della domanda di prestazioni di lunga durata, determinate dall’incremento della popolazione non autosufficiente. In particolare occorre stabilire forme di aiuto concrete e sollecite, fondate sul principio di leale collaborazione, sulla garanzia dei livelli essenziali di assistenza, sull’equità delle prestazioni.
Nella stessa ottica vanno accellerati i percorsi per la riqualificazione e riclassificazione delle case di riposo.
Resta poi aperto il problema dell’abbattimento delle rette, che va risolto con urgenza anche introducendo il criterio dell’Isee legato alla gravità dell’ospite.

Una o più aziende?

Se quanto sopra affermato è vero, ed in forza dei ragionamenti fatti per l’assetto istituzionale, l’idea di un soggetto coincidente con il comprensorio nella nostra accezione, potrebbe rappresentare il possibile completamento e saldatura di un vero sistema territoriale che sia in grado di fare programmazione e sviluppo ed anche di gestire il vivere e lo stare bene.
Questa ipotesi di lavoro per la Cisl Alto Friuli non è nuova. Era già stata lanciata nel1992.
Nella sua piattaforma, ritornata, o mai passata, di moda, si proponeva di costituire un bacino comprendete le vecchie Usl 3, 4, 6 e parte della 7, per dare corpo ad un circondario “carico di potenzialità, sul quale la nostra gente possa intravvedere un ruolo forte nella sua partecipazione alle scelte istituzionali” accomunando gli interessi della montagna e della pedemontana senza metterne in discussione le diverse peculiarità che, in questo caso, diventerebbero dei valori e delle opportunità.
Un contenitore che metta quindi in rete le strutture esistenti e tragga vantaggio delle positive esperienze di integrazione fra sanitario e sociale attuate nel nostro Comprensorio grazie ad un importante lavoro dei Distretti e degli Ambiti Socio Assistenziali che hanno saputo dare avvio ad un vero processo di integrazione territoriale.

Scuola in montagna: a che punto siamo?

Per affrontare in maniera seria l’argomento del dimensionamento delle rete scolastica è necessario contemperare il rispetto delle norme con le specifiche esigenze del nostro territorio.
Raggiungere gli obiettivi di contenimento della spesa pubblica non va fatto senza valorizzare il ruolo importantissimo ed insostituibile della scuola nella preparazione delle nuove generazioni al futuro; per fornire loro saperi e competenze indispensabili per ridurre lo scarto esistente tra sistema scolastico e sistema economico.
Solo la sinergia degli investimenti, culturali ed economici, può garantire la formazione di quel capitale umano che è la prima ricchezza di un territorio, specialmente in un contesto montano caratterizzato da un’alta frammentazione che ha indebolito gli insediamenti tradizionali.
Come Cisl Alto Friuli, in sintonia con la Cisl Scuola territoriale e regionale, consideriamo elementi nevralgici per il nostro territorio: la salvaguardia di tutte le sedi di scuola dell’infanzia; la definizione dei punti di erogazione della rete scolastica della scuola di base accorpando sedi di scuola con un piano programmatico condiviso con gli Enti Locali; la tutela dei punti di erogazione del servizio scolastico, scuole primarie e secondarie di 1° grado, con sedi in comunità con patrimonio linguistico e culturale specifico; la garanzia, per le scuole soggetto di riorganizzazione dei punti di erogazione del servizio, del mantenimento dei tempi scuola in atto, del servizio mensa; il mantenimento delle progettualità innovative già avviate e consolidate da esperienze pluriennali.

Il tema dei servizi.
In tempi di grandi cambiamenti, mentre il mondo attraverso la globalizzazione diventa piccolo, il nostro “piccolo mondo”, le valli, i paesi, le borgate delle nostre montagne, sono sempre più abbandonate a se stesse.
Questi luoghi vedono ridurre costantemente la rete di servizi: tutto chiude, riduce, razionalizza, trasferisce: scuole, tribunale, poste, banche, negozi.
Non possiamo accettare che il loro destino sia solo quello di diventare un gigantesco albergo diffuso.
La montagna non è una “zona marginale”: è un luogo di legami, di storie, di economie, degne di rispetto ed attenzione, non solo di pensiero ma anche, e soprattutto, strutturale.
Occorrono quindi politiche, a tutti i livelli, che consentano e garantiscano alle nostre comunità locali opportunità e servizi affinché si interrompa il processo di svuotamento dei paesi.

Infine, a conclusione di questa chiacchierata, quale messaggio si sente di dare in occasione del Natale?

A nome della Cisl dell’Alto Friuli vorrei lanciare un messaggio di solidarietà e di speranza. E’ necessario mettere da parte l’individualismo e passare, come bene ha detto il nostro Arcivescovo, alla solidarietà.
Una vera solidarietà, non solo di facciata, per andare avanti tutti insieme, senza perdere nessuno lungo la strada.
Anche la Cisl si sente chiamata a questa responsabilità.