PRODUTTIVITA’. PER LA CISL ACCORDO POSITIVO CHE SERVIRA’ AD ALZARE I SALARI
La Cisl e’ ”soddisfatta” dell’accordo raggiunto ieri sera sulla produttivita’. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni in una conferenza stampa nella quale si e’ detto convinto che questo accordo possa portare piu’ salario e piu’ occupazione. "E’ utille per farci uscire dalla trappola nella quale siamo caduti dagli anni novanta di bassi salari e bassa produttività. E’ fondamentale avere siglato questo accordo in piena crisi. Servira’ per uscire dalle secche".
"Un accordo del genere – ha spiegato Bonanni intervenendo ad Agora’, su Rai Tre- e’ conveniente per il lavoratore. La Cgil vorrebbe detassare la tredicesima? Io vorrei la detassazione di tutto il salario di produttivita’ e di quello ordinario, anzi vorrei anche un premio in piu’, ma costerebbe almeno 8 miliardi di euro ma, per il momento, non ci sono risorse a disposizione”.
Anche il Segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini, si è detto soddisfatto "Siamo contenti di questo accordo. Tutte le intese hanno bisogno di essere seriamente applicate adesso, per dare, da un lato una minor tassazione sui salari quindi dare piu’ soldi ai lavoratori negli accordi di produttivita’ e dall’altro per dare anche rilancio alla nostra economia alle nostre aziende anche per riprendere una dinamica positiva una possibilita’ in piu’ per l’occupazione”.
”Sono a diposizione 2,1 miliardi -ha proseguito Santini- e significa concretamente che su questa parte del salario contrattato a livello aziendale o a territoriale la tassazione invece di essere ad esempio al 27% o al 34 % che e’ l’aliquota che si applica in genere e’ del 10% quindi ogni mille euro ci sono 170 euro di vantaggio concreto per il lavoratore”.
Santini trova ”davvero curioso che la Cgil che ha partecipato attivamente alla fine abbia dato un giudizio cosi’ negativo. Non c’è nessun pericolo di riduzione dei salari -ha garantito Santini- anzi l’accordo cerca una strada possibile e concreta per dare un aumento dei salari attraverso la detassazione e la diffusione della contrattazione aziendale”.
Cosa prevedono i 7 punti dell’accordo (da Il Sole 24 Ore)
Ma cosa contengono le Linee guida che hanno visto convergere, dopo settimane di trattative, gran parte dei sindacati e le imprese al completo?
1) In premessa, il documento chiede al Parlamento di rendere stabile la detassazione del salario di produttività per i redditi fino a 40.000 euro lordi con l’imposta al 10% ma anche di applicare uno sgravio contributivo sulla contrattazione di secondo livello.
2) Un’altra sollecitazione riguarda il Fisco, che dovrà diventare «più equo», e in grado di «ridurre la quota del prelievo che oggi grava sul lavoro e sulle imprese in materia del tutto sproporzionata e tale da disincentivare investimenti e occupazione».
3) Sul fronte della contrattatazione, poi, il contratto nazionale «dovrà garantire la certezza dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori», delegando in maniera espressa l’aumento della produttività a quello di II livello sotto aspetti come la prestazione lavorativa, gli orari e l’organizzazione del lavoro.
4) Le Linee guida fissano poi al 31 dicembre 2012 la definizione di un accordo per consentire il rapido avvio della procedura per la misurazione della rappresentanza in attuazione a quanto previsto dall’accordo del 28 giugno 2011.
5) Le parti chiedono poi di rilanciare e valorizzare l’istruzione tecnico professionale e di migliorare il coordinamento tra il sistema della formazione pubblica e privata, mentre un serrato confronto con le parti sociali dovrà necessariamente precedere l’attuazione delle misure per favorire la partecipazione dei lavoratori nell’impresa, in parallelo ad uno sforzo per monitorare e rendere più omogenee le forme di welfare aziendale già realizzate.
6) Altro confronto che dovrà essere sviluppato con il Governo riguarda la verifica sugli effetti dell’applicazione della riforma del lavoro Fornero.
7) Infine, la contrattazione collettiva per la produttività dovrà esercitarsi «con piena autonomia su materie oggi regolate in maniera prevalente o esclusiva dalla legge» che incidono sulla produttività stessa. Ad esempio, l’equivalenza delle mansioni e l’integrazione delle competenze ma anche «la ridefinizione del sistema di orari e della loro distribuzione anche con modelli flessibili».