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Muradore: «Solo una politica miope non si accorge della realtà»

In Val d’Aosta e a Bolzano i sindacati si chiamano anche Savt e Asgb e sono di chiara ispirazione autonomista e nessuno prova timore o perplessità, anzi in molti settori sono maggioritari rispetto ai nazionali. In Friuli invece il processo di avvicinamento o perlomeno di rispetto verso le posizioni identitarie è lungo e controverso: affrontare la problematica delle minoranze nazionali e della contrapposizione tra Friuli e Trieste suscita ancora dubbi e riserve. Negli ultimi tempi però le posizioni si sono evolute e a riprova di ciò basterebbe citare la partecipazione di Cgil, Cisl e Uil provinciali alle iniziative del Comitato per l’autonomia e la bandiera del Friuli che sempre più spesso appare accanto a quella della Cisl.
A Roberto Muradore, segretario proprio di quella confederazione, abbiamo rivolto alcune domande su questi temi.
– Cosa pensa della richiesta del presidente Da Pozzo sul contare di più nelle scelte politiche regionali?
«Condivido quanto ha detto e non ritengo che queste possano essere considerate posizioni estreme, ma bensì dettate dal buon senso. Che in provincia di Udine si produca quasi la metà del Pil regionale è un dato di fatto, come il numero di abitanti, di attività. Non può essere disconosciuto e solo una politica che pensa solo a se stessa, non presta la necessaria attenzione a questi fatti. Il risultato è che chi produce, chi lotta contro la crisi, lavoratori e imprenditori seri come sono i friulani, alla fine non vengono considerati».
– Una levata di scudi, una richiesta di riconoscimento di dignità per il popolo friulano da ambienti diversi…
«Ci sono momenti in cui le forze di un popolo quasi automaticamente si uniscono e spesso ciò accade spesso in quelli difficili, come quelli attuali. La manifestazione d’affetto per D’Aronco non è stato solo un momento celebrativo,tuttaltro. È stata la palese dimostrazione che l’autonomismo oggi non è un guardare con nostalgia al passato, ma attingere da esso per pensare il futuro. In tutto il mondo non c’è progresso nemmeno economico senza una forte coscienza identitaria». 

(da Il Gazzettino di Udine del 21 ottobre 2010)