Pellizzon: rimboccarsi le mani di fronte alla crisi
«I lavoratori stanno reagendo alla crisi. Un esempio? Attraverso lo Ial abbiamo verificato che le persone rimaste a casa, dopo una resistenza iniziale, stanno chiedendo formazione e in quantità maggiore rispetto alle ore minime offerte per avviare il percorso di ricollocazione. Questo significa che c’è una grande ricettività da parte dei lavoratori, ma non vanno lasciati soli». Arturo Pellizzon, segretario provinciale della Cisl, ritiene «inevitabile il fatto che alcune aziende chiudano. Quello che va evitato – evidenzia – è che le persone siano lasciate sole in questa fase. Se chi è vicino alla pensione va accompagnato attraverso gli ammortizzatori sociali a questa fase, chi deve essere riconvertito ad altro ruolo non va lasciato solo».
Gli ammortizzatori sociali «vanno dilatati nel tempo perché nascono per fronteggiare crisi aziendali – analizza Pellizzon – e,invece, oggi vengono usati per tamponare una crisi che è globale e risultano quindi insufficienti». La necessità di elaborare nuovi ammortizzatori «il nostro sindacato la chiede da ormai dieci anni e oggi è quanto mai indispensabile. Penso ad ammortizzatori più adatti alle giovani generazioni. Sui giovani bisogna aprire un ragionamento serio. Bisogna ad esempio agire sugli ordini professionali che, ancora oggi, sono un ostacolo all’ingresso dei giovani nelle professioni».
La formazione resta una leva importante «ma va calibrata. Oggi c’è ancora una cattiva comunicazione tra le parti, le aziende stesse non sanno orientare la formazione. Prova ne è il fatto che abbiamo diplomati e laureati che non trovano collazione». Altra leva determinante, «è quella fiscale. Riportando l’equità potremmo liberare ricchezze importantissime per il Paese».
(m.mi.)