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LA CRISI LA PAGANO I SOLITI NOTI

«Le tante crisi aziendali presenti in questo territorio chiedono una inversione di marcia nella legge di stabilità e di rifinanziare gli strumenti di contrasto alla crisi». A sostenerlo sono i segretari provinciali di Cgil Cisl e Uil, Giuliana Pigozzo, Arturo Pellizzon e Roberto Zaami, che rilevano le incongruenze – rispetto agli annunci e alle necessità – contenute nella bozza del decreto sulla cig in deroga e sulle misure legate al lavoro nella legge di Stabilità. A sostegno della richiesta di “inversione di rotta” i sindacati, peraltro, hanno già indicato quella del 14 dicembre come la data di una nuova mobilitazione nazionale che vedrà l’attuazione di iniziative territoriali. «Si taglia il fondo ai contratti di solidarietà di tipo “b”, quelli previsti dalla legge 236/93, non si copre la misura prevista dalla legge 102/09 che prevede l’integrazione dal 60% all’80 % dei contratti di solidarietà (previsti dalla legge 863/94) che ha impedito i licenziamenti e ricorso alla cassa in deroga – elencano i sindacalisti -, si rimuovono gli incentivi utili alla assunzione agevolata per le imprese dei lavoratori licenziati individualmente e collocati in mobilità. Circa gli ammortizzatori in deroga non è chiaro se ci sono le risorse per coprire il 2013 e sufficienti per il 2014 con prospettive alquanto incerte per la copertura del 2015 e 2016». Nel decreto sulla cassa in deroga compaiono «idee stravaganti come il massimale dei dodici mesi nel biennio mobile con il vincolo di massimo 8 mesi nel 2014 e 6 nel 2015 e 2016. “Stramberie” che produrranno, se confermate, una gara a premi tra chi arriva prima nel fare la domanda per accaparrarsi il massimo di protezione. Stimolando i licenziamenti – indicano la criticità Cgil Cisl e Uilm – perché gli ammortizzatori non coprono la durata di una crisi o di una ristrutturazione». «Come si riuscirà a salvaguardare l’occupazione e contrastare i licenziamenti senza strumenti alternativi e tagliando quelli indispensabili?. Della serie: questa crisi causata dalla grande finanza mondiale viene pagata dai “i soliti noti”. Manca il coraggio di chiedere, di fare la sua parte, a chi ha accumulato ricchezze in questi anni e continua a farlo».