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PORTO MONFALCONE, E’ SCIOPERO

Da Il Piccolo «Una insostenibile situazione del lavoro, delle infrastrutture e legislative»: il porto di Monfalcone è ormai allo sfascio, prossimo alla paralisi e senza governo e i sindacati, Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti lanciano l’ennesimo grido di allarme annunciando stavolta un’intera giornata di sciopero per il 14 giugno. La notizia piomba sul porto proprio nella giornata di arrivo, per una visita allo scalo e l’incontro con istituzioni e operatori, del presidente della nona Commissione Trasporti e Infrastrutture della Camera, Michele Meta. Accompagnato dall’onorevole del Pd, Giorgio Brandolin, incontrerà prima le istituzioni alle 14.30 e poi parteciperà a un summit con gli operatori portuali per parlare della grave situazione di Portorosega. Uno stato di paralisi che vede la rivolta non solo dei sindacati, che tra l’altro denunciano il “clima deteriorato di relazioni industriali” in un momento di drammatica crisi economica e sociale” oltre al “gravissimo atto unilaterale di disdetta degli accordi integrativi” da parte della Compagnia portuale. Sul piede di guerra infatti ci sono, sugli stessi temi, anche gli operatori portuali in gravissima difficoltà per la situazione infrastrutturale e legislativa dello scalo. C’è in ballo la questione dell’escavo per portare a una profondità sufficiente il canale di accesso al porto. Ma ci sono anche punti critici su cui sarebbe urgente intervenire per evitare i rischi di incagliamento. I progetti per l’escavo sono pronti, la burocrazia ha insistito per percorrere la strada del Via al ministero dell’’Ambiente, ed ora si rischia un iter lunghissimo a Roma che potrebbe durare oltre un anno mettendo in pericolo traffici decisivi come quelli della cellulosa. Dall’altro lato è scoppiato il caso delle banchine e degli ormeggi. Soprattutto dopo la partenza dei lavori per realizzare i canali di scolo delle acque reflue. Ad innescare il caos i lavori sbagliati sulla banchina dell’Autostrada del mare (sono state aperte inchieste dalla Procura e dalla Corte dei Conti), con gli scogli sott’acqua che rischiavano di danneggiare le navi che accostano. Tre ormeggi, sui nove esistenti, che sarebbero stati utili visti i lavori sugli altri e visto che molte grandi navi occupano un ormeggio e mezzo. Soprattutto ora che praticamente (è in chiusura l’ormeggio 4) su nove ormeggi restano “aperti” solo 4. Ma c’è la beffa finale: i lavori di ripristino della banchina dell’Autostrada del mare sono finiti, gli ormeggi 1,2 e 3 sono liberi. Ma non potranno essere utilizzati e resteranno vuoti, a meno di un provvedimento temporaneo della Capitaneria, fino a che non sarà cambiata la destinazione d’uso che ora è esclusivamente per il servizio delle Autostrade del mare. Un servizio che non è mai partito e non esiste anche per le difficoltà di manovra in quella zona da parte dei traghetti. Ultima chicca, ma è quella decisiva, che riguarda la situazione legislativa e che sta provocando lo stallo in porto: la legge regionale del “federaliosmo portuale”. Una legge che doveva portare al governo da parte della Regione, ma che sta creando la paralisi e nuova burocrazia.