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LA CRISI RESTA PESANTE. IN FRIULI IN 6 MESI 2.200 LICENZIAMENTI

Da gennaio a giugno di quest’anno in provincia sono stati 2200 gli ingressi in mobilità (in altre parole i licenziamenti dopo il periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria). Persone che si vanno a sommare al contingente di 14 mila e 600 disoccupati già presenti in provincia. Senza contare che per i primi 8 mesi dell’anno sono state accordate 5,8 milioni di ore di cassa integrazione guadagni (Cig) a 5500 lavoratori. «In base ai nostri calcoli – precisa Muradore – sono oltre 22 mila quanti sono alle prese con gravi problemi di lavoro».

Le esportazioni, da tempo ancora di salvezza per l’economia regionale e provinciale, hanno fatto segnare dati negativi rispettivamente del 7,7% e del 4,6% su base tendenziale, quindi paragonandole allo stesso periodo del 2011. «Sono più preoccupato per il segno meno in provincia di Udine – spiega Muradore – perché mentre il meno 7,7 regionale include pure le mega commesse dei cantieri di Monfalcone, dove anche un solo ammanco causa un’incidenza significativa, in Friuli la questione è diversa in quanto i numeri fotografano esattamente la realtà, con il comparto metalmeccanico in pesante difficoltà».

Muradore punta poi il dito contro la classe politica: «Manca un piano industriale serio che rilanci il manifatturiero, vera risorsa del nostro territorio. Ogni giorno assistiamo a troppi sprechi e a inefficienze che non possiamo più tollerare. Anche in Friuli Venezia Giulia servirebbe una spending review seria. Soltanto così potremo aiutare chi produce ricchezza a risollevarsi».

Allargando lo sguardo al territorio regionale, i dati elaborati dalla Cisl mettono il Friuli Venezia Giulia all’ultimo posto nel Nord Est in termini di occupazione, in ritardo anche rispetto alla media nazionale. «Nel primo semestre dell’anno abbiamo perso 13 mila posti di lavoro – sottolinea Muradore – con un meno 2,5% se paragonato al medesimo periodo del 2011. In questo modo il totale dei disoccupati del Friuli Venezia Giulia tocca le 36 mila 500 unità. Le ore autorizzate di Cig fino ad agosto sono state 15 milioni, con un aumento su base tendenziale del 5,8%. L’aspetto allarmante è che, in base alle stime, circa i due terzi dei lavoratori in cassa integrazione, alla scadenza naturale dell’ammortizzatore sociale, non rientrano in azienda».
La crisi resta pesante in Friuli in sei mesi 2200 licenziamenti

Muradore (Cisl) lancia l’allarme: in provincia di Udine il 40% dei disoccupati dell’intera regione «Colpo durissimo dal tracollo del manifatturiero. Serve una spending review seria, senza sprechi»

Nessuna luce alla fine del tunnel, come prospettato in questi giorni dal premier Mario Monti. Anzi, secondo il segretario generale della Cisl di Udine, Roberto Muradore, «nel 2012 la crisi economica è peggiorata nella nostra provincia». Motivo? Il tracollo del manifatturiero ha fatto lievitare il numero dei disoccupati che, secondo le stime del sindacato, nei primi 6 mesi dell’anno ha toccato il 40% del totale nell’intera regione.

Da gennaio a giugno di quest’anno in provincia sono stati 2200 gli ingressi in mobilità (in altre parole i licenziamenti dopo il periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria). Persone che si vanno a sommare al contingente di 14 mila e 600 disoccupati già presenti in provincia. Senza contare che per i primi 8 mesi dell’anno sono state accordate 5,8 milioni di ore di cassa integrazione guadagni (Cig) a 5500 lavoratori. «In base ai nostri calcoli – precisa Muradore – sono oltre 22 mila quanti sono alle prese con gravi problemi di lavoro».

Le esportazioni, da tempo ancora di salvezza per l’economia regionale e provinciale, hanno fatto segnare dati negativi rispettivamente del 7,7% e del 4,6% su base tendenziale, quindi paragonandole allo stesso periodo del 2011. «Sono più preoccupato per il segno meno in provincia di Udine – spiega Muradore – perché mentre il meno 7,7 regionale include pure le mega commesse dei cantieri di Monfalcone, dove anche un solo ammanco causa un’incidenza significativa, in Friuli la questione è diversa in quanto i numeri fotografano esattamente la realtà, con il comparto metalmeccanico in pesante difficoltà».

