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L’INDUSTRIA E’ IL FUTURO DELLA REGIONE

Intervento del Segretario Generale Giovanni Fania pubblicato su Il Messaggero Veneto

Dopo cinque anni consecutivi di crisi è tempo di bilanci anche per il Friuli Venezia Giulia. Bilanci imposti non solo dall’attualità della congiuntura economica ancora gravemente negativa, ma anche dall’impellenza di tratteggiare il futuro. Se è vero che in regione si è tutto sommato ben tamponato la crisi anche con l’innovativo accordo sugli ammortizzatori sociali in deroga, è altrettanto vero che la riflessione sul modello cui tendere per i prossimi decenni deve farsi ora più concreta. Occorre, cioè, chiedersi cosa il Friuli Venezia Giulia voglia essere da grande, costruendo su questo un forte idea condivisa e concertata. In una prospettiva di decrescita come quella che ci attende, serve, dunque, uno sforzo di immaginazione, finora mancato. Tutti conosciamo i punti di forza di questo lembo di terra, eppure malgrado gli assets formidabili – dalla specialità alla posizione geografica baricentrica, che oggi, date le dinamiche del mercato, conta più che mai – è da oltre trent’anni che non si fanno investimenti significativi. Dipendiamo da Veneto e Slovenia per l’approvvigionamento energetico, il progetto del “superporto” sembra definitivamente sfumato, da tempo si discute senza esito sul rigassificatore, all’insegna delle logiche di campanile, spesso e volentieri colpevoli di aver frenato lo sviluppo della regione.
Come Cisl crediamo che il punto di partenza per il rilancio debba tornare ad essere l’industria ed il manifatturiero in particolare. Un manifatturiero innovato, capace di guardare ai mercati emergenti, non giocato sul costo del lavoro e che possa trovare sostegno in un forte patto per la produttiva, finalizzato a incrementare i salari reali e favorire l’innovazione e l’internazionalizzazione delle aziende. Attraverso questo patto – che rilanceremo domani al nostro Meeting d’autunno con il segretario generale Bonanni – vanno realizzate nuove relazioni industriali, fondate su un’idea cara alla Cisl, ovvero quella della democrazia partecipativa dei lavoratori alle scelte aziendali e agli utili d’impresa, possibile attraverso la contrattazione di II livello, inestimabile fattore di crescita competitiva del sistema imprenditoriale.
Naturalmente queste azioni necessitano di un contesto più competitivo, vale a dire – sintetizzando una piattaforma che abbiamo già consegnato al presidente Tondo – una regione in grado, pur in carenza di risorse (ma meglio si potrebbero utilizzare i fondi europei e strutturali!), di adoperarsi per l’industria, con un apposito assessorato, con infrastrutture adeguate, con politiche attive efficaci, con un migliore rapporto tra istruzione e fabbisogni del mercato e finalizzando gli incentivi alle aziende che assumono e che non scambiano la flessibilità con la precarietà.