PIU’ CREDITO ALLO SVILUPPO D’IMPRESA
di FULVIO MATTIONI (Messaggero Veneto 17-06-2011)
Il convegno “Credito e imprese per la crescita ed il lavoro” – organizzato dalla UST Cisl di Udine – offre analisi e indicazioni ai nuovi amministratori di Mediocredito FVG e di Friulia. Il credito è una risorsa cruciale per la capitalizzazione delle nostre imprese e per gli investimenti e queste sono le attività svolte rispettivamente da Friulia e da Mediocredito FVG. L’interesse dei sindacati é rafforzare le nostre imprese per fare ritorno ai livelli occupazionali e disoccupazionali pre-crisi. Se non subito, almeno entro il 2014. L’alternativa è la mesta rassegnazione ad un Friuli V.G. con meno imprese e meno lavoro. Le previsioni per il 2011-2012 disegnano una crescita modesta alimentata da export e investimenti: la carta da giocare per la nostra politica industriale, pertanto, è di dare credito alle ambizioni di sviluppo delle imprese. E Friulia e Mediocredito FVG possono fare moltissimo posto che si diano strategie adeguate. Quali? Friulia, a partire dal 2005, ha visto stravolta la sua mission originaria trasformandosi in holding finanziaria composta da società molto diverse ma accomunate dall’essere partecipate dalla Regione FVG. Il fine di Friulia Holding? Far “rendere” le partecipazioni massimizzando l’utile da distribuire alle banche che hanno messo 150 milioni nel progetto. Una mission, quindi, estranea all’economia reale e alle imprese
MEDIOCREDITO Gli interventi vanno orientati verso le imprese del Fvg, attivando un partenariato con le banche
Quali i risultati raggiunti? Primo. A tutto il 2010 la somma di partecipazioni e di finanziamenti è pari a 772 milioni: l’88% in partecipazioni. Ebbene, l’84,5% del valore di queste ultime sta nelle imprese facenti parte di Friulia Holding che sono Autovie Venete, Finest, Friulia SGR, Interporto di Cervignano, BIC Incubatori, Finanziaria MC, Promotur e Società Alpe Adria. Ammontano a 103 milioni le partecipazioni in imprese industriali e terziarie (il restante 15,5%). Secondo. Nel 2010, il valore di partecipazioni e finanziamenti nelle imprese esterne al gruppo (183 milioni) è inferiore a quello dell’anno 2004 (210 milioni). Le imprese, pertanto, non hanno guadagnato dal cambio di mission. Terzo. Con un patrimonio netto di 880 milioni di euro il 2010 si chiude con un utile di gruppo di 4,2 milioni di euro. Una massimizzazione dell’utile minima. Due le linee d’intervento suggerite per attrezzare Friulia. La prima è ristrutturare la società fondendo le società “doppione” (Friulia SGR, BIC Incubatori, Finanziaria MC) e scorporando le società “eccessivamente diverse” (Società Alpe Adria, Interporto di Cervignano, Promotur). Risolvendo con ciò le difficoltà insite in una gestione complicata (tutte imprese diverse) e costosa (tutti i CDA originari sono rimasti). La seconda è fare di Friulia una Agenzia di sviluppo industriale che sostiene la capitalizzazione delle PMI in sviluppo; la ristrutturazione delle imprese con la ricerca di partner industriali e/o di capitale; l’attrazione in Friuli V.G. di imprese capaci di rinnovare il mix produttivo regionale e l’occupazione qualificata. Quale la strategia per Mediocredito FVG? E’ una società passata dai 2,1 miliardi di impieghi del 2007 ai 2,6 del 2010 ma anche da 36,8 milioni a 150,8 milioni di sofferenze bancarie che sono la quota più a rischio del “credito in anomalia” salito, quest’ultimo, da 55 a 228 milioni. L’utile netto, infine, è sceso a 1,2 milioni nella media dell’ultimo biennio rispetto agli 11,6 del triennio precedente. La quota di impieghi fatti con fondi propri – pari, nel 2010, a 1,75 miliardi di euro – è destinata per il 46,1% ad imprese con sede legale fuori dal Friuli V.G. e le prime cento imprese clienti danno conto del 39% dell’intero portafoglio impieghi. Tre linee di intervento strategiche. La prima: la sua ristrutturazione tesa a migliorare la qualità del credito concesso e la capacità reddituale. La seconda: orientare gli interventi verso le imprese del Friuli V.G. e le PMI ampliando la platea delle imprese beneficiarie e frazionando il rischio. La terza: attivare un partenariato con il sistema bancario locale che già lavora con le PMI e, quindi, con il credito cooperativo e le popolari. Una duplice strategia ma un fine unico: dare maggiore efficienza all’intervento pubblico volto a sostenere l’economia e il lavoro.