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La Cisl apre le porte all’Azienda unica «purché si risparmi»

Intervista di Giovanni Fania rilasciata a Il Piccolo
TRIESTE Si dice favorevole all’azienda unica, «ma solo se ci saranno davvero risparmi». E se quei risparmi «verranno investiti sul territorio, sulla sanità come sul welfare». Giovanni Fania, segretario regionale della Cisl, spiega di non preoccuparsi più di tanto dei contenitori. «Quello che conta sono i risultati e, per arrivarci, in Friuli Venezia Giulia è urgente un riequilibrio delle risorse: i servizi periferici vanno potenziati, è lì che possiamo migliorare nel benessere dei cittadini». Con una premessa fondamentale: «Il settore socio-sanitario non deve essere visto come un costo ma come una risorsa. Stare bene, stare meglio, è un vantaggio anche economico per la società». Renzo Tondo sembra tenere la barra dritta verso l’azienda sanitaria unica. Che ne pensa? Sono di sicuro favorevole ai processi di riforma del sistema sanitario. Perché è inutile farci illusioni che le cose possano andare avanti così per troppo tempo. Così come? Con una spesa sanitaria che cresce per servizi e prodotti al ritmo di tre volte la normale inflazione, al punto da pesare per il 53-54% sul bilancio regionale. O la si tiene sotto controllo o il sistema andrà fuori controllo. Qualcosa si sta facendo. I contratti, per esempio, sono congelati. Appunto, mica possiamo pensare che il blocco duri chissà quanto. Impensabile che gli stipendi restino fermi a lungo, già nel 2013 li di dovrà ridiscutere. E teniamo pure conto che, al momento, c’è un ritardo del turnover imputabile al rinvio di assunzioni per il fatto che alcune figure professionali non si trovano. Torniamo alla domanda principale: favorevole all’azienda unica? Premesso che oggi, con più una decine di strutture, ci sono troppi dirigenti, troppi direttori, troppi vicedirettori, non tifo per uno, due o tre. La questione è operativa e oggettiva: attendiamo lo studio della Regione sperando che, sul percorso, non ci siano poi troppi condizionamenti da parte delle lobby che, in sanità, spesso incidono. Sarei favorevole all’azienda unica, e quindi approverei la proposta del presidente Tondo, nel caso in cui mi dimostrassero che quel modello è al risparmio ma, al tempo stesso, funzionale. Come potrebbe funzionare bene nella sua visione? Se il servizio risultasse più efficiente. E se le risorse venissero investite solo su sanità e welfare, e soprattutto sul territorio. La legge 13, quella di 15 anni fa, prevede il 55% al territorio, il 50% agli ospedali, il 5% sulla prevenzione. Allo stato attuale, visto che alcune aziende territoriali gravitano sugli ospedali e altre no, e quindi i riparti sono a macchia di leopardo, non si capisce come sono distribuiti i fondi. Di certo il territorio ha bisogno di un rafforzamento. Più territorio e meno acuzie? Certamente sì. Potenziare il territorio significa lavorare per il benessere sanitario. E far valere il principio che la sanità non è una spesa. In che senso? Nel senso che, se produce risultati concreti proprio in termini di benessere, la spesa sanitaria diventa un investimento a favore dell’intera comunità del Friuli Venezia Giulia. Torniamo dunque al discorso del modello. Bene l’azienda unica se quel tipo di struttura produce effetti a favore di tutto il sistema. Un sistema, non dimentichiamolo, che fa virtuosamente tutto in casa da quando la Regione si è fatta carico del servizio sanitario. (m.b.)