Muradore punta poi il dito contro la classe politica: «Manca un piano industriale serio che rilanci il manifatturiero, vera risorsa del nostro territorio. Ogni giorno assistiamo a troppi sprechi e a inefficienze che non possiamo più tollerare. Anche in Friuli Venezia Giulia servirebbe una spending review seria. Soltanto così potremo aiutare chi produce ricchezza a risollevarsi».

Allargando lo sguardo al territorio regionale, i dati elaborati dalla Cisl mettono il Friuli Venezia Giulia all’ultimo posto nel Nord Est in termini di occupazione, in ritardo anche rispetto alla media nazionale. «Nel primo semestre dell’anno abbiamo perso 13 mila posti di lavoro – sottolinea Muradore – con un meno 2,5% se paragonato al medesimo periodo del 2011. In questo modo il totale dei disoccupati del Friuli Venezia Giulia tocca le 36 mila 500 unità. Le ore autorizzate di Cig fino ad agosto sono state 15 milioni, con un aumento su base tendenziale del 5,8%. L’aspetto allarmante è che, in base alle stime, circa i due terzi dei lavoratori in cassa integrazione, alla scadenza naturale dell’ammortizzatore sociale, non rientrano in azienda».
La crisi resta pesante in Friuli in sei mesi 2200 licenziamenti

Muradore (Cisl) lancia l’allarme: in provincia di Udine il 40% dei disoccupati dell’intera regione «Colpo durissimo dal tracollo del manifatturiero. Serve una spending review seria, senza sprechi»

Nessuna luce alla fine del tunnel, come prospettato in questi giorni dal premier Mario Monti. Anzi, secondo il segretario generale della Cisl di Udine, Roberto Muradore, «nel 2012 la crisi economica è peggiorata nella nostra provincia». Motivo? Il tracollo del manifatturiero ha fatto lievitare il numero dei disoccupati che, secondo le stime del sindacato, nei primi 6 mesi dell’anno ha toccato il 40% del totale nell’intera regione.

Da gennaio a giugno di quest’anno in provincia sono stati 2200 gli ingressi in mobilità (in altre parole i licenziamenti dopo il periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria). Persone che si vanno a sommare al contingente di 14 mila e 600 disoccupati già presenti in provincia. Senza contare che per i primi 8 mesi dell’anno sono state accordate 5,8 milioni di ore di cassa integrazione guadagni (Cig) a 5500 lavoratori. «In base ai nostri calcoli – precisa Muradore – sono oltre 22 mila quanti sono alle prese con gravi problemi di lavoro».

Le esportazioni, da tempo ancora di salvezza per l’economia regionale e provinciale, hanno fatto segnare dati negativi rispettivamente del 7,7% e del 4,6% su base tendenziale, quindi paragonandole allo stesso periodo del 2011. «Sono più preoccupato per il segno meno in provincia di Udine – spiega Muradore – perché mentre il meno 7,7 regionale include pure le mega commesse dei cantieri di Monfalcone, dove anche un solo ammanco causa un’incidenza significativa, in Friuli la questione è diversa in quanto i numeri fotografano esattamente la realtà, con il comparto metalmeccanico in pesante difficoltà».

Muradore punta poi il dito contro la classe politica: «Manca un piano industriale serio che rilanci il manifatturiero, vera risorsa del nostro territorio. Ogni giorno assistiamo a troppi sprechi e a inefficienze che non possiamo più tollerare. Anche in Friuli Venezia Giulia servirebbe una spending review seria. Soltanto così potremo aiutare chi produce ricchezza a risollevarsi».

Allargando lo sguardo al territorio regionale, i dati elaborati dalla Cisl mettono il Friuli Venezia Giulia all’ultimo posto nel Nord Est in termini di occupazione, in ritardo anche rispetto alla media nazionale. «Nel primo semestre dell’anno abbiamo perso 13 mila posti di lavoro – sottolinea Muradore – con un meno 2,5% se paragonato al medesimo periodo del 2011. In questo modo il totale dei disoccupati del Friuli Venezia Giulia tocca le 36 mila 500 unità. Le ore autorizzate di Cig fino ad agosto sono state 15 milioni, con un aumento su base tendenziale del 5,8%. L’aspetto allarmante è che, in base alle stime, circa i due terzi dei lavoratori in cassa integrazione, alla scadenza naturale dell’ammortizzatore sociale, non rientrano in azienda».