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Lo Statuto dei lavoratori una conquista sul campo

Celebriamo in questi giorni il 40° anniversario dalla approvazione della legge madre di tutela dei Lavoratori: la legge 20-5-1970, n. 300, meglio conosciuta come “STATUTO DEI DIRITTI DEI LAVORATORI”.

L’Art. 4 della nostra Costituzione recita testualmente: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. In altre parole, la Carta Costituzionale del 1948, nel fissare l’impostazione Repubblicana dello Stato stabiliva anche che doveva e deve essere fondata sul diritto di ogni cittadino ad avere un lavoro e sul suo dovere di svolgerlo per contribuire alla crescita sociale.

Purtroppo, la previsione costituzionale – per la parte legata al lavoro – non riuscì subito a trovare la sua effettività; così Cgil-Cisl-Uil, dopo circa 20 anni di sostanziale non applicazione del dettato costituzionale, decisero di unirsi, di alzare il livello di conflittualità e di iniziare a svolgere insieme un ruolo di pressione organizzato e autonomo. Era l’autunno caldo che scoppiò nelle piazze e che assunse, grazie anche alla solidarietà ed alla confluenza del movimento studentesco, una forza ed una durata incredibile e che raggiunse il suo apice nell’autunno caldo del ’69.

Sottoposto a questa forte ondata di protesta il Governo Italiano fu allora costretto ad assumere le iniziative tese al superamento della distanza che c’era fra il dettato costituzionale e le condizioni reali dei lavoratori. I Ministri del Lavoro di allora, Giacomo Brodolini prima e Carlo Donat Cattin poi, si mossero nella direzione auspicata dal sindacato e una commissione ministeriale ad hoc riuscì a portare a termine il compito di redigere una bozza di statuto per i diritti dei lavoratori. La commissione era presieduta da Gino Giugni il quale, non a caso, oggi viene ricordato come il padre dello Statuto dei lavoratori.

Lo Statuto, venne approvato dal Parlamento il 20 maggio 1970, stendendo nero su bianco garanzie che da quel momento diventeranno inalienabili, segnando così una svolta storica nei giochi di forza fra lavoratori e datori di lavoro. Si modificò insomma, in senso democratico, un rapporto di lavoro fino a quel momento condizionato da una legislazione superata e sbilanciata a favore dell’impresa.

Lo Statuto dei diritti dei lavoratori, quindi, è una conquista fatta sul campo grazie alle lotte dei lavoratori e degli studenti. Di quelle lotte il testo porta una traccia evidente, quando proprio nel primo articolo recita: “i lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa hanno diritto, nei luoghi dove lavorano, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione”.

Libertà di opinione e di associazione sindacale, dunque, come primo passo verso l’emancipazione di una parte fondamentale del mondo del lavoro che doveva guadagnare il diritto di non essere discriminata in base all’appartenenza politica, insieme alla garanzia di avere organizzazioni sindacali in grado di difenderla.

Cgil, Cisl e Uil di Udine – a distanza di quaranta anni dalla sua approvazione – sono convinte che il giudizio su questa legge sia senz’altro positivo e la sua ottima aderenza con le attuali esigenze sociali ed economiche del Paese è dimostrata ogni giorno di più proprio in questa attuale fase di difficoltà in cui si sono venuti a trovare migliaia e migliaia di lavoratori a causa della pesante crisi economica in atto.

Oggi non serve al Paese un nuovo e più generale catalogo dei diritti ma è, invece, necessario definire più adeguate tutele per tutte le forme di lavoro, in particolare per quelle cosiddette flessibili ed atipiche e per quelle che si collocano oltre i confini del lavoro dipendente, nelle aree del lavoro semi-autonomo, caratterizzate comunque da condizioni di subordinazione. Il mondo del lavoro, quindi, si trova di fronte alla esigenza di non sostituire lo Statuto dei lavoratori, bensì di integrarlo.

Cgil, Cisl e Uil di Udine, a maggior ragione e di fronte ad una prospettiva di un altro anno, il 2010, veramente preoccupante per le condizioni del mercato del lavoro friulano, sono convinte che è indispensabile, per uscire dalle difficoltà, la coesione sociale, l’impegno istituzionale, lo stare insieme in un gioco di squadra e in un fare sistema. Per questo lo spirito fondamentale dello STATUTO DEI DIRITTI DEI LAVORATORI, in quanto nato per volontà dei fondatori della Repubblica Italiana e grazie alle lotte dei lavoratori e degli studenti, può rappresentare un punto fermo per la rinascita ed il rilancio delle condizioni economiche e sociali del Friuli.

I SEGRETAR I GENERA LI

CGIL Udine
A. Forabosco

CISL Udine
R. Muradore

UIL Udine
F. Ceschia

(Messaggero Veneto – Udine 25 maggio 2010)