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PORDENONE, VENTI DI CRISI, EPPURE QUALCOSA SI MUOVE

Sono piccoli segnali, forse casi isolati, eppure in un contesto di crisi e destrutturazione territoriale, sono luci da preservare e mantenere accese. Nel lembo occidentale più estremo del Friuli Venezia Giulia, ai confini con il Veneto, Pordenone dimostra, ancora una volta, la sua forte vocazione industriale: una strada aperta negli anni Sessanta dalla Zanussi – presenza ormai storica e di riferimento per le comunità locali – e percorsa negli anni successivi da migliaia di piccoli e medi imprenditori, oggi impegnati in un braccio di ferro con una crisi per molti versi inedita e destabilizzante.
Nel giro di dieci anni appena i senza lavoro della sola provincia sono più che raddoppiati, passando da 5mila 696 a 11mila 754, specialmente giovani e donne, tanto che proprio nella classe di età compresa tra i 15 e i 34 anni, il tasso di disoccupazione supera il 45%. Eppure – e questo è uno dei primi dati significativi – il numero dei lavoratori sopra i 35 anni tutto sommato tiene. Certo, si fa sempre più ricorso a profili dequalificati con conseguenti basse retribuzioni, alla cassa integrazione, ma il tessuto produttivo resiste, per esempio rispetto alle altre province della regione, dove le cose vanno decisamente peggio. Una fotografia luci ed ombre, dunque, perché se è vero che Pordenone – stando ai numeri – è ancora il territorio più “attivo” della regione è anche vero che dietro i dati si cela una crisi pesantissima, soprattutto nel settore manifatturiero: metalmeccanico (1.400 esuberi dichiarati su 10mila lavoratori del comparto) e delle costruzioni, in particolare.
Tuttavia in questo scenario di forti ristrutturazioni, di paventati “salari polacchi” alla Electrolux, di vertenze eternamente aperte come quella della Ideal Standard, con l’ennesimo rinvio sulla decisione di dare o meno gambe e futuro alla nuova cooperativa dei lavoratori (una delle sperimentazioni più interessanti del territorio  in questi anni di crisi), alcune aziende sfidano a viso aperto la congiuntura negativa. E’ il caso – e questa è la seconda luce da preservare –  della Friul Intagli di Prata di Pordenone, fornitore del colosso svedese Ikea, 1.400 dipendenti, un fatturato che supera i 400 milioni e che con largo anticipo sui tempi previsti da un non facile accordo con i Sindacati ha assunto 250 persone a tempo interminato e avviato investimenti attorno ai 100milioni di euro.
Ma c’è anche qualcosa di più: un rinnovo contrattuale territoriale appena firmato nel settore del legno arredo, che va a dare fiducia ai lavoratori di un comparto di pregio, con il Distretto del Mobile a cavallo con la marca trevigiana, da sempre leader nel contratc.
A tenere assieme una provincia comunque fortemente coesa, ci pensa anche la contrattazione sociale: non è, infatti, un caso che – come rileva un’indagine della stessa Cisl nazionale – tra i comuni sopra i 15mila abitanti, ben 3 di quelli del pordenonese sono nella top ten dell’alta propensione sociale in Italia. Al secondo posto troviamo il comune di Azzano Decimo con un indice di 56.9, (secondo solo a L’Aquila, dove però probabilmente agiscono le misure di sostegno a seguito del forte terremoto); segue terza Sacile con indice 46.5 e San Vito al Tagliamento con 37.0. “Questa performance (anche altri comuni pordenonesi risultano ben piazzati a livello Italia) – commenta il segretario generale della Cisl di Pordenone, Arturo Pellizzon – oltre che frutto di una capace azione amministrativa dei nostri amministratori comunali è ottenuta con l’apporto di un “capitale sociale” ancora vivo e con una forte presenza e efficienza del sistema sociale nella sua generalità. Il nostro territorio ha risposto sino ad ora alla crisi economica e sociale. Certo i bisogni sono molti e la dimensione del disagio si allarga, ma non possiamo dire che, nonostante risorse limitate, abbiamo affrontato in modo disarticolato le difficoltà, sindaci e amministrazioni pur con dovute differenze hanno reagito. Grande è l’impegno per meglio allocare le risorse, la crisi, non ancora terminata, ha dimostrato quanto è importante avere un sistema efficiente, che sappia decidere e scegliere”.