Mobilitazione alla FRIULADRIA Crédit Agricole
Dichiarazione di Gianni Del Bel Belluz, Segretario Fiba Cisl di Friuladria
Devo dire che provo un po’ di pudore nel cercare di spiegare le ragioni delle Organizzazioni Sindacali di Friuladria, per rispetto di tutti quei lavoratori in cassa integrazione o già senza lavoro che vivono una situazione certamente non paragonabile alle nostre questioni in termini di drammaticità.
Certo è che il fatto che ci siano situazioni peggiori non può giustificare una accettazione supina di quello che sta oggi accadendo in Friuladria che, ricordiamolo, è una azienda in salute.
Noi oggi siamo in piazza per motivi di rilevanza sociale.
Ormai da tempo le relazioni sindacali per colpa aziendale sono diventate inconcludenti e non riusciamo più a dare risposte alle esigenze dei lavoratori e la qualità di vita in azienda è fortemente deteriorata.
Già la non conferma dei 50 giovani con contratto a tempo determinato è stata una vicenda dolorosa e senza precedenti, visto che la prassi in Friuladria è sempre stata quella di assumere con contratti a termine, magari anche ripetuti nel tempo, ma alla fine quasi tutti venivano assunti in via definitiva. E poi secondo noi in Friuladria vi è bisogno di questa forza lavoro!
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è che, da una parte si mandano a casa questi 50 giovani perché, secondo Friuladria, non c’è bisogno della loro opera e quindi bisogna eliminare il loro costo; dall’altra non si rinnovano più i part time perché sono troppi e sempre secondo Friuladria queste lavoratrici (sono donne nella stragrande maggioranza) dovrebbero rientrare a tempo pieno perché c’è molto lavoro da fare.
Una evidente contraddizione! Insomma il lavoro da fare prima non c’è e poi invece c’è. In tutte le aziende del mondo quando si vuole contenere i costi del lavoro la prima cosa che si fa è quella di incrementare il part time. Qui si dice una cosa e si fa il contrario!
Abbiamo chiesto un urgente incontro alla direzione, tuttavia dal 12 novembre non solo non abbiamo convocazioni, ma neppure un minuscolo segnale di disponibilità: assoluto silenzio!
Per le Organizzazioni Sindacali il numero dei contratti a part time è un falso problema. Se per assicurare il servizio serve un certo numero di ore lavoro, che difficoltà ci sono se più dipendenti se le dividono? Un vecchio motto: lavorare meno lavorare tutti! Noi la nostra proposta l’abbiamo fatta ancora mesi fa: ad esempio, invece di far rientrare a tempo pieno delle madri famiglia basterebbe assumere un giovane, anch’esso a part time. È solo un esempio poi le soluzioni possono essere molteplici!
Il contratto part time è una esigenza, per moltissime nostre colleghe, dettata dalla necessità di accudire i figli, dalle cure parentali e da tutte quelle attività che nella nostra società sono ancora quasi esclusivamente a carico delle donne. Insomma l’esigenza del part time nasce da una precisa funzione sociale. Poi ci sono molti part time dettati da altre varie e gravi motivazioni quali le malattie oncologiche, la necessità di cure mediche etc. che meritano rispetto ed attenzione. Con la proposta delle Organizzazioni Sindacali in questa maniera si incrementerebbe l’occupazione giovanile, ma si potrebbe anche pensare all’impiego di persone che il lavoro lo hanno perso per via di questa crisi. Certamente non grandi numeri, ma tutto serve in questo momento! Meglio un contratto part time in banca che essere disoccupati. Gli attuali dipendenti con la necessità del part time per i motivi di cui sopra, troverebbero una soluzione alle loro esigenze e comunque i costi per l’azienda diminuirebbero perché, a parità di ore lavorate, un neo assunto costa meno di uno già con anzianità e inquadramento superore. Inoltre Friuladria potrebbe fruire dei finanziamenti previsti sia da leggi regionali che nazionali in tema di conciliazione tra famiglia e lavoro.
Insomma Friuladria avrebbe una bella occasione per dimostrare nel concreto attenzione al territorio, garantire il servizio, ridurre i costi! Meglio di così! Non capiamo perché sottrarsi al confronto su questi temi. Un atteggiamento miope e controproducente.
Pordenone, 9 dicembre 2009