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OCCUPAZIONE IN ALTO FRIULI: TIMIDA RIPRESA

La Cisl Alto Friuli ha rielaborato i dati sull’andamento del Mercato del Lavoro ripercorrendo la storia “occupazionale” degli ultimi cinque anni: si torna ad assumere più che a licenziare; dal 2008 comunque persi 1.350 posti di lavoro, il 19% di quelli dell’intera provincia; i contratti a tempo determinato sfiorano il 90% del totale.
L’andamento del Mercato del Lavoro in Alto Friuli lancia un timido segnale di ripresa nel primo trimestre del 2014: in questo arco temporale, infatti, si registrano più assunzioni che cessazioni nei rapporti di lavoro (le prime superano le seconde di ben 502 unità).
Il dato di per sé potrebbe essere piuttosto neutro, ma se lo si confronta con l’ultimo trimestre del 2013 esso acquisisce forza: in quel periodo, infatti, erano state le cessazioni ad avere la meglio sulle assunzioni, e il divario era di ben 1.000 unità (4.668 cessazioni contro 3.668 assunzioni).
Nonostante la crisi globale si faccia risalire all’annualità 2008, in Alto Friuli gli effetti cominciano a farsi sentire un po’ dopo: in quell’anno, infatti, le assunzioni superano ancora le cessazioni, sia in provincia di Udine (+2.049 unità) sia nel Comprensorio dell’Alto Friuli (+859 assunzioni). L’annus horribilis arriva nel 2009, quando l’impennata delle cessazioni fa registrare un divario di ben 3.574 unità rispetto alle assunzioni a livello provinciale, mentre in sede comprensoriale escono dal lavoro 665 persone in più rispetto a quante ne entrano.
Il divario si restringe notevolmente l’anno seguente, quando la situazione sembra portarsi verso un livello di normalizzazione facendo, però, registrare le assunzioni in difetto (le cessazioni sono +871 in Provincia e +178 in Alto Friuli); lo stesso ragionamento vale per il 2011, in cui il saldo tra assunzioni e cessazioni si attesta su scarti assolutamente minimi (a livello provinciale le cessazioni sono 100 in più rispetto alle assunzioni e a livello comprensoriale la differenza è di solo 32 unità).
Ecco che nel 2012 la situazione, invece, precipita nuovamente: i numeri sono ben peggiori del 2009, con un crollo verticale delle assunzioni a vantaggio delle cessazioni: in Provincia perdono il lavoro 88.298 persone e lo trovano 84.329, quindi escono dal mercato del lavoro quasi 4.000 persone, mentre a livello comprensoriale le cessazioni sono 18.114 mentre le assunzioni sono 17.148, quindi lo scarto è di 966 unità che forzatamente escono dal circuito produttivo.
Nel 2013 a livello provinciale la situazione è più mordente, con un saldo tra assunzioni e cessazioni di 4.648 unità a favore di queste ultime, mentre l’Alto Friuli restringe di poco il gap, passando da 966 a 867 – sempre, però, in favore delle cessazioni.
Il primo trimestre del 2014 registra, come detto in apertura, una netta inversione di tendenza: l’Alto Friuli assume più di quanto licenzi (+502) e così pure la Provincia, che impenna fino a toccare quota +3.744.
Va comunque constatato che, dal 2008 ad oggi, a livello provinciale si sono persi in tutto circa 7.400 posti di lavoro, mentre in Alto Friuli il passivo è stato di circa 1.350. Un accenno particolare meritano gli ingressi e le uscite suddivisi per genere: contrariamente a quanto si può pensare, infatti, uomini e donne entrano ed escono dal mercato del lavoro in percentuali quasi eque; ciò potrebbe significare una sostanziale “parità di genere” in Alto Friuli che si ritrova anche a livello provinciale, segno di una trasversalità delle dinamiche in oggetto.
Infine, una valutazione sulle tipologie di contratti somministrati: su un andamento quinquennale, i contratti a tempo determinato superano, sempre, quelli a tempo indeterminato con una proporzione, in media, di uno a sei. I contratti a tempo determinato (co.co.pro., co.co.co., tirocini, lavori occasionali ecc.) sfiorano il 90%, e un’annualità sola – il 2011 – sfora questo tetto, attestandosi al 91,2%. Anche le cessazioni seguono questo andamento: i contratti che si interrompono maggiormente, sempre negli ultimi quattro anni, sono quelli determinati, ma in ogni caso anche il settore degli indeterminati soffre la crisi ed è vittima dei licenziamenti. Unica nota “positiva” è che l’andamento è decrescente: nel 2010 gli indeterminati che hanno finito il rapporto di lavoro sono stati 4.177, l’anno successivo 3.806; nel 2012 si sono contate 3.454 uscite dal mercato del lavoro e nel 2013 la soglia si è ulteriormente abbassata a 3.306. Rimane sempre la doppia considerazione che, se da un lato le cessazioni risultano sempre maggiori rispetto alle assunzioni nei tempi indeterminati, nel settore dei determinati sono sempre gli ingressi a superare le uscite.
La Cisl Alto Friuli auspica, quindi, che il trend del 2014 possa garantire la ripresa economica così a lungo attesa, in modo da assicurare lavoro ai giovani e dignità sociale a quanti, troppi, sono stati vittime della crisi.

Ufficio stampa Cisl FVG