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OSPEDALE, LA CISL ALZA IL TIRO «SERVONO 180 ASSUNZIONI»

Malattie, gravidanze, ferie: diritti sacrosanti per qualsiasi lavoratore, ma anche “imprevisti” capaci di mettere a serio rischio la tenuta di un reparto. È di fronte a questo scenario, aggravato da troppe ore di straordinario e da troppi giorni di ferie non godute, che l’Azienda ospedalierouniversitaria, crisi o no, ha deciso di procedere a 48 assunzioni. Ed è alla luce di quelle stesse carenze d’organico che i sindacati hanno deciso a loro volta di suonare la campanella d’allarme e, dati alla mano, sollecitare una manovra decisamente più massiccia. «Al 30 giugno scorso – afferma Nicola Cannarsa, segretario generale Cisl-Fp Udinese e Bassa friulana -, il “Santa Maria della Misericordia” registrava già un saldo negativo di 90 persone. Prevedendo per il secondo semestre un andamento simile o appena inferiore, è verosimile immaginare una chiusura d’anno con 120-180 dipendenti in meno. Considerato che quello di Udine è un ospedale d’area vasta, caratterizzato da una forte attrazione regionale ed extraregionale, è evidente che per mantenere gli standard qualitativi attuali bisogna garantire al sistema un equilibrio dinamico tra cessazioni e nuovi ingressi: tanti escono, insomma, altrettanti entrano». Con tanto di “bonus” legato al fattore tempo. «Stiamo parlando di figure professionali che necessitano di una specifica formazione – continua Cannarsa -. E visto il tempo che passa tra la fine di un rapporto contrattuale e l’inizio di un altro e quello impiegato per formare i nuovi arrivati, l’ospedale rischia di trovarsi in una situazione di “emorragia” costante: da qui, la necessità di aggiungere, nel computo degli organici, anche un margine di riserva per tamponare i periodi di vuoto». Rispetto al piano predisposto dalla direzione aziendale, quindi, dalla Cisl arrivano segnali di grande preoccupazione. «Apprezziamo lo sforzo – dice Cannarsa -, ma giudichiamo le 48 assunzioni assolutamente insufficienti a far fronte al turn-over di una struttura da oltre 3 mila 800 dipendenti. I numeri parlano chiaro: negli ultimi tre anni, è andata persa una trentina di amministrativi sui 260 in servizio e nei reparti maggiormente in sofferenza, come la Radiologia e i dipartimenti di Anestesia e rianimazione, tra infermieri e oss, ci si barcamena rispettivamente con 4 e 13 persone in meno. Non naviga in acque migliori la Pediatria, dove alla prima malattia – e la stagione fredda è alle porte – il reparto va in crisi». Stesso discorso per il personale medico, come confermano i rappresentanti dell’Intersindacale. «Nelle sole Anestesie – afferma Sergio Cercelletta, presidente regionale Aaroi-Emac -, al momento stiamo coprendo un “buco” di 5 persone, che si aggiungono a 3 assenze per malattia e alla mancata sostituzione di un primario. Nè va meglio nell’area Emergenza, dove i colleghi presenti sono costretti a lavorare il doppio, per colmare le carenze di organico». La soluzione? «L’assessore regionale alla Sanità – ricorda Cannarsa – ha da poco reso noti i dati sull’utile di bilancio: 10 milioni di euro. Ebbene, trattandosi di soldi ottenuti anche grazie all’abnegazione del personale, è doveroso e ragionevole reinvestirli sullo stesso personale e non pensare di fare cassa sui servizi».