ITALCEMENTI, DALL’ASSEMBLEA VIA LIBERA ALLE AZIONI DI PROTESTA
Si è tenuta l’assemblea sindacale alla Italcementi di Trieste in presenza delle RSU di stabilimento e delle segreterie territoriali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. All’ordine del giorno gli esiti dell’incontro voluto dall’azienda con il Coordinamento Nazionale RSU e le Segreterie nazionali del settore, in data 1 agosto 2013 con la presentazione di richiesta di modifiche all’accordo del 14 gennaio 2015, chiamato dall’Italcementi :“Progetto 2015”.
L’Italcementi chiede la chiusura degli stabilimenti di Monselice(PD), Scafa(PE) e Broni(PV), entro il 1 gennaio del 2014 e non nel 2015 come concordato nel precedente accordo. Inoltre per lo stabilimento triestino è stata preventivata una nuova, ulteriore riduzione del personale. Con l’ accordo sottoscritto a gennaio, infatti dalle attuali 77 unità ne sarebbero dovute rimanere solo 35, a gennaio 2015, ma con il nuovo “piano” aziendale queste si ridurrebbero solamente a 15-18 unità. Già ora, tra l’altro, a Trieste stanno lavorando solo il 50% dei dipendenti in forza, per effetto della Cassa integrazione straordinaria in atto. L’azienda dice di non essere più in grado di mantenere l’accordo preso 4 mesi fa, visto il perdurare della crisi del settore.
Durante l’assemblea è stata illustrata la proposta della modifica di accordo presentata dalla Direzione Italcementi, presentazione svoltasi a Roma al 1° di agosto dove erano presenti due nostri delegati, che ha lasciato sgomenta la delegazione delle RSU, in quanto, nelle previsioni, questo incontro doveva essere una riunione di verifica dell’andamento del “Progetto 2015”.
Nell’assemblea in corso è stata evidente la contrarietà da parte dei lavoratori alla nuova richiesta di accordo.
Mentre era stato riconosciuto l’accordo del 14 gennaio firmato alla presenza delle RSU Nazionali e delle segreterie Nazionali della Feneal Uil Filca Cisl e Fillea Cgil, che già peraltro prevedeva il dimezzamento degli attuali dipendenti, la nuova proposta viene percepita dai lavoratori triestini come una prospettiva di chiusura dello stabilimento, forse non immediata ma definitiva.
Contemporaneamente oggi a Roma era programmato un incontro tra una delegazione sindacale dello stabilimento di Scafa con Il ministro Gaetano Quagliariello ed il sottosegretario Giovanni Legnini , alla presenza delle Segreterie nazionali delle OO.SS. e delle istituzioni di Pescara e della Regione Abruzzo.
Un mese fa, per una quindicina di giorni, i lavoratori della cementeria di Vibo Valentia si sono “accampati” per protesta sopra ad un silos, per loro è già stata prospettata la chiusura.
Due giorni di sciopero si sono già tenuti nella cementeria di Monselice ottenendo l’interesse del Presidente della Regione Veneto Zaia.
Le maestranze di Trieste si sono quindi impegnate a portare avanti azioni di protesta, come sta già succedendo nelle cementerie nel territorio nazionale, iniziando immediatamente con un breve sciopero. Subito dopo l’assemblea, infatti, c’è stato un sit-in fuori dai cancelli della fabbrica e lungo il piazzale adibito alla sosta dei camion, oltre ai lavoratori che attualmente stavano lavorando erano presenti anche quelli che sono attualmente in Cassa Integrazione straordinaria.
Nelle prossime settimane verranno avviate altre forme di protesta, sia in previsione di un incontro programmato a Roma tra la Direzione Italcementi e le rappresentanze dei lavoratori di tutti i cementifici italiani del gruppo, sia per chiedere un tavolo con i rappresentanti delle Istituzioni.
Non è chiaro infatti quali siano le intenzioni della Italcementi, una multinazionale che, dopo avere predisposto un programma di riduzione del personale e dei siti produttivi con uno studio proiettato per i prossimi due anni, ora vuole rivedere o “correggere” i programmi appena pianificati.
Con questa operazione Trieste perderebbe, per l’ennesima volta, uno stabilimento produttivo, senza che ve ne siano di nuovi, togliendo ancora possibilità di lavoro al nostro territorio.
Le RSU Italcementi
Le OO.SS. Territoriali Feneal-Uil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil