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MONTAGNA, SI STA PERDENDO TEMPO PREZIOSO

 
 

Preoccupa il tempo che si sta perdendo sulla montagna, con il territorio lasciato sempre più a se stesso, senza azioni concrete capaci di sostenere il lavoro e la famiglia. Il giudizio senza sconti è della Cisl dell’Alto Friuli, che oggi a Venzone ha riunito il suo consiglio generale per fare il punto, assieme all’Industria e alla Politica, sulla situazione locale.

“Continuiamo a rilevare un’assenza sostanziale di politiche vere per la montagna, di un progetto finalizzato, oltreché di un luogo dove concertare azioni di sviluppo e sostegno” – lamenta il segretario della Cisl AF, Franco Colautti, convinto anche della necessità di iniziare ad immaginare, a livello regionale, regole flessibili che tengano conto delle peculiarità di territori diversi che non possono essere equiparati per natura e fisiologia.
Mancano dunque interventi concreti – si è detto – eppure le potenzialità del comprensorio montano non mancano, se si pensa, ad esempio, alla stessa industria, che presenta un indice di 13,47 punti (al 2010 erano quasi 14mila le unità locali attive), a fronte dell’11,90 dell’intera provincia friulana.
Malgrado ciò, poco o nulla si sta facendo per il territorio: le aziende – è emerso – oltre a pagare il conto della crisi (su tutti i comparti delle costruzioni, dell’artigianato e delle imprese terziste) non sono supportate adeguatamente, mancando tutte quelle strutture materiali e immateriali fondamentali per il buon andamento di qualsiasi attività produttiva (banda larga, energia, etc…).
Si tratta di gap inaccettabili che penalizzano la montagna nel suo complesso, incentivando esodi e chiusure. Non è un caso che in 20 anni il quadro demografico abbia perso ben 4mila persone e che i giovani soccombano rispetto agli over 65 (con 46 su 63 Comuni con un indice di vecchiaia ben sopra la media).
Servono, dunque, – hanno sottolineato Fiorella Luri e Annalisa Bergagnini, rispettivamente per la Cisl e la Federazione dei Pensionati – servizi a favore della famiglia, ma anche della tanto discussa conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Come a dire un welfare integrato, in grado di garantire, ad esempio, la cura dell’infanzia e degli anziani, oggi prevalentemente affidati alle famiglie e alle donne in particolare.
Argomenti, questi, su cui è tornata anche la segretaria regionale della Cisl, Iris Morassi, ragionando di flessibilità oraria sui luoghi di lavoro, di incentivi per l’assunzione dei giovani, di lavoro femminile (che “vale” ben 7/8 punti percentuali di Pil), ma anche di competitività e di politiche attive del lavoro davvero incisive. “Occorre premere l’acceleratore sulle misure di competitività – ha, infatti, detto Morassi, ricordando il treno già perso del Superporto di Monfalcone, ma anche tutte le partite in stand by (polo chimico di Torviscosa, distretto della sedia, etc…).
Quella stessa competitività richiamata anche dal presidente della Confindustria friulana, Adriano Luci, che ha esortato con forza anche ad un ritorno di sobrietà collettiva. “Sono finiti i tempi grassi per tutti – ha detto il numero uno degli Industriali – dobbiamo tornare al senso di responsabilità e allo spirito di sacrificio”. Il che per Luci significa, ad esempio, “incentivare le brave persone che lavorano, pagare le tasse, supportare l’economia reale ed il welfare familiare”, elementi che rendono un territorio attrattivo.
Sulla famiglia, in particolare, è intervenuto anche l’assessore regionale, Roberto Molinaro, condividendo un dato assolutamente preoccupante, secondo cui il 4% della popolazione del Friuli Venezia Giulia si rivolge in via continuativa ai servizi sociali. Di questo 4%, il 26% sono coppie con figli ed il 40% nuclei monogenitoriali.
“Su questo dato – ha spiegato Molinaro – stiamo lavorando per costruire il Piano sociale regionale, che dovrà tener conto anche dei mutati cambiamenti strutturali della società, a partire dal modello demografico, di lavoro, di composizione dei nuclei familiari”. E’ chiaro – ha aggiunto in sostanza l’assessore – che non possiamo tornare da dove veniamo, ma abbiamo l’esigenza assoluta di occuparci del tema famiglia, come risorsa della comunità da valorizzare. “Dobbiamo mantenere la coesione sociale attraverso la famiglia” – ha aggiunto il rappresentante regionale, sollecitando alleanze virtuose tra tutti i soggetti coinvolti, con le Istituzioni a fare da garante e ricordando gli interventi ormai consolidati, come la Carta famiglia (che attualmente interessa 30mila famiglie), gli assegni di natalità e il sostegno alla prima infanzia con l’abbattimento delle rette e un bando in preparazione da 4 mila euro per la costruzione di asili nidi e servizi dedicati.
A chiudere i lavori è stato il segretario generale della Cisl Fvg, Giovanni Fania, che ha voluto ricordare come la famiglia sia tutt’ora in Italia il più grande ammortizzatore sociale. Poiché la famiglia rappresenta un supporto sociale insostituibile, occorre favorire ancor di più questo strumento prezioso, ed un ruolo di primo piano sicuramente va affidato alle politiche concertate con le parti sociali, anche a livello territoriale.

Mariateresa Bazzaro
Ufficio stampa Cisl Fvg