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La riforma Gelmini taglia 364 docenti

di Elisa Coloni

Ben 364 docenti e circa 250 tra amministrativi, tecnici e bidelli (personale ata) in meno rispetto all’anno scolastico in corso. Saranno loro le "vittime" della riforma Gelmini in Friuli Venezia Giulia il prossimo settembre, quando si metteranno in moto gli ingranaggi previsti dalla terza (e ultima) tranche di tagli. Le cifre non sono ancora ufficiali, ma la bozza di decreto sugli organici per il 2011-2012 (pronta per la firma del ministro dell’Istruzione) sembra fornire queste indicazioni.
I tagli Nel prossimo anno scolastico, dunque, andrà in scena il terzo atto di quel ridimensionamento delle cattedre voluto dal Governo nel 2008 con la contestatissima riforma Gelmini, entrata in vigore il primo settembre 2009 per le scuole primarie e medie, un anno dopo per le superiori. Con un colpo di forbice verranno ridotte in tutta Italia 19.700 cattedre (87.400 in tre anni). Gli istituti in cui gli effetti si sentiranno di più quest’anno saranno quelli superiori, in cui, appunto, il restyling scolastico è entrato in atto più tardi e deve ancora andare a regime. La scure interesserà anche le elementari, ma in maniera meno drastica; a rimanere intatte saranno solo le medie, perché qui non è rimasto più nulla da tagliare.
I docenti in Fvg L’ufficio scolastico regionale snocciola alcune cifre, che mettono in evidenza il calo dei docenti: erano, in tutta la regione, 12.581 nell’anno 2009-2010, mentre in quello successivo il numero è sceso a 12.222; vale a dire 359 in meno. Il ministro Gelmini parla di tagli «sostenibili» dalla scuola, che rispondono ai «reali fabbisogni» del sistema. Ma cosa succederà in Friuli Venezia Giulia? Sull’argomento le opinioni si spaccano.
L’Ufficio scolastico regionale Ottimista il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame, che allontana lo spauracchio delle classi "extralarge": «I tagli non porteranno a un aumento di studenti per classe – spiega – ma verranno assorbiti dal nostro sistema scolastico in vario modo, credo senza grosse sofferenze. Nelle primarie si porterà avanti quel processo di riduzione delle compresenze, già attuato e concluso alle medie». Compresenza significa che due docenti operano in contemporanea nella stessa aula: uno insegna, ad esempio, scienze, mentre l’altro si occupa di un singolo o di un gruppetto di alunni impegnati in un laboratorio, in un progetto di approfondimento, oppure è seguito perché in condizioni di svantaggio o disabilità. «Con la compresenza si retribuisce l’ora di lezione a due professori – commenta Beltrame – e inoltre, per l’insegnante che si occupa dei progetti extra, sono previsti fondi d’istituto e regionali ad hoc. Per le superiori, invece, la riforma ha previsto nuovi piani degli orari. Prima, in virtù dell’autonomia scolastica, si poteva arrivare anche fino a 36 ore settimanali di lezione. In questo modo si rendevano più attrattive le scuole: le iscrizioni ai licei sono clamorosamente aumentate anche per questo. Adesso, invece, esiste un monte ore fisso: 29 al massimo per i licei e 32 per gli istituti tecnici. E va bene così, perché non è detto che un numero elevato di ore passate in classe equivalga automaticamente a un miglioramento dell’apprendimento. Ciò che conta è la qualità della didattica».
I sindacati Del tutto contrari i responsabili del settore scuola di Cgil e Cisl. Donato Lamorte (Cisl), afferma: «I tagli sono sbagliati e avranno il risultto di depauperare il sistema scolastico. Il Governo, per fare cassa, riduce l’orario e la possibilità di apprendimento dei ragazzi. Anche da noi i risultati negativi si vedranno. E per questo chiediamo al presidente della Regione Tondo di prendere atto della situazione e rendersi conto delle gravi ricadute che la riforma avrà».
Natalino Giacomini, della Cgil, rincara la dose: «Assisteremo a situazioni drammatiche, con classi che necessariamente dovranno aumentare il numero di allievi nel tempo, e il risultato saranno maggiori problemi di sicurezza e una crescente difficoltà per i professori nella gestione dei ragazzi. Anche perché, ricordiamolo, tra il 2009-2010 e il 2010-2011, c’è stato un aumento di 1.400 studenti iscritti in regione. Un primo effetto dei tagli già si è visto negli istituti tecnici, dove la riduzione forzata delle ore ha portato a un calo netto del tempo dedicato ai laboratori. Negli ultimi due anni scolastici sono stati tagliati complessivamente 966 docenti e 535 ata in regione. Per il prossimo si prevedono almeno 350 cattedre in meno, e un taglio di 250 ata».