Pensioni, servizi e ticket: «Più equità per i veri poveri»
Esprime «grande disagio» per alcuni dei provvedimenti previsti dalla manovra Monti, si batte per una più equa applicazione dei ticket della sanità, per il completamento della riqualificazione delle case di riposo e per una rivisitazione della struttura e dei criteri di accesso alla rete distrettuale, punta a un «protagonismo» vero e costante dei pensionati ai tavoli della concertazione istituzionale. Ma, prima ancora, ciò che sogna davvero è di vivere in una comunità nella quale gli anziani siano realmente rispettati sia sul piano della dignità umana, sia su quello dei diritti e dell’assistenza. Del decreto “Salva Italia” messo a punto dal Governo a fine dicembre, Gianfranco Valenta, sindacalista di lungo corso e, dal 2009, al vertice della segreteria regionale della Fnp-Cisl, si dice insoddisfatto innanzitutto per quel che riguarda la soglia di rivalutazione, che il “pacchetto” Monti fissa in 1.400 euro lordi e che i rappresentanti dei pensionati vorrebbero innalzare fino a quota 1.600/1.700 euro. Indice puntato, poi, contro la penalizzazione di alcune categorie di lavoratori, addetti all’Enel e ai trasporti in primis, per i quali non sono previsti nè l’incremento, nè il contributo di solidarietà. Criticata, infine, la proposta di sbarrare la strada all’uscita dei lavoratori delle classi ’52 e ’53. In Fvg «piuttosto che ridurre le risorse urge spendere meglio quelle disponibili e riallocarne di nuove per rendere più efficace il sistema». Da qui la richiesta della piena attuazione dei piani di zona e del rilacio dei distretti, «fondamentali per l’organizzazione dei servizi di assistenza primaria, ambulatoriale e domiciliare, per la gestione delle attività socio-sanitarie delegate dai Comuni e in coordinamento con l’assistenza ospedaliera, nonchè per il supporto alle famiglie e alle persone in difficoltà». A preoccupare, inoltre, è il Fondo per l’autonomia possibile, che la Regione ha confermato con l’assegnazione di 32 milioni di euro, ma che il sindacato, alla luce dell’innalzamento progressivo dell’età della popolazione, teme possa necessitare di ulteriori stanziamenti. Capitolo ticket. «Chi percepisce 6-700 euro al mese – va ripetendo Valenta – non può pagare la stessa somma di chi ne prende 2 mila». Nè, secondo il segretario Fnp-Cisl, la risposta alla povertà può venire da provvedimenti come le pensioni sociali e la social card. Da qui anche la fiducia riposta nell’Isee. Quanto alle case di riposo occorre «completare il processo di riqualificazione delle strutture, oltre che l’accreditamento che consentirà alla Regione di concedere il contributo necessario per abbattere le rette». La strada ideale, comunque, resta quella che privilegia la domiciliarità. «Le case di comunità, per esempio – conclude Valenta -, una soluzione più economica e capace di garantire una qualità della vità diversa agli ospiti. Eppure quelle che già esistono stentano a decollare»