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L’AGROALIMENTARE FVG TIENE TESTA ALLA CRISI

L’agroalimentare del Friuli Venezia Giulia tiene testa alla crisi; il settore, nonostante la serrata competizione dei mercati, i processi di globalizzazione ed il calo dei consumi registrato anche per i prodotti locali, subisce la crisi, ma non si arrende. In aperta controtendenza rispetto agli altri comparti, infatti, agricoltura ed industria della trasformazione sembrano tenere bene. La nota di fiducia arriva dalla Fai Cisl Fvg, che oggi si è riunita a Cividale – alla presenza del nazionale Augusto Cianfoni (e dei segreteri regionali della Cisl, Fania, Morassi e Pizzolitto) per celebrare il suo 5° congresso ed eleggere la nuova segreteria che traghetterà per i prossimi quattro anni una federazione in costante crescita, che in regione conta oltre 2mila 600 iscritti. "L’agroalimentare – commenta il segretario uscente, Gioacchino Salvatore – resta un punto di forza per l’economia regionale, occupando, compresa l’agricoltura, circa 18mila addetti (fisiologico il calo, peraltro sopperito anche dai contratti interinali) e pesando sul pil attorno al 15%. Resta, però – per la Fai Cisl – la necessità di politiche di settore più incisive, capaci di sfruttare appieno le potenzialità delle filiere. "Da sempre chiediamo alle istituzioni regionali – rimarca Salvatore – di mettere in atto una politica globale per l’agroalimentare, che sfrutti le opportunità produttive e turistiche del territorio, sviluppando una serie di problematiche che partono dalla montagna, passando per il mare ed il latte". Ed ecco, dunque, la proposta della categoria proprio per la montagna: creare norme che consentano di utilizzare tali zone, garantendo alle industrie di trasformazione quella materia prima che ora viene acquistata tutta dall’estero e facendo nascere consorzi che si assumano pure il compito di curare la manutenzione del territorio. Altra necessità fondamentale – evidenziata anche dagli interventi dei delegati – quella di rafforzare e scommettere di più sulla ricchissima filiera del latte (il Fvg è il 7° produttore di latte a livello regionale, con 2,66 milioni di quintali nell’annata 2011-2012 da 42.031 capi allevati in 1.163 stalle), opportunità di crescita sia economica che occupazionale. "Politica ed imprenditori" – esorta ancora Salvatore – devono scollarsi dall’idea che piccolo è bello". Urge, dunque, la costruzione di una solida filiera, indispensabile sia per uscire dai confini regionali con i prodotti locali e guardare anche all’estero, sia per recuperare produttività tanto nel settore zootecnico, aumentando la dimensione degi allevamenti e attuando politiche aziendali integrate, tanto nella trasformazione del latte con la riduzione dei costi, senza contare che ad oggi il fatturato stimato del settore lattiero-caseario in Fvg raggiunge i 220 milioni di euro. Al pari va supportata di più e meglio anche l’industria ittica regionale, soprattutto quella d’acqua dolce, che "pur fornendo grandi quantità di prodotti sul mercato europeo, è lasciata a singole iniziative, senza coordinamento o sostegno commerciale". Più in difficoltà, invece – stando alla relazione della Fai Cisl – risulta l’industria alimentare (con le crisi di Sweet, Latterie Friulane e Uanetto e le chiusure di Bertolini, Stock e Duke) e l’agricoltura che, pur in sostanziale tenuta, vede ancora dei nodi cruciali da sciogliere: su tutti, gli infortuni, il lavoro nero o grigio e la disoccupazione agricola, con molti lavoratori che lamentano contratti con minor numero di giornate presunte.

Nel pomeriggio l’avvicendamento in segreteria con l’elezione di Claudia Sacilotto, già segretaria della Fai udinese, alla guida della categoria regionale.

Ufficio stampa Cisl Fvg