MEGLIO PENSARE A POLITICHE ATTIVE CONCRETE A SOSTEGNO DELL’OCCUPAZIONE FEMMINILE
Nel giorno del Fertilyday, istituito dal ministro Lorenzin, e delle polemiche sulle indelicate campagne pubblicitarie, subito rimosse, il Coordinamento Donne della Cisl Fvg punta il dito sulle pari opportunità e soprattutto sulla strada ancora molto lunga da percorre per favorire e sostenere in modo compiuto l’occupazione femminile. Un tema – per il Sindacato – assolutamente stringente e che fa il paio con l’irrisolto problema della conciliazione tra lavoro e famiglia.
“Non ci stanchiamo di dire – commentano la segretaria Cisl Fvg, Claudia Sacilotto e la coordinatrice donne, Renata Della Ricca – che serve un salto culturale in avanti, cominciando a considerare il lavoro femminile come una risorsa preziosissima, indispensabile per l’andamento di qualsiasi economia. Basti che la minore occupazione delle donne italiane rispetto alle medie europee, fa perdere al nostro Paese ben 7/8 punti di Pil”.
Tuttavia al di là del dato economico, pur fondamentale, per la Cisl Fvg la questione femminile e delle pari opportunità, anche in termini occupazionali, resta un obiettivo prioritario.
“Favorire il lavoro delle donne non significa solo regolarizzare colf e badanti (dato che peraltro va a viziare le statistiche sull’occupazione), ma ragionare ad ampio spettro, creando una rete di servizi ed opportunità effettive, a partire dall’assistenza e dai servizi per l’infanzia.
Oggi – si legge in una nota del Sindacato – una donna su due lascia ancora il lavoro per la famiglia, malgrado la necessità oggettiva di poter contare all’interno dello stesso nucleo di due stipendi o fonti di reddito. Oppure, come sta accadendo in Friuli Venezia Giulia, sempre più donne sono costrette al part time involontario quota che in regione sfiora il 15%, contro il 5% di Austria, il 2% di Croazia e l’1% di Slovenia.
“Il problema reale – spiegano Sacilotto e Della Ricca – è che sono ancora troppo pochi gli accordi aziendali, pubblici e privati che affrontano in modo originale il tema delle pari opportunità e che trovano soluzioni innovative al problema della conciliazione. E questo sia per la comprensibile resistenza delle parti datoriali, sia per la mancanza di una strategia trasversale tra aziende e parte sindacale. E’ poi ancora evidente il tetto di cristallo che blocca la carriera delle donne”.
Un ruolo di primo piano, per la Cisl Fvg, spetta alla contrattazione di II livello: è, infatti, soprattutto all’interno dei luoghi di lavoro che si deve favorire la conciliazione, modulando ad esempio la flessibilità oraria, incentivando con sgravi contributivi forme contrattuali come il part time lungo, volontario, (26/32 ore settimanali), aumentando il contributo economico per il congedo parentale.
“Sono questi – concludono Sacilotto e Della Ricca – gli elementi su cui puntare per garantire l’accesso al mercato del lavoro alle donne e stabilizzarne il rapporto, assieme alla qualificazione professionale o riqualificazione immediata in caso di espulsione. Non certo relegarle, come spesso accade, al sottoscala del lavoro”. Senza tutto questo il fertilyday resta lettera morta.