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PORTO TRIESTE, NO A SCIOPERI POLITICI E PREVENTIVI

Uno sciopero politico, peraltro assolutamente intempestivo: Cgil, Cisl e Uil “bocciano” così l’iniziativa promossa dal Coordinamento lavoratori portuali di Trieste, legato all’Usb. Pur nel rispetto di quanti hanno scelto di aderire allo sciopero – nel pomeriggio indetto ad oltranza -, le tre sigle confederali puntano il dito contro quella che di fatto si rivela una manifestazione a favore del territorio libero di Trieste, mascherata da questioni sindacali. Perché se i problemi intorno allo scalo giuliano non mancano, oggi gli spiragli per poterli risolvere al tavolo con l’Autorità Portuale ci sono tutti. All’origine della protesta, solo in un secondo momento “arricchita” dalle rivendicazioni di natura occupazione, ci sarebbe, infatti, la richiesta di dare applicazione all’Allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi del 1947 che prevede – stante le vicende storiche del territorio – non solo il punto franco (che esiste), ma anche la piena autonomia del porto di Trieste dallo Stato italiano. “Siamo stupiti e perplessi sia per le ragioni della protesta, peraltro indetta ad oltranza pur nella indeterminatezza degli obiettivi, sia per i fatto che tutto ciò si pone all’indomani di alcune rilevanti novità riguardanti la gestione del porto e le relazioni con l’Autorità competente”– commenta il segretario generale della Cisl Trieste Gorizia, Umberto Brusciano. Proprio lo scorso 4 agosto è stato, infatti, sottoscritto tra le parti sociali e il commissario dell’Autorità Portuale, Zeno D’Agostino, un importante accordo che segna un nuovo inizio nelle relazioni sindacali all’interno del porto. “Dopo anni di latitanza delle precedenti gestioni – incalza Brusciano – abbiamo finalmente riattivato la concertazione, a tutto vantaggio anche dei lavoratori. E’ chiaro che ora dovremo dare gambe all’accordo firmato e riempirlo di contenuti”. La scatola predisposta fa comunque ben sperare. Tra i punti “accettati” dall’Autorità Portuale vi sono, ad esempio, l’aggiornamento quadrimestrale ai Sindacati delle attività portuali, confronti periodici sulle tematiche interne, legate, però, anche allo sviluppo economico e complessivo del territorio, la risoluzione di problemi annosi che riguardano il personale, la scarsa efficacia e funzionalità della filiera produttiva ed il regime degli appalti. “Uno sciopero preventivo come quello di ieri – commenta il segretario cislino – non ha senso, anche a fronte della disponibilità manifestata dal commissario dell’Autorità Portuale e tenendo conto degli interventi adottati nell’ultimo periodo per lo sviluppo dello scalo, a partire dall’approvazione del piano regolatore, passando per le misure sull’intermodalità e la semplificazione dei procedimenti amministrativi e dei controlli doganali”. “Oggi – aggiunge Brusciano – auspichiamo di aprire una nuova fase, sapendo che gli interessi dei lavoratori si fanno avendo un rapporto diretto con l’Autorità Portuale e chiedendo alle imprese terminaliste la stessa disponibilità”. Quanto ai prossimi step, in continuità con l’incisiva azione svolta dalla Fit e dalle categorie nella salvaguardia dei posti di lavoro e nella gestione delle crisi aziendali e delle problematiche lavoristiche, è già stato fissato un attivo unitario per il 14 settembre, con l’obiettivo fermo di Cgil, Cisl e Uil di cominciare a ragionare del porto di Trieste come punto essenziale e centrale per lo sviluppo economico e sociale di tutto il Friuli Venezia Giulia e ponendo lo scalo in un quadro di sviluppo sinergico e sistemico. Un passo decisivo soprattutto in un momento di grave crisi economica, di riassetto dei mercati di riferimento e discussione istituzionale sulla normativa dei porti italiani.

Ufficio stampa Cisl FVG