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NASCE LA NUOVA FIM CISL FRIULI VENEZIA GIULIA

Il momento è di quelli “storici”, con la Fim Cisl che, per la prima volta dalla sua nascita, diventa una unica categoria a livello regionale, andando a rappresentare complessivamente più di 9 mila lavoratori del settore metalmeccanico. Un colosso dove le ripartizioni territoriali non esistono più, anche se è proprio dai territori ed, in particolare, dai luoghi di lavoro che si vuole ripartire, con una struttura più snella, razionalizzata, disposta ad investire e destinare risorse non agli apparati, ma alla “base”, alla prima linea.
 
Un nuovo inizio “Entriamo nel vivo di un fortissimo cambiamento, dove il confronto con i nostri delegati ed iscritti diventa assolutamente prioritario” – commenta con una punta di orgoglio, Sergio Drescig, segretario generale e traghettatore della ribattezzata Fim 2.0. “Una Fim attenta alle persone, ai giovani, alle donne, capace di vivere appieno il proprio tempo in modo costruttivo, trovando soluzioni innovative, scommettendo sulla formazione, rinnovando la sua capacità di rappresentare e comunicare”. Messo al bando, dunque, il Sindacato anacronistico e stantio, la categoria . che in regione quest’anno ha sindacalizzato oltre 270 nuove aziende – è pronta alle sfide del futuro, tutt’altro che facili, determinate dal lavoro che manca, dall’assenza di concrete politiche attive, dall’accentuazione dei disequilibri sociali, dal ribasso dei salari.
 
Il 2008 sembra ieri Per il comparto, infatti, la crisi è tutt’altro che passata. Anzi, oggi, appare in qualche misura aggravata, anche per quanto riguarda le aziende del Friuli Venezia Giulia,  da una serie di variabili fuori controllo: i disordini geo-politici in Africa e Medio-Oriente, la svalutazione del rublo, il rallentamento dell’economia cinese, la crisi della siderurgia e il crollo del prezzo del petrolio, che si sta rivelando un boomerang per la tenuta dell’economia e della produttività.
Le ricadute, in termini occupazionali, sono pesantissime: basti pensare – si vedano grafici allegati e dettagliati per territorio – che su un campione di 88 aziende dove la Fim Cisl è presente, per un totale di 11.014 lavoratori, ben 6.494 sono ad oggi interessati da processi di crisi, dovendo fare i conti con una riduzione o sospensione dell’orario di lavoro o, ancora, con cassa integrazione e mobilità. Tra gli ammortizzatori sociali a farla da padrone sono i contratti di solidarietà, che riguardano 2.361 lavoratori, seguiti dalla cassa integrazione straordinaria (2.165), quella ordinaria (1.567) e la mobilità. Quanto alle cause della crisi, variabili da territorio a territorio, nella panoramica regionale ad emergere sono soprattutto l’effetto dumping (30%) derivante da un cambio euro/dollaro, euro/rublo che ha abbassato il prezzo di vendita del prodotti sui mercati esteri al di sotto non solo di quello di vendita sul mercato interno, ma addirittura al costo di produzione; le strategie errate dell’impresa (22%), traducibili soprattutto nella mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo del prodotto e, a seguire, l’elevato costo di energia e materie prime, le difficoltà di accesso al credito, la mancanza di politiche di settore ed il blocco dei lavori e delle commesse pubbliche.
“Il futuro non è certamente roseo – commenta Drescig – tenuto anche conto che le normative in materia di tutela dei lavoratori sono peggiorate ed i segnali di ripresa sono ancora troppo timidi”. Ad aggravare, infatti, il già pesante quadro, con aziende che dal 2008 stanno usando ininterrottamente gli ammortizzatori sociali, c’è anche la riforma delle pensioni che, di fatto, ha paralizzato i prepensionamenti e le modifiche introdotte dal Jobs Act sul fronte degli stessi ammortizzatori sociali, con, ad esempio, l’abbassamento drastico della durata della cigo e la riduzione della possibilità di proroga dei contratti di solidarietà.
 
Crisi dell’industria A pagare il conto salatissimo è tutta l’industria: nel periodo 2011-2014, infatti, in Friuli Venezia Giulia il valore aggiunto del comparto segna un -6,9% (e un -5,1% rispetto all’occupazione), a fronte di un più tenue -2,3% dell’andamento economico generale. Un dato – che emerge da un’indagine commissionata dalla Cisl Fvg a Idea Tolomeo – che preoccupa, tenuto conto che è il più pesante tra le regioni del NordEst.
“Il quadro delineato quest’oggi è molto preoccupante sia per i numeri di persone che ancorano utilizzano gli ammortizzatori sia per il dato deficitario del valore aggiunto che fa capire come nella nostra regione bisogna fare una riflessione sulla efficacia delle politiche industriali, a partire da Rilancimpresa” – commenta il segretario generale della Cisl Fvg, Giovanni Fania.
“E’, infatti, ormai evidente che, nonostante le risorse investite, non siamo riusciti ad invertire il trend negativo, come conferma il dato al ribasso dell’occupazione. C’è quindi la necessità immediata di rilanciare la concertazione e politiche attive per il lavoro per dare una risposta immediata a tutto il settore manifatturiero”.