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Meno fisco più lavoro

Domani anche Cisl e Uil del Fvg risponderanno all’appello delle proprie organizzazioni nazionali e scenderanno in piazza a Roma per cambiare il fisco e aiutare lo sviluppo. Anche in regione, infatti, la mobilitazione a sostegno di una riforma equa del sistema fiscale è ormai alta. E’ da tempo che ribadiamo l’urgenza di intervenire sulla partita delle tasse e dei redditi, tassello indispensabile per la ripresa economica di un paese affaticato. Un paese – l’Italia – stretto su se stesso, incapace di risolvere i problemi veri e soprattutto più interessato alla bagarre scandalistica che all’azione costruttiva.
Siamo rimasti indietro, per non dire che siamo nei guai. Se prendiamo, per esempio, il reddito pro capite dell’ultimo decennio ci accorgiamo che è sceso di ben sette punti percentuali, a differenza di quanto accade ad altri paesi europei che continuano a registrare performance di tutt’altro segno. Si assottiglia il reddito, ma il costo per unità di prodotto cresce di circa il 20%, a fronte di una decrescita di 9 e 7 punti rispettivamente per Germania e Francia. Questo significa che la nostra produttività è sempre più bassa: mentre gli altri paesi hanno saputo interpretare i cambiamenti intervenendo sugli assi portanti dell’economia, noi paghiamo le stesse cose di dieci anni fa il 20% in più e le produciamo con costi maggiori. Le ragioni sono semplici da elencare e richiederebbero strategie di soluzione che le nostre classi dirigenti, da vent’anni a questa parte, sono state incapaci di mettere in campo: su tutte una rete infrastrutturale efficiente, incentivi alla conoscenza, alla competitività e all’innovazione, una pubblica amministrazione meno farraginosa e costosa e un sistema di tassazione che invece di appesantire lavoratori e pensionati sostenga la domanda interna e le imprese.
Sabato saremo in piazza del Popolo per chiedere al governo un atto di responsabilità, un patto forte e leale tra sindacati, imprese, governo centrale (e anche amministrazioni locali) su produttività e reddito. Sono stati messi in campo strumenti importanti e anche inediti – pensiamo agli ammortizzatori sociali in deroga – finalizzati a mantenere il più possibile saldo il rapporto tra i lavoratori e il posto di lavoro. Ma questo non è sufficiente per rilanciare l’economia e l’occupazione. Serve innanzi tutto una politica fiscale nuova, che agevoli le imprese e dia fiato a lavoratori e pensionati, chiudendo quell’odiosa forbice che è stata aperta tra ricchi e poveri.
«Meno fisco per il lavoro, più lavoro per l’Italia»: non è solo lo slogan che ci accompagnerà sabato, ma anche un programma concreto da porre all’attenzione delle forze politiche, nazionali e regionali, per costruire un nuovo patto fiscale fra contribuenti e Stato da declinare anche a livello locale, tanto più in una regione come la nostra a statuto speciale. Un patto sociale di sviluppo e di lotta agli sprechi – a partire dagli intollerabili costi della politica – e alle ruberie che inquinano il sistema italiano, in prospettiva di un federalismo fiscale sano.
Allo stato dell’arte il nostro sistema di tassazione appare non solo lacunoso, ma anche distorto e squilibrato. Come Cisl e Uil ci stiamo battendo perché venga cambiato: abbiamo già ottenuto alcuni punti fondamentali sul versante della lotta all’evasione fiscale – il redditometro, la fatturazione elettronica, la tracciabilità –, ma c’è ancora molto da fare, innanzi tutto intervenendo sulle aliquote e riducendo la tassazione sul lavoro, la più alta tra i paesi europei, ovvero al 44,9% a fronte della media Ue del 37,8%. Tagliare le tasse ai lavoratori, ai pensionati e alle imprese significa, specialmente in un periodo di crisi come quello attuale, aumentare la capacità economica delle famiglie, creando un meccanismo virtuoso per il rilancio dell’economia e dei consumi, scesi del 70%. Del resto, un’operazione del genere è già stata fatta con successo sia in Germania che in Francia, dove le tasse sono state ridotte rispettivamente di 24 e 12 miliardi.
La manifestazione di sabato non rappresenta un’iniziativa episodica: sottoporremo al governo una piattaforma di 19 punti su cui discutere e intervenire, a partire dalla riduzione dell’imposta sul reddito personale per incrementare salari e pensioni, abbinata all’aumento delle detrazioni per lavoratori dipendenti e pensionati, che assieme dichiarano, anche in regione, addirittura il 91,5% dei redditi complessivi ai fini Irpef/Ire. Chiediamo anche di rendere strutturale e migliorare la detassazione dei premi erogati tramite i contratti collettivi aziendali e territoriali, facendo in modo che la contrattazione di II livello diventi la seconda gamba sulla quale sostenere la retribuzione dei lavoratori. Risulta, poi, indispensabile imprimere forza ulteriore alla lotta contro l’evasione fiscale, attraverso un ampliamento delle spese deducibili, che consente di generalizzare il controllo diretto dei cittadini su chi evade.
L’obiettivo di Cisl e Uil è di liberare risorse per la crescita e il benessere. Ciò si ottiene abbassando le tasse per lavoratori e pensionati e alleviando il peso del fisco sulle imprese più meritevoli, che investono e non riducono l’occupazione. Questi provvedimenti si finanziano con la lotta all’evasione e con una tassazione di stampo europeo sui patrimoni e sulle rendite finanziarie. In sintesi, noi vogliamo che finalmente si realizzi quella riforma fiscale che il paese attende da decenni e che finora la politica gli ha negato.

(dalla prima pagina del Messaggero Veneto 
dell’8 ottobre 2010)

GIOVANNI FANIA
segretario generale Cisl Fvg

LUCA VISENTINI 
segretario generale Uil Fvg