Sciopero del commercio, si replica il 1° maggio
Messaggero Veneto, 10/04/2007
I sindacati: nel capoluogo e nell’hinterland tutte le serrande erano abbassate
FESTIVITÀ E RITI RELIGIOSI
Dall’estero i più numerosi sono gli austriaci Le alte temperature hanno favorito le gite fuori porta I sindacati festeggiano. E preparano lo sciopero del Primo maggio.
«Lo sciopero di Pasqua – assicurano – è andato benissimo. In città e nell’hinterland non ha aperto nessuno». Tutto aperto o quasi, invece a Lignano e Grado e anche in diverse località montane.
«Ma – spiegano Paolo Duriavig della Fisascat–Cisl e Mattia Grion della Filcams–Cgil – noi lo sciopero lo abbiamo proclamato soprattutto per le città capoluogo. E’ vero che ufficialmente l’estensione era su tutto il territorio regionale, ma lo abbiamo fatto per tutelare tutti i dipendenti del settore commercio che volevano passare la Pasqua con i propri familiari senza correre il rischio di ripercussioni. E’ chiaro che l’iniziativa non era indirizzata ai luoghi che sono veramente turistici come, appunto, Lignano e Grado. L’assessore regionale al Turismo Enrico Bertossi e il presidente della Confcommercio, Giovanni Da Pozzo hanno cercato di polemizzare strumentalizzando il fatto che lo sciopero comprendeva tutto il territorio regionale. Da parte nostra invece non c’era la volontà di penalizzare il turismo. Va bene che dove effettivamente c’è afflusso di turisti ci sia la possibilità, per chi vuole, di aprire i negozi per consentire ai turisti anche di fare acquisti».
Ma non va bene, secondo i sindacati, che i negozi aprano a Udine e nei capluoghi «Ci sono diverse località inserite nell’elenco dei comuni turistici senza alcun motivo – prosegue Duriavig – e tra queste ci sono sicuramente Udine, Gorizia, Pordenone. Un conto sono i centri storici, un conto tutti i comuni. E poi non dimentichiamo che il problema riguarda solo il settore commercio, non certo bar e ristoranti che comunque possono stare aperti. Questa legge sembra fatta apposta per creare un effetto domino e portare alla deregulation totale delle aperture festive nel settore commercio».
Anche ieri in città la maggior parte dei negozi è rimasta chiusa. Tra le eccezioni, la Upim di via Savorgnana. «La Upim lo ha sempre fatto – dice Duriavig –, e da quanto ne so questa volta si è attrezzata con personale interinale che per quanto preparato non può certo garantire la stessa qualità del servizio. Ma in ogni caso la Pasquetta non è tra le cinque festività (Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua e Primo maggio) che riteniamo necessario proteggere». Il prossimo sciopero infatti è fissato per il Primo maggio. (c.r.)