Top
 

Comunicati

Cisl FVG > Archivio informativo  > Comunicati  > QUEL SILENZIO COLPEVOLE SULL’INDUSTRIA

QUEL SILENZIO COLPEVOLE SULL’INDUSTRIA

Intervento del segretario generale Fania, pubblicato su Il Piccolo
La "questione industriale" – ricordata anche dal direttore Possamai nell’editoriale di domenica 10 – sia rispetto al Paese, sia alla regione Friuli Venezia Giulia, credo non possa essere più sottaciuta. Il problema – ovvero lo scollamento ormai evidente tra la politica ed il sistema-impresa, ma estensivamente potremmo dire anche il sistema-lavoro – ha assunto dimensioni preoccupanti. Nel corso di questi quattro anni di profonda crisi, i campanelli d’allarme di un meccanismo inceppato sono stati molti, basti solo pensare ai numeri e alle vicende di migliaia di aziende – centinaia nella nostra pur piccola regione – entrate in sofferenza e spesso costrette alla chiusura con pesantissime ricadute sul tessuto occupazionale e sociale. L’ultimo caso, in ordine di tempo, quello del gruppo Electrolux. L’annuncio di un piano esuberi enorme, che giocoforza coinvolgerà anche il sito di Porcia, dovrebbe ristabilire delle priorità. Se, infatti, non si deciderà di mettere finalmente in agenda il rilancio del manifatturiero, rischieremo di assistere allo sprofondamento inesorabile di tutta quella cultura industriale che, sin dagli anni Cinquanta, ha permato di sè il Friuli Venezia Giulia; quella tradizione solida e concreta avviata da alcune grandi famiglie imprenditoriali– e che ha costituito l’ossatura di un manifatturiero vivo e vitale. Conosciamo le ricette per ridare spinta al settore; credo che tutti sappiamo bene che il sistema industriale per funzionare ha bisogno della compresenza di alcuni fattori strategici, come infrastrutture materiali ed immateriali, brucrazia snella, costi dell’energia ai livelli degli altri Paesi europei, ma la questione vera, la domanda cruciale da porre oggi è se l’Italia ed il Friuli Venezia Giulia ci credono ancora. L’impressione, infatti, è che la politica abbia abdicato al suo ruolo di supporto al manifatturiero. È da vent’anni che nel nostro Paese non si fanno politiche industriali di prospettiva e lo stesso discorso vale in parte anche per la nostra regione, dove continua a mancare una visione di medio lungo termine sulla questione. È per questo – e come Cisl lo abbiamo sollecitato più volte, non ultima durante il nostro meeting d’autunno – che il tema è prioritario e che servirebbe un assessorato dedicato al manifatturiero regionale . Non certo per aumentare i costi dell’apparato istituzionale, ma semmai per far sì che manifatturiero la politica si riappropri di un compito fondamentale: quello, cioè, di disegnare un modello di sviluppo che rimetta al centro proprio l’industria, facendone un laboratorio di riferimento. Al pari sarebbe tempo che anche il sistema imprenditoriale facesse autocritica ritrovando quel coraggio già manifestato nel corso della nostra storia. Penso, ad esempio, a quella primavera imprenditoriale che negli anni Settanta è riuscita a superare il fordismo, costruendo il made in Italy che oggi ci invia tutto il mondo. Di fronte alla crisi che non arretra, tutti – politica, impresa e anche sindacato – devono cominciare a remare nella stessa direzione, abbandonando i pianti e le più convenienti diserzioni, e riacquistando la responsabilità necessaria non solo a traghettarci fuori da questo periodo cupo, ma a gettare le basi di un nuovo manifatturiero, di un nuovo futuro. Ben vengano i 600 milioni posti dalla Regione a contrasto della crisi, ma ora occorrono una visione strategica di rilancio e una generazione imprenditoriale pronta alle sfide, accanto al Sindacato. Mi piacerebbe che di questo si sentisse discutere dai candidati alle prossime elezioni perchè questa è la vera priorità da affrontare e che richiede la capacità di perseguire un progetto collettivo. E allora ben vengano le parole dell’arcivescovo di Udine, Bruno Mazzoccato ed il suo auspicio, seguito ad una riflessione severa, ma lucidissima, che i conflitti politici si superino a favore di un obiettivo comune, unitario e non più procrastinabile.