LA POLITICA DELL’ACCOGLIENZA E’ LA VIA GIUSTA
L’attacco terroristico di venerdì in tre Paesi diversi non ha nulla a che fare con i flussi dei profughi e non può essere lanciato come un sasso nelle acque, già agitate ad arte, della questione. Il problema dell’immigrazione è, a sua volta, globale e complesso e va affrontato anche con un occhio rivolto al passato. Anche il Fvg è stato terra di migranti e le migrazioni italiane, nel loro complesso, hanno costituito il più grande esodo della storia moderna: dal 1861 a oggi sono migrati verso il resto del mondo più di 24 milioni di italiani. Il Fvg è stata la seconda Regione, dopo il Veneto, con il 16,1 del totale complessivo. Solo nel periodo 1876-1915 i migranti friulani sono stati 1 milione e 400 mila, più degli attuali residenti. Ma tra il 1951 e il 1960 il flusso è andato da un minimo annuale di 44 mila ad un massimo di 80 mila persone. Se facciamo una media, al ribasso, di 50 mila, si tratta di altri 450 mila, senza contare quelli che se ne sono andati tra le due guerre, il cui numero non è ricavabile che per larga approssimazione e senza contare i flussi della Venezia Giulia, soprattutto verso l’Australia. Il contributo dei lavoratori migranti al Pil, oggi, in Italia, ammonta al 8,8% per un valore di 123 miliardi. Le entrate fiscali ammontano a 16,5 miliardi. In Regione la percentuale si alza al 10% (3 miliardi) e le entrate fiscali ammontano a 170 milioni. Si tratta di dati che non danno argomenti a chi parla di persone che tolgono diritti ai residenti Certo, l’immigrazione irregolare va combattuta, anche perché spesso legata a organizzazioni malavitose della quale è vittima, ma di queste ultime nessuno si occupa: meglio sparare sui barconi, così si eliminano le vittime e i carnefici sono pronti ad un altro carico. E’ poi un’operazione del tutto strumentale, quella che assimila i profughi agli irregolari. I primi, dei quali ovviamente va verificata l’effettiva condizione, fuggono da guerre (ce ne sono state 15, negli ultimi 5 anni), alle cause delle quali l’Europa ha spesso concorso, da calamità naturali o civili. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati ha calcolato che essi ammontano a 60 milioni di persone, la cui condizione è regolata dal diritto internazionale che prevede obblighi per gli Stati sul cui territorio essi giungono. Eppure la sola urgenza per alcune forze politiche e per troppi italiani è quella di rimandarli a casa propria, a incontrare morte e disperazione, quasi il capo mozzato di un profugo fuggito dall’Isis valesse meno di quello di un europeo. Non si possono arginare questi flussi con muri fisici o politici: serve un grande progetto che parta dal controllo ma che poi proceda all’inserimento e alla distribuzione nel modo più equilibrato possibile. Abbiamo condiviso il modello dell’accoglienza diffusa adottato dalla Regione. Abbiamo apprezzato il ruolo svolto dall’Anci, alla ricerca di un equilibrio tra dimensione dei comuni, collocazione geografica (comuni a vocazione turistica), disponibilità di strutture, composizione sociale. Ora la Regione deve imporre al governo il rientro dall’eccesso di presenze rispetto alle quote previste e il governo deve imporre alle Regioni, soprattutto a quelle a trazione leghista o forzista, di rispettarle a loro volta, anche per non entrare in contraddizione con lo sforzo di solidarietà richiesto alle Ue. E’ un dovere al quale non ci si può sottrarre, sancito dall'articolo 10 della Costituzione: “La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei Trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo servizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Ogni forza politica ha l’obbligo di dire chiaramente se intende rispettarlo. Franco Belci, Giovanni Fania, Giacinto Menis, segretari generali di Cgil, Cisl, Uil Fvg