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Ristrutturazione di FriulAdria La Cisl: «Operazione a perdere»

MESSAGGERO VENETO, 4-8-2009
Stamane alle 11 assemblea dei lavoratori al Don Bosco. Domani a Parma riprenderà il confronto azienda-sindacati

di ELENA DEL GIUDICE

Ristrutturazione in FriulAdria, il sindacato non molla. Lo stato dell’arte della trattativa sarà presentato oggi ai lavoratori interessati nel corso di un’assemblea al Don Bosco, mentre domani a Parma riprenderà il confronto azienda-sindacati. Sullo sfondo la scadenza del 13 agosto indicata da Cariprma per avviare il riassetto. Che ha ragioni diverse da quelle di migliorare l’efficienza e ridurre i costi, secondo Pierangelo Mazzarella, segretario regionale della Fiba Cisl e dipendente di FriulAdria, e che è sostanzialmente un’“operazione a perdere” per l’istituto pordenonese.

Segretario, domani riprenderà la trattativa a Parma sul piano di riorganizzazione presentato dal Gruppo Cariparma-FriulAdria. A che punto siamo?
«Siamo ancora in una fase iniziale dove l’azienda, contrariamente a quanto annunciato, ha già dichiarato che i distacchi a Parma non saranno volontari. Inoltre ha ipotizzato un distacco di 24 mesi che come organizzazione sindacale ritengo eccessivo».

Ma il presidente Sette ha ricordato che, agli inizi della carriera, venne trasferito da Bolzano ad Alghero, una distanza ben più notevole di quella tra Pordenone e Parma. Che mi dice?
«Ritengo il presidente una persona intelligente, per cui evito ogni commento. Del resto ogni lavoratore ha già espresso il proprio giudizio».

Ci sono ragioni all’origine del piano, come la cancellazione di duplicazioni di funzioni, una maggiore efficienza e la riduzione dei costi. Contestate?
«La Fiba Cisl non è mai stata contraria a processi di efficientamento che possano migliorare la qualità dei servizi e contenere i costi. Vi deve essere però una giusta compatibilità con la qualità di vita delle persone. Sotto il profilo di riduzione dei costi, ci sembra che i vantaggi siano così modesti da non giustificare l’enorme disagio che verrà creato ai lavoratori; senza poi voler affrontare il capitolo costi relativo alla società di consulenza che ha predisposto il piano di ristrutturazione. In sostanza a noi pare che l’operazione risponda non a criteri di efficienza, ma alla volontà di esercitare uno stretto controllo da parte di Cariparma».

FriulAdria ha detto, per voce del presidente e del direttore generale, che l’autonomia dell’istituto non è in discussione. Mi pare che lei non sia d’accordo.
«Affrontare il tema dell’autonomia di una banca partecipata per oltre il 79% del capitale sociale, e quindi controllata da Cariparma, è particolarmente delicato. La nostra impressione è che ora il controllo vada ben oltre l’aspetto finanziario interessando anche la gestione delle risorse umane. L’operazione di cui stiamo parlando ne è una evidente dimostrazione».

Qual è la vostra posizione al tavolo?
«Nell’ultimo incontro i sindacati hanno proposto che il distacco dei 52 colleghi fosse solo funzionale creando quindi una unità organizzativa di Cariparma a Pordenone nella quale i colleghi potrebbero svolgere le proprie mansioni senza disagi – e anche senza costi per FriulAdria, visto che agli eventuali distacchi andranno garantite le tutele economiche e professionali -, ma la delegazione trattante non si è dichiarata disponibile. I nostri obiettivi sono chiari e per raggiungerli non esiteremo a coinvolgere tutta la struttura di FriulAdria, rete compresa, e le istituzioni».

Tempi stretti, però, per arrivare ad un’intesa?
«Esatto. La dichiarazione del presidente di un possibile slittamento della procedura a settembre, non è stata ascoltata in quanto la richiesta di proroga dei termini è stata rigettata dalla delegazione aziendale ed è stato dichiarato che dal 13 agosto si inizierà a dare attuazione al piano».

Nulla ci sta dicendo sui risultati della semestrale.
«Senz’altro FriulAdria e Cariparma vengono promosse nei risultati, ma per noi sono da bocciare in responsabilità sociale».