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LA SPENDING REVIEW NON DEVE COLPIRE LA RICERCA

INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE CISL FVG, GIOVANNI FANIA, pubblicato su Il Piccolo
Scongiurata, anche grazie l’azione dei Sindacati, l’ipotesi di soppressione di una serie di enti, resta preoccupante, alla luce della spending review, il futuro della ricerca. Malgrado rispetto ad altri tagli, quelli al comparto R&S risultino oggetto di un dibattito mediatico più sotterraneo, come Cisl riteniamo non vadano affatto sottovalutati. Dovrebbe, infatti, essere chiaro a tutti che il rilancio del sistema Paese e, dunque, del Friuli Venezia Giulia, non può fare a meno della ricerca, intesa come incontro quasi “magico” tra scienza, tecnologia e produzione. La pesante scure che si è abbattuta sui budget degli enti va a minare le già esigue risorse destinate al settore, se confrontate con quelle a disposizione negli altri Paesi. Oggi l’Italia investe in R&S poco più dell’1% del Pil, circa 250 euro l’anno ogni abitante, contro i 654 della Germania e ad aggravare la situazione si aggiunge il contributo dei privati, di molto inferiore agli altri principali Stati europei, se si pensa che siamo fermi al 49,5%, a fronte di Francia e Germania, rispettivamente al 63,2% e 70,1%. E poi c’è il problema dell’alto tasso di precarietà dei ricercatori, mal pagati e spesso costretti a migrare, nonostante l’attrattività di certi siti, come il Friuli-Venezia Giulia, avamposto che concentra alcuni tra i più prestigiosi enti pubblici di ricerca per oltre 1100 dipendenti, di cui circa 800 solo a Trieste, ed un tasso di attrazione del 4%, a fronte dello 0,04% nazionale. Ecco, dunque, che di fronte a questa situazione tutt’altro che rosea e posto che sulla spending review il governo non tornerà indietro, occorre spingere su misure in qualche modo compensative, a favore di un settore che non può essere lasciato a se stesso. Con la consapevolezza che oggi nessuno può sottrarsi ai processi di razionalizzazione imposti da una crisi che continua a mordere, bisogna iniziare a ragionare con maggiore convinzione – anche in Friuli Venezia Giulia – su due idee di fondo, ovvero strategia e integrazione. Va bene, ad esempio, la collaborazione tra le due Università della regione, ma ora è necessario un passo in avanti, in più, mettendo davvero insieme le eccellenze. Al pari va migliorata l’interazione tra gli enti di ricerca, l’impresa e il territorio, oggi purtroppo nella nostra realtà ancora sporadica e “individuale”, e non sistema vero e proprio, come invece accade specialmente all’estero, dove il rapporto è assolutamente osmotico. Per consentire, dunque, alla ricerca i suoi spazi vitali, assieme alla possibilità indispensabile di fare programmazione almeno a medio termine, occorrerebbe dare finalmente corpo ad un vero e proprio sistema regionale della ricerca, più volte sollecitato dalla Cisl – assieme all’istituzione di un tavolo specifico in materia ed un confronto periodico con gli Stati Generali – e più volte promesso dalla politica. Insomma, non si può più stare a guardare dalla finestra un settore che rischia di franare, stretto tra le sfide che incalzano e l’impossibilità di affrontarle con mezzi (risorse materiali ed umane) adeguate e sufficienti. Fermo restando che il problema dei finanziamenti e dei tagli condiziona tutte le attività, le scelte, anche politiche, diventano determinanti. E le scelte devono saper essere lungimiranti, capaci cioè di creare occasioni: ecco perché va resa più forte la cinghia di trasmissione tra ricerca e impresa; ecco perché l’integrazione è necessaria ai fini di una razionalizzazione sana e consapevole, volta a recuperare e reinvestire risorse; ecco perché servirebbe una seria politica improntata allo sviluppo di strumenti come le borse di studio per i giovani ricercatori, oltre all’apertura di nuove immissioni in ruolo tramite concorsi ed assunzioni da incentivare anche sul piano fiscale. Purtroppo siamo ancora lontani da questi obiettivi: l’auspicio è che la campagna elettorale alle porte non distolga l’attenzione della politica su quelli che sono i temi veri e che anzi la ricerca possa diventare una delle priorità delle agende di tutti i partiti, a livello nazionale e regionale.